Dopo le polemiche per la nomina di Katia Rossato a coordinatrice del circolo di Trento,il congresso cittadino si è consumato in un clima da resa dei conti
Scintille erano state promesse e scintille sono state. Dopo le aspre polemiche che erano seguite all’assemblea del 10 gennaio e alle notizie della nomina di Katia Rossato a coordinatrice del circolo di Trento di Fratelli d’Italia, sabato 25 gennaio, il congresso cittadino si è consumato in un clima da resa dei conti. Con scontri aperti e accuse incrociate.
Le contestazioni
A guidare la fronda dei «contestatori» è stato Giorgio Manuali. La cui invettiva è scattata subito dopo la verifica delle candidature a coordinatore cittadino da parte del parlamentare Michele Barcaiuolo e del coordinatore regionale Alessandro Urzì: se la candidatura di Katia Rossato è passata senza intoppi, quella di Serena Cainelli (sostenuta dal gruppo critico nei confronti dei vertici) è stata stoppata. «Servivano almeno 22 firme, ce ne sono dieci» ha sentenziato Barcaiuolo. «Ma le firme vanno raccolte in base al numero di iscritti al circolo, con una percentuale dal 25 al 40%. E nessuno ci ha fornito quel numero» ha replicato Manuali, sventolando il regolamento del partito. Un «vulnus» importante, secondo l’ex consigliere comunale. Che prima ha chiesto di mantenere la candidatura di Cainelli proprio per questo «difetto grave». E poi ha alzato il tiro. Elencando i motivi di «illegittimità» del congresso cittadino. «Non sono stati rispettati alcuni punti essenziali del regolamento» ha sottolineato Manuali. Che ha criticato la convocazione dell’assemblea del 10 gennaio («Una convocazione incompleta sul fronte delle informazioni»), ma anche le modifiche al regolamento («È gravissimo che non siano state messe a conoscenza di tutti»). Nel mirino anche le comunicazioni successive all’assemblea, con Urzì che avrebbe smentito l’elezione di Rossato, parlando piuttosto di una semplice verifica della disponibilità alla candidatura, ma con la stessa ex consigliera provinciale che avrebbe annunciato al circolo una riunione «a breve». «Troppe contraddizioni» ha tuonato Manuali. «Chiedo dunque — ha aggiunto — che questo congresso sia dichiarato nullo». Di più: «Qualcuno dice che dopo queste mie uscite sarò espulso dal partito. Se così sarà, vuol dire che questo non è il mio partito». Dello stesso tono l’intervento di Fabiana Colista: «È gravissimo il fatto che l’iter non sia stato seguito correttamente. Mi sento presa in giro. Se Giorgio sarà espulso, la stessa sorte tocchi a me».
Le firme
A rispondere a Manuali è stato innanzitutto Barcaiuolo. Che ha cercato di chiudere la questione delle firme («La segreteria generale dei congressi, interpellata, ha ampliato i termini di presentazione delle candidature, fissando le firme a 25. E questa comunicazione bypassa tutte le altre») ma non chiarendo ancora il «caso» degli iscritti. «Anche con questo voto — gli ha fatto eco Urzì, in un intervento accompagnato dai commenti critici di Manuali — abbiamo la possibilità di partecipare alla creazione della classe dirigente del partito. E chi sarà escluso dal coordinamento dovrà lavorare per garantire unità e forza in vista delle prossime battaglie, come le elezioni comunali. Di questo si dovrebbe parlare in un congresso, non di regolamenti». Più netta ancora Francesca Gerosa. Che ha allontanato subito il dubbio di «malafede» dietro alla gestione degli ultimi passaggi. Contrattaccando: «C’era chi gridava alla poca trasparenza già prima dell’assemblea del 10 gennaio. Eppure era noto che Katia stesse raccogliendo le firme per la sua candidatura». E i passaggi, ha aggiunto la vicepresidente della Provincia, «sono stati usati per creare un caso politico perfetto». Poi un appunto rivolto a Manuali: «Giorgio, non ce l’ho con te». Una precisazione, quest’ultima, che a molti è sembrata un messaggio lanciato alla deputata Alessia Ambrosi. Con un affondo ulteriore: «C’è chi invia le nostre chat ai giornali per farle pubblicare. Ma questo è alto tradimento nei confronti del partito. Colpisce noi e il nostro elettorato».
A pungere anche Francesco Barone, che ha definito la situazione «comica, ridicola, tragicomica»: «Tra chi oggi critica c’è chi all’assemblea del 10 era presente. E chi comunque sapeva dell’appuntamento». Alla fine, Rossato è stata eletta per acclamazione. «Ora voglio partire — ha detto — chi mi vuole seguire bene. Per gli altri non c’è posto. Non si tratta di parlare di espulsioni, ma vogliamo essere il primo partito a Trento il 4 maggio». Nel coordinamento anche Alina Anieta Zanfir, Giuseppe Urbani, Andrea Osele e Alessandro Zaffiro. Fuori Cainelli, che si è fermata a sei preferenze.
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