Nonostante le continue critiche internazionali per le gravi violazioni dei diritti umani, le sanzioni e le ripetute accuse di frode elettorale, Alexander Lukashenko, al potere dal 1994, con le elezioni che andranno in scena domenica prossima, si appresta a ottenere il suo settimo mandato come presidente della Bielorussia. Dopo che nel 2020 l’oppositrice Svyatlana Tsikhanouskaya era riuscita a mettere in ombra “l’ultimo dittatore d’Europa”, il voto quest’anno è stato anticipato al mese di gennaio per ridurre la probabilità di proteste di massa a causa del freddo. Cinque i candidati: oltre a Lukashenko ci saranno tre rappresentanti di partiti filogovernativi e Hanna Kanapatskaya, formalmente indipendente ma indicata dall’opposizione comunque come emanazione di quel regime sempre più vicino alla Russia di Vladimir Putin.
L’opposizione esiliata: “Spettacolo preordinato da Lukashenko per mantenere la sua presa sul potere”
È “uno spettacolo preordinato e orchestrato da Lukashenko per mantenere la sua presa sul potere”, ha denunciato l’opposizione guidata da Svetlana Tikhanovskaya in un testo visionato dall’ANSA chiedendo alla comunità internazionale di “rifiutare il riconoscimento di questa farsa” e “di mantenere la pressione e l’isolamento del regime di Lukashenko”. “Le elezioni in Bielorussia sono un esercizio non democratico, una totale falsità e noi già sappiamo chi vincerà”, ha detto da parte sua la portavoce della Commissione Ue per la politica estera, Anitta Hipper. Ma ad affermare che le elezioni non saranno “né libere né giuste” è anche l’esperto delle Nazioni Unite, Nils Muiznieks. E del resto sono tanti gli analisti secondo cui non ci sarà neanche una vera competizione elettorale.
Il settimo sarà l’ultimo mandato per Lukashenko?
L’unica novità di questo voto, potrebbe essere quella che, quello di domenica, sarà probabilmente l’ultimo per Lukashenko che ha 70 anni, possibili problemi di salute, e ha di recente iniziato a parlare della necessità di un rinnovo generazionale della classe politica del Paese. Gli scenari futuri, ma ben oltre il voto, sono il passaggio di poteri a uno dei figli, notoriamente al più giovane e preferito, Mikalay, chiamato Kolya, che ora ha 20 anni, o al Consiglio di sicurezza dell’Assemblea di tutti i popoli della Bielorussia, organismo ora presieduto da Lukashenko e a cui è stato dato status costituzionale dal 2022.
Secondo Viasna, in Bielorussia in cella ci sono 1246 prigionieri politici
La campagna elettorale si è svolta in un clima molto teso e in assenza di media indipendenti dopo l’ulteriore inasprimento sull’opposizione e la stretta sulla società civile (sono state costrette a chiudere negli ultimi quattro anni 1.161 ong) operato dalle autorità dopo le proteste in seguito alle precedenti elezioni presidenziali nel 2020. Ci sono 1.246 prigionieri politici, incluso il Premio Nobel per la pace Ales Byalyatski, attivisti e numerosi giornalisti, secondo i dati di Viasna, di cui Byalyatsky è presidente. Non sono stati autorizzati ad avere contatti con familiari e avvocati da più di un anno Maksim Znak, Viktar Babaryka, Mikalai Statkevich, Siarhei Tsikhanouski, il marito di Svetlana, ora leader dell’opposizione, e molti altri. La loro è considerata una “scomparsa forzata” a tutti gli effetti. Più di 3.270 persone sono state condannate per aver preso parte alle proteste in seguito al voto del 2020, ma il numero di coloro che sono stati condannati per motivi politici da allora potrebbe essere il doppio, sempre secondo Viasna.
Lukashenko su TikTok: “Non c’è bisogno di impegnarsi”
In un post su TikTok, dove è sbarcato in vista del voto di domenica, Lukashenko, eletto per la prima volta nel luglio del 1994, ha detto: “non c’è bisogno di impegnarsi”. Non saranno aperti seggi all’estero. Sono state aumentate pensioni e salari pubblici e graziati decine di prigionieri politici, anche se nessuno degli esponenti più in vista. “Batka” (padre), come si fa chiamare Lukashenko, era direttore di una fattoria collettiva di maiali prima di impegnarsi in una campagna populista e contro la corruzione delle nuove élite che lo ha fatto eleggere deputato nel 1993.
Svetlana Tikhanovskaya ((GettyImages))
Le tattiche intimidatorie adottate dal regime in vista delle elezioni: portare via i figli dei dissidenti
La candidatura di Svetlana Tikhanovskaya nel 2020, che si era presentata dopo l’arresto del marito, aveva dato nuova vita all’opposizione che per mesi dopo il voto era scesa in piazza a Minsk per chiedere nuove elezioni e denunciare le frodi. Migliaia di persone erano state arrestate. Tikhanovskaya era stata costretta, come molti altri dissidenti, all’esilio in Lituania, da dove quest’anno ha chiesto di evitare proteste, per evitare il ripetersi della violenta repressione, ma piuttosto di scegliere sulla scheda elettorale l’opzione “voto contro tutti”. Fra le tattiche intimidatorie adottate dal regime in vista delle elezioni di domenica, quella di portare via i figli degli attivisti legati all’opposizione, pratica riservata in precedenza solo ai figli dei prigionieri politici, una variante di quanto messo in atto anche in Russia, notoriamente nel caso di Masha Moskalev, la ragazzina di 12 anni che nel 2022 era stata sottratta al padre e mandata in orfanotrofio, e poi dalla madre con cui non aveva mai vissuto, dopo aver fatto un disegno contro la guerra in Ucraina a scuola.
La famiglia dell’attivista Vasyl (nome di fantasia) è stata inserita di recente, dopo la sua incriminazione lo scorso anno per aver diffuso materiale estremista, nella lista ufficiale di quelle “in situazione socialmente pericolosa”, uno status che può costare, a lui e alla moglie, la perdita dei diritti genitoriali e ai loro figli l’orfanotrofio. Anche solo iscriversi a uno dei media proibiti, o rilanciare e commentare post anti Lukashenko, può portare all’incriminazione per diffusione di materiale estremista.
Una commissione speciale discute e decide se inserire una famiglia alla lista di quelle in situazioni socialmente pericolose nel giro di soli 15 minuti, denuncia Radio Free Europe. L’attivista Alena Lazarchyk ha perso la custodia del figlio dopo essere stata arrestata per aver protestato contro le elezioni del 2020. Le famiglie incluse nella lista di quelle socialmente pericolose vengono tenute sotto controllo. Medici o funzionari pubblici fanno loro visita non annunciata anche fino a sei volte a settimana. A Vasyl erano stati dati tre mesi per “intraprendere un percorso di correzione”. Se non lo avesse fatto i suoi figli verranno “portati via dalla famiglia”. Per questo ha lasciato la Bielorussia.
Nel 2023 alcuni tribunali del Paese hanno emesso sentenze per rimuovere i diritti genitoriali di 1.225 uomini, 595 donne e 467 coppie, come ha denunciato la giudice della regione di Brest, Svyatlana Ilyushina, senza precisare quanti di questi casi fossero motivati politicamente. Lo scorso novembre, ci sono stati un centinaio di operazioni delle forze di sicurezza contro il Consiglio di coordinamento dell’opposizione. Condannati in contumacia una ventina di accademici, giornalisti e attivisti.
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