Numerosi sono i significati letterali e metaforici della parola “zuppa”, ed alcuni di essi mi avrebbero consentito di fare riferimenti concreti alle cronache politiche dei nostri giorni. Ma ho preferito parlare delle “zuppe” di pomodoro e di piselli di cui si sono serviti negli ultimi tre anni gli ambientalisti per sporcare, in segno di protesta, i quadri di pittori famosi esposti nei musei. Credo che torneremo sul tema: Trump ha messo in catene i migranti e ha deciso di mettere in catene anche chi vuole ancora combattere contro l’inquinamento dell’ambiente.
Ingredienti (per 4 persone) 1kg di bietole; gr.300 di fagioli cannellini; 2 carote; 1 cipolla; olio, sale, acqua.I fagioli, tenuti tutta la notte nell’acqua di una pentola, vanno cotti per una cinquantina di minuti. Pulite con grande attenzione le bietole, sbollentatele e poi scolatele. Tritate la cipolla e le carote “grossolanamente” e fatele rosolare nell’olio in un tegame capiente. Successivamente aggiungete dell’acqua e salate. Coprite la pentola con un coperchio e fate cuocere a fiamma bassa per trenta minuti. E poi portate in tavola.(Immagine e ricetta provengono dal sito “Giallozafferano)
Nell’ottobre del 2022 due ragazze del gruppo ambientalista “Iust stop Oil”, Phoebe Plummer e Anna Holland, lanciarono barattoli di zuppa di pomodoro sul dipinto “I girasoli” di Van Gogh, esposto alla National Gallery di Londra, poi incollarono le loro mani alla parete del Museo gridando: “Cosa vale di più? L’arte o la vita?”. Fu danneggiata solo la cornice, perché l’opera era protetta dal vetro: e le due ragazze certamente lo sapevano, e dunque era chiaro che non volevano rovinare il capolavoro: questa riflessione indusse il giudice a infliggere alle due lanciatrici una pena lieve. Ma la condanna scatenò l’ira degli ambientalisti: ci fu un altro attacco ai “Girasoli”, e divennero bersagli di barattoli di zuppe, nei Musei di tutta Europa, i quadri di Goya, di Monet, di Vermeer. Nel novembre del 2022 quattro ragazze del gruppo “Ultima generazione” scagliarono barattoli di zuppa di piselli contro il quadro di Van Gogh “Il seminatore”, esposto a Roma, a Palazzo Bonaparte. Anche in questo caso il vetro protesse concretamente il dipinto. L’accanimento contro Van Gogh può essere dettato anche da un’intenzione polemica: l’arte celebra la luminosità e l’integrità della Natura, ma non riesce a indirizzare nella stessa direzione i progetti della società e degli Stati. E contro le immagini di questa Natura “finta” noi lanciamo barattoli di prodotti naturali veri, minacciati, come l’umanità, dall’inquinamento dell’ambiente. L’opinione pubblica espresse, immediatamente, un giudizio del tutto negativo sugli “attentati” degli ambientalisti, ma a poco a poco la riflessione si approfondì e si formarono, su valutazioni contrastanti, cospicui schieramenti. Tutti si auguravano che i “lanci” non provocassero danni né alle opere, né alle persone, ma non pochi giornalisti e intellettuali fecero notare che le “provocazioni” degli ambientalisti avevano incominciato a smuovere le coscienze, alimentando le manifestazioni di protesta di massa e di disobbedienza civile contro la costruzione, in Germania, di nuove centrali a carbone e contro la vendita ai privati, in Perù, della metà dell’Amazzonia. Quando ci fu l’azione contro il Van Gogh di Roma, il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano dichiarò “ Attaccare l’arte è un atto ignobile che va fermamente condannato. La cultura, che è alla base della nostra identità, va difesa e protetta, non certo utilizzata come megafono per altre forme di protesta. Peraltro il nostro patrimonio culturale va tutelato proprio dalle conseguenze del cambiamento climatico. Questo ennesimo gesto non può quindi passare come una legittima espressione di protesta» (Corriere della Sera, 4 /11 /2022). Egli si dichiarava, ovviamente, un difensore dell’ambiente: e sarebbe interessante chiedergli, ora, cosa pensa di ciò che Trump dice – anzi, grida – sull’argomento. Leggo su “La Repubblica” del 25/01/ 2025 che nell’autunno del 2023 l’economista Gianluca Grimalda si rifiutò di tornare dalla Papua Nuova Guinea in aereo avendo deciso di contribuire, anche con sacrifici personali, alla battaglia contro le eccessive emissioni di Co2. L’Istituto “IfW” per cui lavorava lo licenziò per la lentezza dei suoi movimenti, ma il tribunale gli ha dato ragione e ha condannato la ditta a versargli un indennizzo di 75000 euro: una parte di questa somma il Grimalda la investirà nella lotta ai cambiamenti climatici. Non tutto è perduto.
(Fonte foto: Giallozafferano)
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