preoccupazioni per i costi e la burocrazia – Valledaostaglocal.it

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Quaderno di campagna 5.0 sta suscitando molte preoccupazioni tra gli agricoltori valdostani, che temono l’aggravio dei costi legati alla gestione e alla raccolta di una mole crescente di dati. A partire dal 1° gennaio 2025, il nuovo sistema di tracciabilità impone agli agricoltori di raccogliere informazioni dettagliate su ben 11 attività agricole, in un formato che potrebbe risultare difficilmente gestibile, soprattutto per le piccole aziende agricole che, già gravate dalle difficoltà quotidiane legate al cambiamento climatico e ai fluttuanti prezzi di mercato, si vedono costrette a fare i conti con una burocrazia sempre più complessa e costosa.

Confagricoltura ha sollevato con forza la questione in tutta Italia, chiedendo agli assessori regionali di farsi portavoce presso il Ministero dell’Agricoltura e Agea per semplificare gli obblighi connessi al Quaderno 5.0.

In particolare, l’associazione propone di limitare gli obblighi a quanto richiesto dalla normativa europea, ossia la semplice informativa sull’utilizzo degli agrofarmaci, obbligatoria a partire dal 1° gennaio 2026. L’intento è di ridurre l’impatto burocratico sulle aziende agricole, che rischiano di veder aumentati i costi di gestione, senza che ciò comporti reali benefici dal punto di vista produttivo.

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L’argomento è al centro di un confronto che vedrà nei prossimi giorni a Roma l’incontro dei delegati valdostani di Confagricoltura con i rappresentanti delle istituzioni, per cercare di trovare una soluzione che possa coniugare le esigenze di tracciabilità e trasparenza con la necessità di non appesantire ulteriormente la situazione economica delle aziende agricole.

La richiesta di semplificazione è condivisa anche dalle organizzazioni agricole in altre regioni italiane, che segnalano come la gestione dei dati richiesti da Agea su attività come trattamenti fitosanitari, fertilizzazione e irrigazione rischi di essere un onere insostenibile per i centri di assistenza agricola e per le stesse imprese.

D’altra parte, il Consorzio Agrari d’Italia (CAI) difende con vigore l’introduzione del Quaderno 5.0, sottolineando che si tratta di uno strumento innovativo, che non solo tutela i consumatori, garantendo la tracciabilità e la conformità delle pratiche agricole, ma che porta anche vantaggi concreti agli agricoltori. Secondo il CAI, la gestione dei dati attraverso il quaderno consente di ottenere un aggiornamento continuo delle informazioni in un unico luogo, migliorando così l’efficienza gestionale e semplificando la conformità alle normative. Inoltre, il consorzio offre supporto diretto agli agricoltori, con un servizio che promette di semplificare il processo a fronte di un pagamento.

Tuttavia, la posizione del CAI non sembra rispondere pienamente alle preoccupazioni degli agricoltori, che temono che il vantaggio teorico della tracciabilità e dell’efficienza gestionale si traduca, nella pratica, in un carico burocratico eccessivo. A ciò si aggiunge il rischio che l’accesso a questi servizi richieda costi aggiuntivi che molte aziende non sono in grado di sostenere.

L’agricoltore, infatti, oltre a dover raccogliere dati su tutte le operazioni svolte in azienda, come il piano di coltivazione, i trattamenti fitosanitari, la fertilizzazione, e molto altro, dovrà anche gestire la corretta archiviazione e aggiornamento delle informazioni, attività che richiede tempo e risorse. E in un contesto di continua incertezza economica, l’ulteriore onere burocratico non fa che alimentare la frustrazione di chi lavora ogni giorno nei campi.

In questo scenario, è difficile prevedere quale sarà l’evoluzione della situazione, ma è chiaro che l’introduzione del Quaderno di campagna 5.0 non è vista come una panacea. L’agricoltore continua a rimanere incerto su come affrontare questa nuova normativa, che si aggiunge a una serie di difficoltà già esistenti. La burocrazia, come spesso accade, rischia di diventare un ostacolo alla produttività, e la necessità di evitare errori formali che possano costare sanzioni rende il quadro ancora più complesso.

Infine, c’è una questione che merita attenzione: la questione della tracciabilità, pur fondamentale, non deve tradursi in un carico insostenibile per gli agricoltori, già impegnati a far fronte ai cambiamenti climatici, alle difficoltà di mercato e alla concorrenza estera.

Il rischio, infatti, è che l’imposizione di nuovi obblighi burocratici metta ulteriormente in difficoltà un settore già fragilissimo, e che il necessario aggiornamento delle pratiche agricole diventi un motivo di preoccupazione anziché un’opportunità di miglioramento. Si auspica, quindi, che le istituzioni riescano a trovare una sintesi che tuteli la produttività senza appesantire ulteriormente il settore.

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