la posizione degli avvocati firmatari degli esposti

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Gli avvocati Michele Vaira, Oreste Di Giuseppe, Giuseppe Potenza e Nicola Zingrillo, in merito alla seduta di Consiglio comunale del 17 gennaio tornano a farsi sentire sulla questione Amiu Puglia, alla luce delle considerazioni in aula degli esponenti dell’azienda che si occupa della gestione dei rifiuti su Foggia. “Siamo stati in dubbio se chiedere scusa ai cittadini foggiani perché, per un malinteso spirito di cittadinanza attiva, ci siamo permessi di segnalare, prima ai commissari ministeriali poi alla magistratura, quelle che a noi sembravano gravi violazioni di legge. Siamo stati in dubbio se scusarci per non esserci accorti che è stato sottoscritto il migliore dei contratti possibili con la migliore delle società pubbliche possibile. Siamo stati in dubbio se scusarci per non esserci accorti che alla base di quel contratto ci fosse un piano industriale basato su una rigorosa fotografia della realtà esistente che delinea le magnifiche sorti e progressive del ciclo dei rifiuti nella città di Foggia per i prossimi decenni. Volevamo scusarci per non esserci accorti che nella valutazione dell’affidamento diretto è stato tenuto in rigoroso conto della qualità del servizio precedentemente reso dall’Amiu in termini di raccolta differenziata. Volevamo scusarci per avere basato le nostre istanze sulla rigorosa valutazione dei documenti senza tenere conto che ormai la verità dei fatti e la loro ricostruzione storica sono concetti superati. Ma dopo aver assistito (alcuni di noi anche dal vivo) alla farsa del Consiglio comunale monotematico, non possiamo far finta di non aver sentito delle colossali sciocchezze, da parte degli esponenti di Amiu”.

Secondo i legali, avrebbero di fatto commissariato l’amministrazione comunale di Foggia, “per l’evidente incapacità di capire e affrontare qualsiasi questione, e per la insormontabile subalternità rispetto al potere politico barese”. Difatti, aggiungono, “non è tollerabile sentir dire che affidare il servizio con gara europea sarebbe stato più costoso per i cittadini e non avrebbe garantito i lavoratori. La concorrenza è la regola alla base della normativa europea rispetto alla quale l’affidamento in house di un servizio pubblico si giustifica solo come motivata eccezione. I diritti dei lavoratori sono tutelati da clausole sociali e nessuno può mai essere licenziato. Non si può sentir dire che Amiu Puglia è una società in house che il mondo ci invidia e che è nata per aiutare il Comune di Foggia dopo il fallimento di Amica Spa” proseguono. 

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Le cose sarebbero andate diversamente e gli scriventi, per l’ennesima volta, lo ribadiscono: “Il servizio pagato da Foggia, in realtà, ha risollevato un’azienda in costante difficoltà finanziaria. È offensivo per l’intelligenza dei foggiani e per la dignità del Consiglio comunale, che rappresenta tutta la popolazione, affermare che I bilanci di Amiu Bari prima che venisse in “soccorso” di Foggia erano brillantissimi perché i dati tratti dal Registro delle Imprese dicono altro. Restiamo basiti di fronte al silenzio dei membri di Giunta e dei consiglieri di maggioranza, alcuni dei quali certamente sono a conoscenza della verità. È offensivo per i cittadini foggiani dire che il fallimento di Amica Spa non sia responsabilità di chi amministrava e gestiva il Comune di Foggia dal 2006 al 2012 perché è quanto affermano con chiarezza la sentenza che dichiara il fallimento e le sentenze penali che hanno assolto dai reati di bancarotta amministratori e sindaci di Amica. È offensivo per i cittadini foggiani sentirsi dire che Amiu Bari ha salvato la città di Foggia da una grave emergenza ambientale se all’epoca in cui è intervenuta il servizio dei rifiuti era gestito dalla curatela fallimentare di Amica sotto il controllo del giudice delegato del Tribunale che aveva firmato una proroga della gestione per tre anni. È offensivo per i cittadini foggiani sentirsi dire che Amiu Puglia è uno strumento utile e funzionale se persino Michele Emiliano, attuale presidente della Regione, all’epoca sindaco di Bari, afferma pubblicamente che così com’è, con due città distanti 120 km, non ha alcun senso”.

E ancora, aggiungono, “non ci stupiremmo che la città di Bari dopo avere “aiutato e soccorso” Foggia in questi anni si disimpegni da Amiu Puglia che ormai non le serve più. Il contratto di servizio del Comune di Bari è infatti in scadenza. Possibile che nessuno nel Consiglio comunale si sia posto il problema che la sottoscrizione di un contratto da 200 milioni di euro sulla base di presupposti non veri, meriti una rivalutazione, quanto meno in termini di corrispettivi economici e qualità del servizio se non come scelta del contraente? Che affidabilità può avere un contraente che dichiara dati sulla raccolta differenziata non veritieri? Oppure dobbiamo affermare orgogliosamente che in fatto di raccolta differenziata Foggia non è penultima a nessuno essendo l’ultima come certifica impietosamente Il Sole 24 ore”.

Vaira, Di Giuseppe, Potenza e Zingrillo concludono: “Non c’è bisogno di sfogliare una margherita per sapere che cosa fare in presenza di un contratto illegittimo. Soprattutto quando il contraente sono i cittadini di Foggia che pagano quel contratto con una tassa di scopo. Siccome a noi non interessano imminenti campagne elettorali o equilibri di maggioranza e ci siamo impegnati nell’esclusivo interesse dei nostri concittadini continueremo, in ogni sede, a far valere le nostre ragioni. Non ci sono più scusanti nemmeno per chi è stato sostenuto ed eletto proprio per ripristinare, nell’ambito della maggioranza, il rispetto della legalità, violata dalla commissione mediante l’affidamento diretto ad Amiu. Non basta qualche multa e qualche telefonata per sollecitare un servizio migliore. Non è questo che ci si attende da una Pubblica Amministrazione. Quello che ci si attendeva, era la capacità di prendere scelte – più o meno nette – nell’interesse esclusivo della cittadinanza rappresentata, nel rispetto della legalità. Di riuscire ad incidere, nell’ambito della variegata maggioranza, per la tutela delle proprie idee e posizioni. Se invece, a distanza di un anno, questa maggioranza non sa o può fare altro che difendere lo status quo, compreso il piano industriale copia-incolla, è più dignitoso prenderne atto e rassegnare le proprie dimissioni”.



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