Nei giorni scorsi la Consulta ha dichiarato l’inammissibilità del referendum sull’autonomia differenziata. Adesso, è il rilievo dei giudici, essa si può eventualmente abrogare solo con una revisione costituzionale.
In attesa delle motivazioni della sentenza, il centrodestra ha esultato e il centrosinistra ha promesso di continuare la battaglia politica contro l’estensione dell’autonomia regionale. Intanto, il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, ha detto al Corriere della Sera d’aver sempre sostenuto che «il finanziamento dei Lep, e quindi il superamento della spesa storica, varrebbe molto più per il Sud di quanto valga» per il Nord l’autonomia differenziata. Occhiuto ha aggiunto che ora «il problema sarà trovare le risorse» e auspicato lo stop alla «corsa alle intese tra Stato e Regioni». A proposito della recente bocciatura del referendum in questione, il presidente Attilio Fontana ha dichiarato di non credere «che Occhiuto si arrabbierà» di fronte a (probabili) accelerazioni della Regione Lombardia e ha puntualizzato: «Sulle materie non Lep non è stato mosso alcun tipo di rilievo, quindi sono convinto che là dove non ci sono modifiche da apportare si possa procedere tranquillamente». Per ragioni di bandiera e di leadership, Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, è stato invece più diretto nel commentare la decisione della Corte costituzionale sul quesito referendario relativo all’autonomia differenziata. In particolare, con il motto «avanti tutta», ha ribadito sul tema specifico la linea della Lega per il futuro prossimo e remoto.
C’è dunque una netta divergenza politica fra i tre presidenti di Regione e in parte tra i rispettivi partiti: Lega e Forza Italia. Tuttavia, bisognerà verificare in concreto, nel tempo, come la significata dissonanza verrà espressa e gestita a Roma e nei territori settentrionali e meridionali. E occorrerà vedere se si apriranno crepe o fratture all’interno del centrodestra e quale sarà nel merito l’orientamento e pure il ruolo di Fratelli d’Italia, il partito della presidente Giorgia Meloni, che il suo vice Matteo Salvini insegue sui temi dell’ordine, della sicurezza e dell’identità nazionale, da ultimo con le novità sull’istruzione introdotte dal ministro Giuseppe Valditara: il Latino alle Medie, lettura della Bibbia e poesie a memoria in classe.
Nel contesto ritorna più attuale – e per i cittadini rappresenta un’utile guida alla comprensione – il libro sull’autonomia differenziata “Colpo allo Stato”, del giornalista calabrese Antonio Ricchio, pubblicato da qualche settimana e già discusso a Palazzo Madama con Sergio Rizzo, coautore del celebre “La casta”, dirigenti sindacali di primo piano, l’ex ministro Franco Bassanini e diversi parlamentari di maggioranza e opposizione, tra cui Wanda Ferro, Anna Laura Orrico e Nicola Irto.
Il volume di Ricchio si distingue per la chiarezza e l’oggettività con cui è inquadrato il problema della cosiddetta – oggi – «riforma Calderoli». L’autore del libro ha intanto compiuto un’agile ma efficace ricostruzione storica del regionalismo italiano, segnato da una distribuzione disomogenea delle risorse, da inefficienze amministrative e da una cronica mancanza di visione strategica, elementi che hanno spesso rallentato lo sviluppo delle Regioni più svantaggiate e acuito i divari territoriali, invece da colmare. Ricchio ha poi analizzato il potenziale e i rischi dell’impianto della legge sull’autonomia differenziata, che il legislatore dovrà rivedere in virtù della pronuncia della Consulta nel giudizio di legittimità costituzionale attivato dalle Regioni ordinarie Puglia, Toscana e Campania e della Regione autonoma Sardegna. Il lavoro di Ricchio si apprezza per il pluralismo delle posizioni e per l’equilibrio mantenuto sull’autonomia differenziata; la quale, questo è il monito, potrebbe accentuare le disuguaglianze territoriali portando a un’Italia a velocità differenti, in cui l’effettività dei diritti fondamentali dipende dal luogo di residenza. Inoltre, il testo mette in luce la mancanza di standard uniformi nazionali che, ove non garantiti, rischiano di compromettere il principio di eguaglianza sancito dalla Costituzione. “Colpo allo Stato” si addentra quindi in due ambiti fondamentali, la sanità e l’istruzione, che potrebbero essere frammentati da una gestione troppo decentralizzata. L’autore mostra come il Servizio sanitario sia un banco di prova dell’autonomia: mentre alcune Regioni offrono servizi di altissimo livello, altre faticano a fornire prestazioni minime adeguate. Lo stesso ragionamento vale per l’istruzione: senza gli opportuni accorgimenti, si potrebbero creare sistemi scolastici regionali con programmi, risorse e opportunità disomogenee, a discapito dell’unità culturale e sociale del Paese. Ricchio ha pure approfondito le modifiche del Titolo V della Costituzione operate dalla legge costituzionale numero 3/2001, che ha ridefinito il rapporto tra Stato e Regioni. Il giornalista ha avvertito che codesta riforma, pur se ambiziosa nelle intenzioni, ha introdotto criticità significative, tra cui conflitti di competenze e ritardi nella realizzazione di progetti strategici. Non solo: lo scritto in parola, prezioso per la scorrevolezza e i contenuti di spessore, invita alla riflessione su come evitare che l’autonomia differenziata induca a ripetere gli stessi errori del passato. E poi dà una rotta: cooperazione e solidarietà piuttosto che la competizione fra territori. Soprattutto, il giornalista guarda al Mezzogiorno, preoccupato di dare un contributo di profondità alla discussione – e alla nuova articolazione – dell’autonomia differenziata, in modo che essa non finisca per accentuare il divario Nord-Sud e compromettere il futuro delle regioni meridionali, già gravate da carenze strutturali, disservizi, spopolamento e diseguaglianze di carattere macroscopico. Al tempo stesso, Ricchio propone una visione costruttiva: il Sud deve approfittarne per diventare protagonista. Allora può puntare sulle proprie risorse – ambientali, culturali e sociali – e chiedere con forza una perequazione infrastrutturale e finanziaria. In tempi di virtualizzazione dell’esistenza, quindi della politica, in cui il dibattito sulle questioni pubbliche è compresso, se non annullato, dal sensazionalismo, dall’autoreferenzialità e dalla banalità che galoppano via Internet, il libro “Colpo allo Stato” si distingue in positivo e va considerato sul serio perché dà modo, non soltanto ai rappresentanti istituzionali, di confrontarsi sul regionalismo differenziato; argomento che tocca la vita dei singoli e delle comunità, la garanzia dei diritti primari, l’eguaglianza e il progresso territoriale di una nazione spesso unita soltanto dalla Nazionale di calcio.
