ROMA – Nel Meridione carente di impianti e di risorse pubbliche per lo sport, sempre in coda alle classifiche sulla pratica, sta sbocciando il fiore della speranza. Il seme è germogliato con l’assegnazione del titolo di “capitale europea dello sport del 2026” alla città di Napoli e ad annaffiarlo, con la cura di chi immagina un bel giardino, stavolta ci ha pensato la politica. È una vera missione sociale quella che ci ha descritto Emanuela Ferrante, l’assessore allo sport e alle pari opportunità. Una donna che comunica determinazione, ma capace di sciogliersi in sincera emozione quando, passeggiando per i corridoi della nostra redazione, trova le prime pagine più iconiche della storia del Napoli (l’arrivo di Maradona, gli scudetti, le entusiasmanti vittorie in Champions), oppure nel momento in cui parla di sogni divenuti progetti reali. «Ristruttureremo 15 grandi impianti – promette – altri 10 interventi verranno fatti in strutture più piccole, una per municipio, e tante risorse trasformeranno la città in un modello».
In che modo?
«È già in atto una sorta di piano Marshall per lo sport. Quando abbiamo ottenuto da Aces Europa questo riconoscimento ci è sembrato un assist troppo bello per non fare gol».
È difficile investire sullo sport?
«Purtroppo alcuni comuni la considerano una categoria non essenziale dei servizi al cittadino».
Parliamo di cifre.
«Napoli è stata spesso carente sotto il profilo dell’impiantistica. Il nostro comune ha vissuto poi una fase di pre-dissesto finanziario, rientrato quando il sindaco Manfredi ha siglato con il governo il “Patto per Napoli”. Grazie al premio di capitale dello sport, per il primo anno siamo riusciti a mettere a bilancio 700 mila euro per la manutenzione ordinaria degli impianti, nel secondo altri 3 milioni di investimenti e abbiamo intercettato i fondi europei e del ministero».
Cos’è lo sport sociale?
«Lo sport per tutti, senza barriere. La piscina Scandone è un bel simbolo: lì abbiamo ospitato la Nazionale di pallanuoto paralimpica. C’è poi il tema dei giovani: nella nostra città esiste purtroppo una povertà educativa importante e attraverso lo sport possiamo recuperare, appassionare e coinvolgere migliaia di ragazzi».
Per il 2026 sarà tutto pronto?
«Molti cantieri sono già partiti, altri saranno attivati nei prossimi mesi. Non ci fermeremo mai».
Gli eventi a Napoli 2026?
«In media siamo già protagonisti di 50 eventi sportivi ogni anno. Confermeremo quelli già presenti e ne aggiungeremo altre decine, coinvolgendo le federazioni. Veniamo da manifestazioni che ci sono rimaste nel cuore come la scherma giovanile al Pala Vesuvio, l’Europeo di arti marziali e di ginnastica artistica, le Atp di Tennis, la maratona. Nel 2026 avremo i Mondiali di vela d’altura sul golfo, e ci piacerebbe portare una tappa di Wingfoil a Napoli visto che un nostro concittadino, De Amicis, è campione del mondo U19. La città sarà disseminata di eventi: locali, nazionali e internazionali».
Entro il ‘26 l’Italia sceglierà le città per Euro 2032. Il Maradona sarà coinvolto?
«Stiamo cercando una soluzione. Purtroppo a Napoli ci piace sempre faticare fino all’ultimo per arrivare all’obiettivo. Certo, un Europeo senza Napoli…».
Chi farà i lavori? Che ruolo avrà il club di De Laurentiis?
«Ne stiamo parlando per trovare un punto di incontro. Il fascicolo è nelle mani del sindaco, convinto come tutti noi che lo stadio da ristrutturare sia il Maradona e non che si debba investire altrove. C’è un significato storico e affettivo da preservare».
In Serie A gli impianti hanno 60 anni di età media e la legge-stadi viene disapplicata per le lungaggini burocratiche.
«A volte si creano cortircuiti inspiegabili. Nel nuovo codice degli appalti vengono previste soluzioni più collaborative. La prassi è semplice: il comune concede il bene e supervisiona per evitare la malagestione, il privato lo gestisce e un’area abbandonata viene valorizzata».
I numeri della sedentarietà sono impietosi.
«Le scuole aperte il pomeriggio per l’attività gratuita da noi sono una rarità, ci sono poi questioni economiche mai risolte e di occupazione femminile. Con Napoli 2026 vogliamo invertire la rotta».
E la passione per il calcio?
«Lo chiede a una che da ragazza aveva il poster di Maradona a grandezza naturale in cameretta? Quando raggiungi l’apice, le cadute fanno più rumore, ma grazie alla società e a Conte siamo sulla strada giusta. Ora stiamo sognando!».
Quando il Napoli vince, vince tutta la città.
«Dopo lo scudetto, il turismo è cresciuto del 20% in città. Speriamo che questa stagione, abbinata agli eventi del 2026, possa coincidere con un nuovo boom».
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link