Nella regione del record di rincari dei pass e della crisi climatica il loro numero non cambia, ma sono sempre più spesso giovani, cittadini dalla valle e part time. E nei giorni feriali capita di non trovarne neanche uno
La mancanza di neve e l’impennata dei costi non paiono scoraggiare troppo gli appassionati di sci, ma le piste piemontesi registrano comunque dei grandi assenti: i maestri delle scuole. Una carenza che si è fatta sentire soprattutto durante il periodo natalizio, quando il corpo insegnanti sarebbe dovuto crescere almeno del 10 per cento. Così non è stato. Crisi delle vocazioni? In realtà il numero dei maestri è in crescita, circa 3.600 divisi in 70 scuole, compreso anche lo snowboard, ma la professione negli ultimi anni è letteralmente cambiata.
Un secondo lavoro per giovani
«Prima era un mestiere vero e proprio — racconta Pier Paolo Ballarè, presidente del Collegio Maestri Piemonte — che si portava avanti fino alla pensione. Gli stipendi erano alti e dopo qualche stagione potevi comprarti la casa o la macchina, mentre oggi la professione è diventata un ripiego dei giovani. Si inizia a 19 anni e si finisce a 24, di fatto è un’entrata per pagarsi gli studi. Gli universitari però sono disponibili soltanto nel weekend, e così dal lunedì al venerdì la coperta è corta».
Gli istruttori di oggi insomma sono un po’ più poveri («i tempi d’oro sono finiti»), con un turnover frequente e un’immagine sempre più da insegnante, lontana dall’icona del «rude» uomo di montagna. Un aspetto da non sottovalutare: «Oggi i maestri parlano perfettamente le lingue straniere, una marcia in più con i turisti, tuttavia una volta il nostro lavoro prevedeva anche di trasmettere quell’insieme di tradizioni e aneddoti legati alla nostre montagne. Il mestiere apparteneva a chi viveva nei paesini, che durante l’estate si reinventava come idraulico o falegname, mentre oggi l’80 per cento arriva dalla città. Questa forse è la perdita più grave. I giovani che insegnano non hanno vissuto quella storia e dunque non posso raccontarla, non è nemmeno colpa loro. Prima invece eri il primo ufficio stampa del tuo paesino».
Era una «missione» della gente di montagna
D’altronde scegliere di fare il maestro di sci come primo lavoro della vita, nel 2025, è quasi impossibile, sia per i costi che per il cambiamento climatico. «La stagione dura al massimo quattro mesi e se va bene ti porti a casa 2.500 euro netti al mese. La domanda è calata, ma per fortuna la percentuale di chi si affida ai maestri è rimasta alta. Gli stipendi tuttavia sono scesi nettamente se messi in relazione alle spese, che di fatto sono triplicate, dal patentino all’assicurazione».
La conferma arriva direttamente dall’ultima indagine di Altroconsumo, che ha messo a confronto i rincari sui prezzi degli skipass giornalieri e settimanali per 38 diverse località sciistiche. Comparando i prezzi per regione, è emerso che la stangata maggiore si registra proprio in Piemonte. E difatti in cima alla lista delle località con l’aumento più alto troviamo il complesso della Vialattea, con un rincaro a doppia cifra (10 per cento) sullo skipass giornaliero. Il prezzo delle lezioni invece è rimasto invariato perché il servizio, non essendo un bene di prima necessità, non si può far pagare più di tanto. Si rischia l’effetto opposto.
Sempre meno vacanze sulla neve
A spendere sono soprattutto gli stranieri, dagli inglesi agli svizzeri, in particolare per i bambini, mentre gli italiani cercano di limitare i costi.
Le vacanze di Natale e le settimane bianche, in questo senso, sono sempre più brevi. Il calo dei consumi si sente anche in montagna».
La mancanza di neve sulle piste, invece, sembra essere l’ultimo dei problemi: «È una difficoltà in più, certamente, se il bagnino trova il mare mosso viene pagato lo stesso, il maestro di sci no. Tuttavia con la neve artificiale siamo riusciti a limitare i danni, anche in modo importante. Per questo nonostante le polemiche siamo favorevoli al suo utilizzo, visto che non si registra l’aggiunta di sostanze nocive. In caso contrario saremmo i primi a combattere l’innevamento artificiale».
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