C’è poi un altro libro che per motivi diversi può valere a ragionare sul tema della maggiore o minore autonomia regionale. Scritto dal giornalista Domenico Latino, si intitola “Portami al mare”, edito alla fine del 2024. Si tratta del racconto dei viaggi di lavoro dell’autore con la Garante regionale della salute, l’attiva Anna Maria Stanganelli. Il volume contiene storie di ascolto e interventi di questa importante figura istituzionale di cui la Calabria si è dotata da pochi anni. Ed è arricchito da due prefazioni: una di Rocco Bellantone, presidente dell’Istituto superiore di sanità, l’altra di monsignor Francesco Savino, vescovo di Cassano allo Ionio e vicepresidente della Cei. Proprio nel suo contributo, il presule – peraltro laureato honoris causa in Medicina e Chirurgia – sottolinea a chiare lettere il ruolo della sanità e lo lega al concetto di «uguaglianza». Che, rimarca, «significa nessuna distinzione di nessun tipo tra persone bisognose di cure». «D’altronde – rammenta il vescovo – la Costituzione parla di individui, non di cittadini. Equità comporta parità di accesso ai servizi in rapporto a uguali bisogni di salute, ma anche l’intento di superare le disuguaglianze di accesso alle prestazioni stesse. Al presentarsi di maggiori bisogni di salute – evidenzia – si risponderà con maggiori risorse e maggiori servizi».
Il nodo dell’autonomia differenziata – e anzitutto della sanità – è rappresentato dalle risorse. Si potrebbe dunque discutere, secondo autorevoli commentatori, se e quanto sia possibile sottrarne alla spesa per armamenti o prelevarne dal sistema creditizio, in modo da destinare somme aggiuntive alla tutela della salute. Governo e Parlamento troveranno i fondi per finanziare i Lep? E dove? Questo è un problema strutturale, non soltanto in ordine all’autonomia differenziata, atteso che restano basse le remunerazioni dei medici – e di infermieri e Oss – delle aziende sanitarie pubbliche, i quali spesso transitano perciò nel privato. Per inciso, anche gli stipendi degli insegnanti non sono commisurati alle loro responsabilità e alla loro funzione. Nelle sue parole monsignor Savino pone anche un problema di umanità: l’uguaglianza chiama in causa la capacità di immedesimazione, di riconoscersi nell’altro, e la volontà di collaborare per l’inveramento dei diritti, il sostegno e la realizzazione della persona. Stessi obiettivi sono perseguiti dal Garante della salute, che Latino partecipa al lettore con una narrazione quasi filmica su alcuni territori della Calabria, e di volti, bisogni, aspettative e sentimenti dei cittadini rispetto alla sanità. A tale riguardo, sono emblematiche le vicende di Luca Garofalo, giovane di Cotronei affetto da una malattia rara che lo costringe a una progressiva immobilità ma deve scontrarsi con la burocrazia locale, e del bimbo Mariano Guzzo, “Il capitano”, il quale soffre di una patologia che l’ha portato a superare i 160 chili di peso. Per questi e altri casi il Garante della salute ha investito i dirigenti delle Asp di competenza, andando ben oltre le questioni di organizzazione dei servizi, gli aspetti tecnici e le prassi istituzionali. Stanganelli e Latino sono entrati nel campo dei princìpi, dei valori e dei legami umani. E ciò emerge nitidamente dalle pagine di “Portami al mare”.
Allora lo sforzo della politica dovrebbe essere duplice, nel ridiscutere l’autonomia differenziata: pensare alle risorse che servono per tutelare e promuovere la vita di ogni persona e ritenere l’umanità come base, quale fine di ogni valutazione, di ogni decisione. (redazione@corrierecal.it)
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