la sfida dell’alfabetizzazione delle aziende

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L’intelligenza artificiale sta vivendo una nuova fase di sviluppo e diffusione, come evidenziato dal recente annuncio del presidente statunitense Donald Trump sul progetto “Stargate”. Si tratta di un’iniziativa da 500 miliardi di dollari per finanziare le infrastrutture necessarie allo sviluppo dell’AI, a cui partecipano organizzazioni come SoftBank, OpenAI e Oracle. È l’ennesimo segnale di come l’AI stia diventando una priorità strategica per le maggiori economie mondiali.

In questo scenario, l’Italia non può permettersi di restare indietro. Cogliere questa opportunità vuol dire aumentare la produttività, sviluppare nuovi servizi e modelli di business. Al contrario, restare passivi di fronte a questa rivoluzione tecnologica metterebbe a rischio la capacità di attrarre investimenti e favorire la crescita.

Abbiamo già pagato il prezzo di un ritardo nella digitalizzazione, scivolando agli ultimi posti in Europa nel Digital Economy and Society Index (DESI), elaborato dalla Commissione Europea per misurare il progresso dei paesi UE verso un’economia e una società digitali. Solo di recente abbiamo iniziato a recuperare terreno, ma siamo ancora sotto la media europea.

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L’impatto dell’AI sul mondo del lavoro è tuttavia al centro di un acceso dibattito: investire in AI implica bruciare posti di lavoro?

Uno studio dell’OCSE del 2023, condotto su 100 aziende in 8 paesi, mostra che l’introduzione dell’AI non ha causato licenziamenti significativi. L’AI ha principalmente spinto a riorganizzare il lavoro: i compiti automatizzati sono stati sostituiti da nuove mansioni, specialmente quelle che richiedono empatia, interazione sociale e capacità decisionali complesse. Ciò ha creato una crescente richiesta di competenze, soprattutto analitiche e interpersonali.

Anche il rapporto “Future of Jobs 2025” del World Economic Forum prevede una crescita netta dei posti di lavoro grazie all’AI, nonostante l’automazione di alcune mansioni. Si stima che la trasformazione del mercato del lavoro porterà alla creazione di circa 170 milioni di nuovi posti, a fronte di una perdita di circa 92 milioni, principalmente legata a mansioni automatizzabili. Il risultato netto sarà una crescita corrispondente a circa 78 milioni di nuovi posti globalmente entro il 2030.

L’impatto dell’AI sul luogo di lavoro è ancora incerto, ma più che una minaccia all’occupazione, rappresenta una sfida di competenze che richiede un focus sulla formazione e l’educazione per preparare i lavoratori ai cambiamenti in atto.

La sfida posta dall’AI non è solo tecnologica, ma soprattutto culturale. Riguarda le competenze, le mentalità e gli atteggiamenti nei confronti di questa tecnologia dirompente. Per affrontarla, è necessaria un’alfabetizzazione diffusa che coinvolga tutti i livelli aziendali e la forza lavoro nel suo complesso. Senza una comprensione dei meccanismi fondamentali dell’AI e delle sue potenzialità, rischiamo di subirne gli effetti anziché sfruttarne i benefici.

Sia a livello nazionale che europeo emerge chiaramente la consapevolezza che la sfida dell’AI richiede un massiccio investimento in formazione e alfabetizzazione.

La Strategia Italiana per l’Intelligenza Artificiale 2024-2026, pubblicata dall’AGID, pone l’accento proprio su questo aspetto cruciale. Il piano prevede un approccio sistematico all’alfabetizzazione digitale, articolato su più livelli: dai percorsi di avvicinamento all’AI nelle scuole, alla diffusione della didattica specialistica nei corsi universitari, fino ai programmi di upskilling e reskilling per imprese e Pubblica Amministrazione.

Questo orientamento trova riscontro anche nel quadro normativo europeo. L’AI Act, il primo regolamento al mondo sull’intelligenza artificiale, identifica l’alfabetizzazione come un requisito fondamentale per una governance efficace della tecnologia. Sono infatti previsti obblighi specifici per fornitori e deployer di sistemi di IA, che sono tenuti a garantire un livello adeguato di alfabetizzazione per il loro personale e per tutte le persone coinvolte nel funzionamento e nell’utilizzo di tali sistemi. Riconosce così che solo una forza lavoro consapevole e preparata può sfruttare appieno le potenzialità dell’AI mentre ne gestisce i rischi.

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La strategia necessaria per il Paese è quindi chiara: abbiamo milioni di lavoratori e lavoratrici che vanno alfabetizzati all’AI, e dobbiamo farlo in fretta se vogliamo cogliere le opportunità e rimanere competitivi. Una sfida che richiede uno sforzo coordinato di istituzioni, aziende e parti sociali.

Ma come realizzare concretamente questa alfabetizzazione di massa? Quali obiettivi porsi e quali approcci adottare per raggiungere in modo efficace platee così ampie e diversificate in tempi rapidi? Sono domande che richiedono risposte urgenti e innovative, per passare dalla teoria alla pratica dell’upskilling della forza lavoro.

È essenziale coinvolgere ogni livello dell’organizzazione, a partire dai vertici aziendali, fino al personale operativo, con programmi adatti alle diverse esigenze. Tre direttrici principali possono guidarci in questo percorso.

La prima priorità è formare per prendere migliori decisioni. I leader aziendali devono essere messi nelle condizioni di comprendere come l’IA possa supportare il raggiungimento degli obiettivi organizzativi. Una formazione mirata, che unisca esempi pratici e prospettive strategiche, è essenziale per sviluppare la capacità critica necessaria a identificare dove e come l’IA possa diventare un vantaggio competitivo.

La seconda priorità è formare per un uso consapevole dell’AI. In particolare, per il personale operativo, la formazione dev’essere orientata ad acquisire un livello di padronanza che consenta di utilizzare gli strumenti basati sull’IA in modo efficace e sicuro. Questo non significa solo conoscere le funzionalità, ma anche comprendere i confini di utilizzo, per evitare errori o rischi. Una formazione calibrata sulle necessità quotidiane permette di massimizzare i benefici della tecnologia e di integrarla con consapevolezza nei processi lavorativi.

Infine, la terza priorità è far percepire l’AI come uno strumento al nostro servizio. Questa è una direttrice trasversale che tocca il cuore della sfida culturale che stiamo vivendo; occorre superare la percezione dell’AI come una “scatola nera” e come un fenomeno complesso e impenetrabile, che subiamo passivamente. È necessario sviluppare modelli mentali che rendano l’AI accessibile, evitando spiegazioni eccessivamente tecniche o semplificazioni banali. Guardare dentro la scatola nera è fondamentale, perché lì si trovano i fondamenti del nuovo alfabeto che dobbiamo acquisire: un linguaggio indispensabile per leggere e interpretare i fenomeni che stanno ridisegnando la realtà che ci circonda.

Affrontare la sfida dell’AI è un percorso necessario, se vogliamo governare il suo impatto anziché subirlo. Significa mettere davvero l’uomo al centro della rivoluzione tecnologica, garantendo che l’AI sia uno strumento di progresso e inclusione, non un amplificatore di disuguaglianze. Questo rende l’alfabetizzazione all’AI non solo una priorità economica, ma una necessità etica e sociale, da affrontare con urgenza, determinazione e umanità. Il momento per agire è adesso.

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