32 misure cautelari, due arresti in Abruzzo

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 


Maxi inchiesta, a cura dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, sul carcere di Rebibbia. In 32  sono stati raggiunti da misura cautelare. Circa 300 militari del Nucleo Investigativo del Gruppo di Frascati e dei comandi dell’Arma territorialmente competenti – nelle province di Roma, Napoli, Avellino, Viterbo, L’Aquila, Teramo, Imperia e Bergamo – hanno eseguito stamattina le ordinanze di custodia cautelare emesse dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma, Annalisa Marzano.

Le indagini sono cominciate nel giugno 2017 e sono diventate ben presto di interesse della Procura della Dda che ha coordinato carabinieri e agenti della penitenziaria. 

Una di esse, il filone sanitario, riguarda quattro indagati, due ai domiciliari e due destinatari della misura interdittiva della sospensione dal pubblico servizio per la durata di un anno. Sono accusati, a vario titolo, dei reati di false dichiarazioni o attestazioni in atti destinati all’autorità giudiziaria, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Nello specifico, la polizia penitenziaria ha documentato l’esistenza all’interno del Servizio per le dipendenze (Serd) dell’Asl Roma 2, attivo nella casa circondariale di Rebibbia, di un sistema illecito, che faceva capo a uno psicologo, finito ai domiciliari, perché ammetteva i carcerati a misure alternative alla detenzione, tramite la redazione di false certificazioni, anche a pagamento.

Troppo spesso e in maniera sospetta i detenuti potevano usufruire della concessione di benefici, con la prosecuzione dell’espiazione della pena con misure alternative alla prigione e meno afflittive, quali il collocamento in comunità terapeutiche. Ben presto le attenzioni delle forze dell’ordine si sono concentrate sullo psicologo e sulle modalità con cui indirizzava i reclusi a misure alternative, affinché seguissero trattamenti terapeutici dovuti a finti stati di tossicodipendenza o a precarie condizioni psichiche. E’ stato anche registrato un episodio di corruzione, consistito nel pagamento allo psicologo, della somma di mille euro, da parte di un detenuto, in cambio della stesura, peraltro nei tempi dettati dallo stesso “committente”, di un’apposita relazione con cui veniva espresso un parere favorevole alla fruizione dei benefici penitenziari. Ma pare che siano stati sborsati fino a 5mila euro per avere le false certificazioni. Lo psicologo aveva rapporti con alcuni detenuti anche tramite operatori volontari del Serd e questo per acquisire “nuovi clienti” da agevolare, con lo scopo di ottenere maggiori compensi in denaro anche dall’Azienda sanitaria di riferimento, compensi che venivano erogati sotto forma di retribuzione per le ore lavorative prestate per il contenimento del rischio di suicidi in cella. 

Lo psicologo, inoltre, è sotto inchiesta per turbata libertà per l’affidamento di un bando da 100mila euro per un progetto assistenziale della Regione Lazio denominato “Progetto Sportello”, effettivamente poi assegnato a un’associazione, costituita dagli altri indagati, tutti operatori volontari del Serd. I fondi non sono alla fine mai stati erogati e l’assegnazione del bando è stata revocata a seguito del riscontro di alcune anomalie riguardanti l’organizzazione dell’associazione, ritenuta non “congrua e sostenibile”.

Questi accertamenti hanno permesso agli investigatori di scoprire un altro filone, con 28 indiziati, legato in particolare ad un detenuto, personaggio di spicco dello spaccio romano, che si ipotizza, intrattenesse contatti con lo psicologo del Serd. Il narcotrafficante, grazie alla complicità di due avvocati, uno dei quali – una donna – arrestato, riusciva a gestire la rete dello smercio di droga direttamente dalla sua cella, dettando ordini ai suoi seguaci che operavano nei quartieri di Tor Bella Monaca e Cinecittà -Tuscolano e Valle Martella di Zagarolo. I legali, secondo quanto ricostruito, tramite pizzini, trasmettevano messaggi e direttive del capo ai suoi sottoposti. Si ipotizza che gli avvocati abbiano anche introdotto in prigione telefoni cellulari e droga. I carabinieri, tramite pedinamenti, servizi di osservazione e intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, hanno raccolto gravi indizi in ordine all’esistenza di due distinte ed articolate associazioni finalizzate al traffico di stupefacenti, che si avvalevano per le comunicazioni anche di dispositivi criptati: una con a capo il narcotrafficante, che ha visto la partecipazione, peraltro con ruolo apicale, anche di un altro importante narcotrafficante del posto recentemente suicida dietro le sbarre, e l’altra che la riforniva, anche con canali di approvvigionamento esteri (Olanda), con al vertice un esponente di prim’ordine del panorama del narcotraffico capitolino, poi divenuto collaboratore di giustizia.

Sono state arrestate, in flagranza di reato, sette persone per detenzione illecita di sostanze stupefacenti e sequestrati 21 chili circa di cocaina, complessivi 1,5 chili di marijuana e hashish, due pistole, entrambe provento di furto e con relativo munizionamento, oltre alla somma contante di circa 84mila euro.

Questa mattina, a Tor Bella Monaca, i militari hanno arrestato, in flagranza, un indagato già destinatario di ordinanza, poiché trovato in possesso di 200 grammi di cocaina; in zona Nuovo Salario, hanno arrestato, in flagranza, un indagato, non destinatario di misura, poiché aveva di 5 panetti di hashish per oltre 1 chilo, 220 grammi di marjuana e 7mila euro in contanti. In un’officina di Torvajanica hanno rinvenuto, all’interno di appositi doppi fondi di autovetture, due buste contenenti 69.940 euro in contanti e tre Rolex per un valore complessivo di oltre 160mila euro. In altri tre casi, i carabinieri hanno sequestrato la somma in contanti di 19.320 euro e altri due Rolex per un valore di circa 30mila euro.

L’operazione ha portato anche ad arresti in Abruzzo. In carcere a L’Aquila e ad Avezzano (L’Aquila) sono finiti un uomo accusato di spaccio nell’Aquilano e a Roma, mentre il secondo aveva a disposizione un ingente quantitativo di droga, stoccato in un paese della Marsica. 27 gen. 2025

SERENA GIANNICO

Prestito personale

Delibera veloce

 

@RIPRODUZIONE VIETATA



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link