L’ editoriale del Direttore Daniela Piesco
La recente sentenza della Corte di Cassazione che ha annullato le assoluzioni di Silvio Berlusconi e delle cosiddette “Olgettine” nel processo Ruby Ter offre un’occasione preziosa per riflettere sui delicati equilibri del sistema giudiziario e sulla responsabilità dei soggetti coinvolti. L’intervento della Suprema Corte smonta il ragionamento adottato dal Tribunale di Milano, evidenziando errori tecnici e logici che, di fatto, hanno compromesso l’esito del processo di primo grado.
Un errore giuridico di fondo
La questione centrale riguarda la qualifica di pubblico ufficiale, essenziale per configurare il reato di corruzione in atti giudiziari. Secondo i giudici di primo grado, le ragazze coinvolte non avrebbero mai potuto assumere il ruolo di testimoni, in quanto già indiziate di un accordo corruttivo con Berlusconi. Questa tesi, accettabile solo su un piano teorico, è stata giustamente contestata dalla Cassazione.
Come sottolineato nella sentenza della Sesta Sezione Penale, la qualifica di pubblico ufficiale delle testimoni è il presupposto logico e giuridico indispensabile per configurare il reato. Senza di essa, non si può parlare di corruzione in atti giudiziari. Pretendere di fondare un quadro indiziario pregiudicante su una situazione giuridica inesistente al momento dei fatti significa, di fatto, sovvertire i principi fondamentali del diritto penale.
La condotta delle “Olgettine”: irresponsabilità e complicità
Le ragazze coinvolte, che hanno accettato denaro e altri benefici da Berlusconi per fornire testimonianze accomodanti, rappresentano un esempio lampante di come interessi personali possano corrompere la funzione pubblica. Non è solo la loro condotta a destare preoccupazione, ma anche il tentativo di legittimare, attraverso giustificazioni formali, un sistema di corruzione che ha minato la fiducia nelle istituzioni.
Accettare denaro in cambio di una testimonianza non solo costituisce un reato grave, ma rappresenta un attacco diretto al principio di verità e imparzialità su cui si fonda il sistema giudiziario. Le “Olgettine”, con la loro complicità, hanno dimostrato una totale mancanza di etica e rispetto per il ruolo che il processo penale attribuisce a un testimone.
Berlusconi: un sistema di potere basato sull’impunità
La figura di Silvio Berlusconi, al centro di questa vicenda, merita un’analisi critica. L’ex premier ha sfruttato la sua posizione di potere e le risorse economiche a sua disposizione per costruire un sistema che garantisse la sua impunità. Attraverso un meccanismo di compensi e regalie, ha trasformato il processo Ruby Ter in un ulteriore capitolo di una lunga serie di tentativi di piegare le istituzioni ai suoi interessi personali.
La morte di Berlusconi ha reso irrevocabile la sua assoluzione, ma non cancella il danno inflitto al tessuto istituzionale. La sua condotta dimostra come un uso strumentale della giustizia possa compromettere la credibilità dello Stato e alimentare un senso di sfiducia nelle regole democratiche.
Un sistema giudiziario sotto assedio
L’intera vicenda Ruby Ter evidenzia quanto sia complesso per la giustizia italiana affrontare casi che coinvolgono figure potenti e ben collegate. La decisione della Cassazione, con il rinvio a un nuovo processo per le imputazioni di corruzione in atti giudiziari, rappresenta una riaffermazione del principio che nessuno è al di sopra della legge. Tuttavia, la sentenza arriva dopo anni di dibattiti e procedimenti, durante i quali l’opinione pubblica è stata esposta a una narrazione distorta dei fatti.
L’istituzione di una commissione parlamentare proposta da Forza Italia per indagare sull’uso politico della giustizia è un chiaro tentativo di delegittimare il lavoro della magistratura. Si tratta di un’operazione politica che mira a presentare Berlusconi come una vittima anziché come il principale responsabile di un sistema corruttivo senza precedenti.
Conclusioni
La sentenza della Cassazione è un richiamo forte alla necessità di preservare l’integrità delle istituzioni giudiziarie. Le responsabilità delle “Olgettine” e di Berlusconi non possono essere minimizzate: si tratta di comportamenti che, nel loro insieme, hanno contribuito a indebolire il principio di legalità e a svilire il valore della giustizia.
Il nuovo processo rappresenta un’opportunità per ristabilire la verità e per dimostrare che il diritto, quando correttamente applicato, è in grado di garantire giustizia anche di fronte ai più potenti. È un monito per il futuro, affinché casi simili non si ripetano e affinché la legge rimanga l’unico arbitro nelle vicende che coinvolgono la res publica.
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