FORMENTERA (19 gennaio 2024) – Non è facile definire Formentera. Parafrasando Luigi Pirandello si può dire che è “Una, nessuna e centomila”. Una perché è un’isola unica, senza eguali. Nessuna, perché è una sorta di “Isola che non c’è” che ti esorta a ritrovare quello sguardo incantato da fanciullo, credendo nei sogni e nella fantasia. E centomila perché ha così tante sfumature che non potrai mai definirla in un modo solo. Su di lei infatti ci possono essere tanti giudizi quanto le persone chiamate a giudicare. Perché ognuno la vive a modo suo. Ha centomila volti racchiusi in 23 chilometri e quando pensi oramai di conoscere tutto di lei, allora è la volta buona che ti sorprenderà con qualcosa di nuovo. Ecco perché Formentera non ha un’unica definizione. E va vissuta in ogni suo dettaglio, in ognuna delle sue bellezze, compreso il suo entroterra agricolo, puntellato di mulini a vento e costellato di vigneti.
Già l’isla oltre ad essere rinomata per le sue spiagge cristalline e la natura incontaminata, nasconde appunto anche un’anima rurale profondamente radicata nella storia dell’isola. L’agricoltura, un tempo pilastro dell’economia locale, ha lasciato un segno indelebile nel paesaggio e nella cultura di Formentera: anche oggi infatti si respira a pieni polmoni e incanta con i silenzi. Del resto basta sbarcare sull’isola per essere subito avvolti dai suoi profumi intensi: rosmarino, timo e altre piante aromatiche che sull’isola crescono selvaggiamente. Se poi si percorrono in bici o a piedi le sue stradine, ci si imbatte subito e spesso in quelle atmosfere bucoliche che ci riportano a un tempo che altrove non c’è più. Non mancano anche simpatici spaventapasseri: guardiani del campo, soli e immobili.
Da ricordare che fino a metà del XX secolo, l’agricoltura e la pesca erano le principali attività economiche di Formentera. I contadini coltivavano piccoli appezzamenti di terra, producendo principalmente cereali, ortaggi, frutta e olive. L’isola era autosufficiente e la vita scorreva scandita dai ritmi della natura.
E nonostante il boom turistico abbia profondamente trasformato l’economia dell’isola, l’agricoltura conserva ancora oggi un ruolo importante, ricordando che qui si conduce una vita semplice, con i valori e i sapori di una volta. E anche i suoi tradizionali mulini a vento sono qui a ricordarlo. A Formentera ne vennero costruiti sette. Di questi, oggi, ce ne sono sei: due mulini a Sant Francesc Xavier (il Molí den Mateu datato 1773 e il Molí d’en Gerona datato 1760), uno a Sant Ferran (il Molí den Tauet costruito nel 1760) e due a La Mola (entrambi del 1893, il Molí d’en Simon e il Molí d’en Botiga, di cui rimane solo la torre). Ce ne era anche (il sesto) a Es Cap de Barbaria, di cui però rimangono solo le fondamenta. Questi mulini a vento classici, con enormi lame di legno, sono un’icona della Formentera più tradizionale.
Per quanto riguarda ciò che viene coltivato, sicuramente i pomodori, le melanzane, i peperoni e i carciofi sono alcuni dei prodotti freschi e genuini che si trovano nei mercati locali. Ma uno su tutti va assolutamente provato: il fico. Sull’isola è uno degli alberi più caratteristici del suo paesaggio. La sua coltivazione qui è molto antica e di queste piante se ne trovano tantissime. I fichi rappresentano di fatto una delle assolute prelibatezze di Formentera.
Una delle attività agrarie con più tradizione nell’isola di Formentera consiste poi nella vitivinicoltura: nell’isla c’è il “Vino de la tierra de Formentera”. I principali vigneti della zona, quasi tutti collocati nei dintorni de La Mola, hanno antenati antichissimi: fin dal XIII secolo, infatti, i monaci eremiti dell’ordine di Sant’Agostino giunti sull’isola cominciarono a dare avvio alla coltivazione di pregiate tipologie di vite che sopravvivono ancora oggi nelle tipiche qualità locali di uva rossa come il monastrell e il tempranillo. Ma a Formentera sono presenti anche pregevoli vitigni di cabernet sauvignon o merlot e, per quanto riguarda i vini bianchi, di malvasia o chardonnay. Fra le cantine di Formentera, da visitare quella di Cap de Barbaria, specializzata in squisiti e apprezzati vini rossi, e quella di Terramol, produttrice di freschi bianchi e dolci rosati. Oggi nell’isla esistono più di 60 ettari coltivati a vigneto, ovvero il 12,5% del totale della superficie agricola utilizzata: si trovano nell’isla varie cantine dove fermarsi ad assaggiare l’ampia proposta vinicola dell’isola fra bianchi, rossi e rosados, alcuni dei quali entrati con un punteggio d’eccellenza a far parte della celebre Guia Peñin, la più autorevole guida ai vini di Spagna.
Ma Formentera non è solo una vasta cantina vinicola a cielo aperto. Non manca infatti anche un ottimo olio extra vergine, prodotto esclusivamente sull’isola e ottenuto da olive coltivate in modo tradizionale. È molto apprezzato per il suo sapore fruttato e intenso.
Come non ricordare infine anche la sua grande tradizione in fatto di liquori: dallo hierbas (ottenuto dalla fermentazione di diverse piante aromatiche quali timo, rosmarino e finocchio), alla frigola (variante più balsamica ed estiva). E infine il palo, nato in origine per combattere le malattie trasmesse dalle punture di zanzare, è un ottimo liquore a base di china calisaia, genziana e zucchero.
Ecco, Formentera è anche questa: un fazzoletto del Mediterraneo in cui l‘agricoltura è parte integrante della sua identità, difesa a spada tratta dagli stessi isolani. Preservare le tradizioni agricole significa infatti tutelare la biodiversità, valorizzare il territorio e offrire ai visitatori un’esperienza sensoriale. Il consiglio, quindi, è quello assolutamente di non perdere l’occasione di scoprire a Formentera i sapori autentici e di visitare le sue aziende agricole, partecipando a laboratori e degustazioni.
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