ASSEMBLEA NAZIONALE ONLINE VERSO LO SCIOPERO TRANSFEMMINISTA DELL’8 MARZO – Non Una Di Meno

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online l’1 FEBBRAIO dalle h. 10 alle h. 17 

Per il nono anno consecutivo, insieme ai movimenti femministi e transfemministi di tantissimi paesi in tutto il mondo, l’8 marzo sarà sciopero transfemminista: sciopero dal lavoro produttivo e dal lavoro di cura, dai generi e dai consumi.

Scioperare l’8 marzo vuol dire trasformare la rabbia per i continui femminicidi e il rifiuto di ogni forma di violenza patriarcale in un blocco che riguarda sia la produzione che la riproduzione, attraversando tutti i luoghi dove questa violenza si manifesta quotidianamente: nelle case e sui posti di lavoro, nelle scuole e nelle università, nei supermercati e nei luoghi di consumo, nelle strade e nelle piazze, in ogni ambito della società.

Perché se ci fermiamo noi si ferma il mondo!

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difficile da pignorare

 

In questo contesto di guerra globale e ascesa dell’ultradestra che non accenna a fermarsi, scioperiamo contro la guerra come espressione massima della violenza patriarcale e contro l’imposizione dell’apparato ideologico reazionario che la legittima. Scioperiamo per la liberazione della Palestina: abbiamo festeggiato con la popolazione stremata di Gaza l’accordo per il cessate il fuoco, ma oltre a vederne la fragilità, sappiamo che questo non basta a porre fine all’occupazione coloniale,al genocidio, alle sofferenze e alle privazioni indicibili della popolazione sopravissuta.

In Siria, a 10 anni dalla liberazione di Kobane, l’Amministrazione Autonoma della Siria del Nord-Est è sotto attacco e con esso l’esperimento del confederalismo democratico, femminista e ecologista, che in questi anni ha combattuto l’Isis e il regime di Assad, e il futuro stesso della Siria e dell’area. 

Scioperiamo contro l’economia di guerra e la militarizzazione delle scuole, delle strade, di tutta la società: vogliamo opporci chiaramente al governo Meloni che, in linea con i governi europei e globali, aumenta esponenzialmente la spesa pubblica per armamenti ed eserciti mentre la scuola, la sanità e tutti i servizi pubblici sono al collasso. Non abbiamo bisogno di nuove armi ma di scuole e università pubbliche finanziate e libere, una sanità pubblica all’altezza dei nostri bisogni, più servizi per un welfare che sia universale e accessibile a tutt3.

Scioperiamo contro la crisi economica ormai strutturale e l’inflazione che continua a renderci più pover3: i lavori solitamente svolti da donne e persone LGBTQIAP*, così come dalle persone migranti, sono da sempre meno pagati, più sfruttati e più precari e, nei momenti di crisi, i nostri redditi – e la nostra autonomia – da sempre considerati accessori, sono i primi a essere a rischio. 

Scioperiamo per un salario minimo garantito e per un reddito di autodeterminazione che ci permetta di sottrarci alla violenza e al ricatto dello sfruttamento e della precarietà. Scioperiamo dalla pratica vergognosa delle dimissioni in bianco che sappiamo essere usata in modo particolare contro le donne che decidono di intraprendere una gravidanza

Scioperiamo contro la restaurazione di ruoli di genere tradizionali e la normalizzazione della violenza patriarcale, che passano dagli attacchi alla scelta di abortire e all’autodeterminazione di genere, dallo smantellamento del welfare basato sul lavoro gratuito delle donne, dalle differenze salariali, dal definanziamento degli interventi antiviolenza, dal boicottaggio dell’educazione alla sessualità e alle emozioni nelle scuole. 

La deriva autoritaria è partita dai corpi femminili e femminilizzati, non bianchi, transgender, giovani. Dal decreto Caivano al ddl sicurezza, scioperiamo contro il fascismo 3.0 che avanza, l’inasprimento di politiche e retoriche nazionaliste e razziste, i tentativi di restringere ancora di più gli spazi di lotta e dissenso e la stretta repressiva portata avanti dal governo col DDL 1660 (il cosiddetto “decreto sicurezza”).

Consapevoli che già ora il diritto di sciopero non è garantito alle tantissime persone che svolgono lavori invisibili, non riconosciuti, iperprecari e ipersfruttati, ci opponiamo con forza ai tentativi di restringere ulteriormente questo diritto e lottiamo invece per riappropriarcene e renderlo il più possibile accessibile a tutt3.

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Chiamare lo sciopero femminista per l’8 marzo quest’anno, di sabato, ci pone davanti ad una sfida ulteriore: sappiamo che convocare uno sciopero generale di sabato non è usuale, ma per noi è fondamentale all’interno del processo di risignificazione e riappropriazione della pratica dello sciopero per tutte quelle persone che ne sono sempre state escluse. Con lo sciopero transfemminista vogliamo rendere visibili e dare riconoscimento a tutti quei lavori essenziali, sfruttati, precari, non riconosciuti come tali, e trovare insieme pratiche di lotta che consentano l’astensione dal lavoro – da ogni forma di lavoro, a cominciare da quello di cura nei contesti famigliari, dato per scontato.

A partire dal riconoscimento dell’urgenza di scioperare e lottare insieme in questo contesto, vogliamo confrontarci, discutere e costruire insieme il percorso verso lo sciopero femminista in un’assemblea nazionale online sabato 1 febbraio, dalle h. 10 alle h. 17.

Ci confronteremo a partire dalle domande:

* Quale significato e valore assume lo sciopero dell’8 marzo quest’anno, in un contesto di guerra globale e ascesa delle destre?

* Come possiamo rendere visibile il rifiuto della violenza patriarcale in tutte le sue forme attraverso lo sciopero?

* Come possiamo rendere lo sciopero uno strumento per rifiutare la guerra e le conseguenza che questa ha sulle nostre vite?

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* Quali sono i temi e le rivendicazione a cui vogliamo dare centralità nel processo dello sciopero?

Ci confronteremo a partire dalle domande:

* Quali pratiche per lo sciopero del lavoro produttivo e dipendente anche non riconosciuto, autonomo e informale, delle categorie lavorative più coinvolte dallo sciopero di sabato? 

* Quali pratiche per lo sciopero dal lavoro riproduttivo, domestico e di cura?

* Quali pratiche per lo sciopero dai consumi?

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* Quali pratiche per lo sciopero dai generi?

* Con quali iniziative vogliamo costruire il percorso di avvicinamento allo sciopero nelle città, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nei quartieri, nelle case?

* Come promuovere lo sciopero dai consumi e farlo incisivo, magari facendo conoscere il bds…

NON UNA DI MENO!



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