Trump inaugura la sua presidenza: ordini esecutivi, fede e preoccupazione dei vescovi

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Donald Trump si insedia come 47° presidente degli Stati Uniti, inaugurando il mandato con un discorso ricco di slogan e promesse radicali, tra cui la deportazione di migranti, il rilancio dei combustibili fossili e la revisione delle politiche commerciali. La cerimonia, segnata da una forte presenza religiosa, ha visto il giuramento su due Bibbie e preghiere ecumeniche. I vescovi americani esprimono preoccupazione per le misure annunciate, chiedendo tutela per immigrati, rifugiati, poveri e persone vulnerabili. Subito firmati ordini esecutivi controversi, tra cui il ritiro dall’Oms e dall’accordo sul clima di Parigi

(Foto AFP/SIR)

“La mia vita è stata salvata da Dio per rendere di nuovo grande l’America”. Donald Trump, da ieri, lunedì 20 gennaio, 47° presidente degli Stati Uniti, ha racchiuso in queste parole le ragioni della sua missione e del suo lavoro alla guida del Paese nei prossimi quattro anni. L’attentato del 13 luglio scorso in Pennsylvania, che aveva provocato il ferimento del suo orecchio, sfiorato da un proiettile destinato invece a colpirlo al capo, è stato rievocato nel discorso di inaugurazione come conferma, secondo Trump, di un presidente predestinato a riportare gli Stati Uniti fuori da apocalittiche previsioni di rovina. “L’età dell’oro dell’America inizia proprio ora”, ha dichiarato Trump, pronunciando uno dei tanti slogan che hanno aperto e successivamente chiuso la cerimonia del giuramento alla Rotonda del Campidoglio. Trump ha ribadito che la sua amministrazione “non dimenticherà il nostro Paese, non dimenticheremo la nostra Costituzione e non dimenticheremo il nostro Dio”, insistendo sul fatto che gli Stati Uniti saranno di nuovo rispettati e ammirati sotto la sua guida, “anche da persone di religione, fede e buona volontà”.

L’inaugurazione del Trump II sarà ricordata in parte per essersi svolta all’interno a causa del freddo e, in parte, per essere stata all’insegna della fede. Il 47° presidente ha celebrato il suo ritorno alla Casa Bianca con servizi religiosi, come quello di inizio mattina presso la chiesa episcopaliana di Saint John a Lafayette Square, “la chiesa dei presidenti”, cui sono seguite le preghiere dei principali leader religiosi, ad eccezione del rappresentante islamico.

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La cerimonia del giuramento è iniziata con un’invocazione sia da parte del cardinale di New York, Timothy Dolan, che del reverendo Franklin Graham, figlio dell’evangelico Billy Graham. Poco dopo, il giuramento di Trump su due Bibbie: una donatagli dalla madre e l’altra, la celebre Bibbia di Abraham Lincoln. La benedizione è stata offerta da tre diversi leader religiosi: il rabbino Ari Berman, presidente della Yeshiva University; il pastore Lorenzo Sewell della chiesa 180 di Detroit; e il reverendo Frank Mann, un sacerdote della diocesi di Brooklyn.

Il secondo discorso inaugurale di Trump avrebbe potuto essere diverso. In realtà, si è rivelato un discorso ancora da campagna elettorale, in cui ha continuato a raccontare un’America poco rispettata, sconfitta, cupa. Dal quadro fosco è passato poi alle promesse e a quelle che, a poche ore di distanza, sarebbero diventate ordini esecutivi. Il nuovo presidente ha annunciato la deportazione di “milioni e milioni” di migranti, una decisione che papa Francesco aveva già definito “vergognosa” prima ancora che venisse presa. Trump ha quindi ripetuto il suo mantra “drill, baby, drill – perfora, tesoro, perfora”, riferendosi al ritorno alle trivellazioni petrolifere e ai combustibili fossili presenti nel sottosuolo americano. Non ha mancato di calcare la mano sulle dimensioni della sua vittoria elettorale, parlando con esagerazione di milioni di voti in più, dimenticando che, dati alla mano, a votarlo è stato poco più del 49% della popolazione

Il presidente ha anche annunciato il cambio del nome del Golfo del Messico in Golfo dell’America e ha promesso che la bandiera a stelle e strisce sarà piantata su Marte e che gli Stati Uniti si riprenderanno Panama. Ha promesso dazi sui beni esteri e tasse più basse in patria, mentre si prepara a rivedere politiche commerciali ed economiche, prevedendo misure drastiche contro i Paesi nemici e la cancellazione del Green New Deal di Biden, a sottolineare la completa rottura con la precedente amministrazione.

L’età dell’oro di Trump è iniziata con una serie di ordini esecutivi, firmati negli intervalli delle parate e dei discorsi. Le azioni radicali del presidente subito dopo la sua inaugurazione si sono concretizzate nella concessione della grazia o di sconti di pena agli oltre 1.500 condannati per l’assalto al Campidoglio del gennaio 2021, quando lui stesso aveva rifiutato di riconoscere il risultato delle elezioni. Trump ha inoltre annunciato il ritiro degli Stati Uniti dall’Organizzazione mondiale della sanità e dall’accordo sul clima di Parigi. Ha minacciato dazi del 25% per Messico e Canada a partire dal primo febbraio. Ha annullato 78 delle politiche messe in atto da Biden e ha vietato il diritto di cittadinanza per nascita, limitando i generi a due: maschile e femminile. Ha anche annunciato la creazione di un dipartimento per l’efficienza amministrativa e di un’agenzia per le entrate dedicata ai dazi.

I vescovi americani, pur assicurando che avrebbero lavorato con la nuova amministrazione e il Congresso, sia in accordo che in disaccordo, hanno espresso sin dal primo giorno della nuova amministrazione preoccupazione per “la cura per gli immigrati, i rifugiati e i poveri”, che “lo stesso insegnamento della Chiesa ci chiede di proteggere”, includendo i bambini non ancora nati, gli anziani e gli infermi. Nel suo primo giorno da presidente, Trump ha già aperto notevoli controversie giuridiche legate ai suoi annunci, ma la verità è che molta della storia, anche della sua presidenza, dovrà ancora essere scritta.





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