In realtà non sono molti i giornali che lo hanno rivelato, certo qualcuno lo ha detto, sottovoce, e qualcun altro lo ha scritto con la matita o con l’inchiostro simpatico, quello che dopo poche ore si cancella e non rimane più niente. Soprattutto la memoria di chi ha interesse a non ricordare.
Non preoccupatevi, agli smemorati ci pensiamo noi che abbiamo memorie di ferro e backup incancellabili e inattaccabili.
Ci pensiamo noi a tenere alto il ricordo e a urlare anche se vorrebbero toglierci la voce perché ciò che diciamo è scomodo alla vulgata antisemita che caratterizza l’Europa contemporanea.
Scomodo o non scomodo dobbiamo dirlo e cominciamo con Faisal Ali Mussalem al Naami, dipendente dell’UNRWA, ripreso in un video del 7 ottobre 2023 mentre caricava il cadavere di un uomo israeliano su un furgone, cadavere buono per lo scambio con decine di terroristi vivi.
Ma Faisal non era il solo stipendiato dell’ONU a partecipare ad atti di terrorismo, di nomi ce ne sono tanti anche se in molti rifiutano di ricordarli.
L’ONU è allora un’organizzazione terroristica? Sicuramente no, ma fiancheggiatrice certamente sì, lo si vede nei fatti e nella mole di condanne emanate con maggioranza bulgara dall’assemblea delle Nazioni Unite contro Israele. Ma questo essere contro lo Stato Ebraico e non contro dittature sanguinarie, ce ne sono molte e alcune hanno anche incarichi prestigiosi nelle varie agenzie, non si ferma alle semplici condanne, continua con i fatti. Continua con Ayelet Samerano, il cui figlio Jonathan di 21 anni rapito dal kibbutz Be’eri, che tenendo fra le mani la fotografia del figlio durante una protesta ha urlato fino allo sfinimento “l’UNRWA ha rapito mio figlio”.
Continua con il ritrovamento dei cadaveri di Shani Louk, 23 anni, Amit Buskila, 28 anni, e di Itzhak Gelerenter, 56 anni, all’interno di un tunnel scavato sotto un edificio dell’UNRWA. E l’organizzazione dell’ONU non poteva non sapere, non poteva non aver sentito il rumore degli scavi e non poteva ignorare che il tunnel era illuminato e ventilato usando l’energia elettrica presa con allacci proprio sui contatori delle Nazioni Unite che, per assurdo, hanno sempre ricevuto l’energia dalla società elettrica israeliana.
Ora, come ulteriore prova però taciuta o in sordina, la testimonianza di Romi Gonen, Emily Demari e Doron Steinbracher, le tre donne appena liberate che dopo 471 giorni di prigionia hanno iniziato a raccontare quello che hanno subito illustrando le condizioni della detenzione e i luoghi in cui sono state tenute prigioniere nella Striscia di Gaza dal giorno del loro rapimento.
Le loro rivelazioni non fanno altro che confermare quello che sapevamo già, e cioè che durante quel periodo sono state tenute nei rifugi delle Nazioni Unite e nei campi delle zone umanitarie destinati alla popolazione civile che proprio l’ONU ha istituito durante la guerra. E di tutto questo al Palazzo di Vetro non ne sapevano niente? A Ginevra tutto tace? Non è arrivato nessun rapporto, comunicazione o informativa? Possibile che i dirigenti fossero completamente all’oscuro di ciò che accadeva all’interno delle strutture che all’esterno avevano le scritte e le bandiere delle Nazioni Unite ma che all’interno portavano le strisce verdi di Hamas e della Jihad Islamica?
Possibile che nulla esca dai dirigenti dell’UNRWA davanti a tutto quello che è successo e che è stato pianificato nella Striscia di Gaza, o dai generali dei vari eserciti dell’UNIFIL per quello che è stato pianificato in Libano accanto alle loro basi? Niente, il silenzio è complice. Ma chi non ha paura di dire la verità sa che se si fosse parlato per tempo, si fossero ascoltate le poche voci scomode che arrivavano dal Libano e se chi di dovere avesse fatto il lavoro per cui era pagato non ci sarebbe stato il 7 ottobre.
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Non ci sarebbe stata la guerra a Gaza, non ci sarebbe stato l’8 ottobre, inizio dei bombardamenti di Hezbollah sul nord di Israele, e non ci sarebbe stata l’avanzata in Libano. Non ci sarebbero state le distruzioni e tanta gente sarebbe ancora viva. I terroristi sono terroristi e sanno fare solo quello, ma chi doveva controllare non ha controllato e chi doveva controllare i controllori si affida ora al silenzio e alla memoria corta della gente. Ma noi ricordiamo tutto, proprio tutto.
Michael Sfaradi, 24 gennaio 2025
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