Melania e quel cappello da gondoliere: «Un onore per noi». Ma l’esperta di moda avverte: «Look da funerale»

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di
Sara D’Ascenzo

La first lady e il copricapo nato con Alberto Sordi nel film «Venezia, la Luna e tu». Frisa, teorica della moda: «Non si può nascondere lo sguardo»

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Alberto Sordi si sarebbe fatto una risata delle sue. Una di quelle grasse e contagiose che ancora oggi lo fanno riconoscere tra i mille filmati che spuntano assassini a trafiggere il cuore dei nostalgici. Troppo ghiotta l’occasione: la moglie del 47esimo Presidente degli Stati Uniti d’America, Melania Trump, che alla cerimonia d’insediamento alla Casa Bianca del marito Donald si mostra altera sovrastata da un cappello da gondoliere color del mare. Quel cappello che, diciamolo, fu l’Albertone nazionale a introdurre come uno sberleffo nell’iconografia del gondoliere nel 1958 con il film «Venezia, la Luna e tu» di Dino Risi. 

Da Carmen San Diego a The Mask

Prima i gondolieri navigavano a vista in fatto d’abito e soprattutto di copricapo, perché la loro non era ancora, all’epoca, la professione simbolo del turismo di massa che è, fatalmente, oggi. Ma torniamo a Melania e a quel cappello che, zitto zitto, con un’alzata d’ingegno si è preso tutta la scena della cerimonia d’insediamento di Trump. La scena presente, fisica, della gelida Washington di gennaio, dove la paglietta di Melania se ne stava salda in testa alla first lady per nasconderla al mondo, ma soprattutto quella virtuale dei social, dove il cappello della signora, confezionato dallo stilista newyorkese Eric Javits a mano e a tempo di record, è stato accostato a tutto e al suo contrario. Da Carmen San Diego, una sorta di Robin Hood al femminile versione disegni animati, a Mask (e non Musk), quel mostro verde interpretato da Jim Carrey nell’omonimo film nel ’94 ai vertici del suo trasformismo. Dal cappello da prete indossato col clergyman (e qui di nuovo, a volerla cercare, ci sarebbe la zampata veneta: chi non ricorda Marcello Mastroianni nei panni di don Mario nella bigotta Vicenza ritratta sempre da Risi nel film La moglie del prete?) al cappello da torero fino, appunto, al copricapo che ormai i gondolieri indossano o portano con sé, perché così «pretende» il turista mollemente adagiato in gondola. Cappello che a Venezia si rimedia facilmente in ogni negozio di souvenir a pochi euro, mentre sul sito dello stilista, nella versione classica di paglia, è in vendita a 12.528 euro. Casomai dovesse interessare. 




















































«Un cappello d’autore estivo indossato al gelo»

«Per noi un piacere e un onore che la first lady abbia scelto quel cappello – scandisce Andrea Balbi, presidente dell’associazione gondolieri – vuol dire che oltre alla gondola, anche il cappello è conosciuto in tutto il mondo». Molto si è discusso della scelta della first lady, che alla fine pare aver messo in pratica l’eterno dilemma del Nanni Moretti di «Ecce bombo». Quel «mi si nota di più se non vengo o se vengo e sto in disparte?». «La si è notata sicuramente di più con quel cappello – dice Maria Luisa Frisa, teorica della moda e curatrice – se voleva attirare l’attenzione e far parlare di sé è evidente che ci è riuscita. Quel cappello non era né bello né brutto, era un cappello d’autore, tra l’altro pensato per climi caldi, per riparare dal sole, indossato in un gelo terribile. Ma oggi siamo a un punto che ognuno si mette quello che gli pare, e perfino gli inglesi, che in fatto di cappelli danno lezioni al mondo, ci hanno insegnato che si può indossare un cappello estivo anche d’inverno. Il vero punto è un altro». 

«Look funebre»

E per Frisa, e non solo per lei, il quid mancato a Melania sarebbe una questione di «saper vivere», se proprio non vogliamo togliere dalla naftalina il Galateo: «Per me la cosa più sbagliata – continua l’esperta di moda, fondatrice del corso di Design della Moda allo Iuav – è che coprisse lo sguardo. E invece in certe occasioni, se si accetta di andare, bisogna seguire le regole: e, come insegnava la Regina Elisabetta, non puoi indossare un cappello che crea distanza tra te e gli altri e che nasconde il tuo sguardo alle persone che ti guardano. Ma tutto il look era sbagliato: sembrava fosse a un funerale. Siamo sempre lì: dipende dal ruolo che vuoi interpretare in una cerimonia come quella. O fai come Michelle Obama. E diserti. O, se vai, devi mostrare rispetto per gli altri, come diceva Irene Brin». La quale, descrivendo la diva del cinema americano anni ’30, Constance Bennett, chiudeva con una frase che appare perfetta per archiviare il caso del boater hat della signora Trump: «Ma il numero favoloso dei suoi abiti, il suo titolo europeo, la sua anzianità di lavoro non le varrebbero il nostro particolare rispetto, se non dovessimo ricordare un gesto, tutto aereo e prezioso, per cui, in «Servizio di lusso», Costanza si cancellò dalla faccia i segni di un cruccio recente, e ricominciò a sorridere». E i crucci, a Melania, di certo non mancano.

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23 gennaio 2025 ( modifica il 23 gennaio 2025 | 07:13)

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