IA: Deep Seek, botte e risposte fra Usa e Cina

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Non hanno perso tempo. Che il 2025 fosse l’anno della competizione sfrenata tra Usa e Cina, sul fronte dell’intelligenza artificiale generativa, lo si era capito fin dall’avvento di Donald Trump alla Casa Bianca, con annesso Elon Musk. C’era solo da capire chi facesse la prima mossa. La Cina si è fatta subito avanti. E così il 20 gennaio. ecco il lancio di Deep Seek, intelligenza artificiale low cost cinese. Il giorno dopo Trump ha annunciato la joint venture Stargate con un budget di 500 miliardi di dollari e la partecipazione di quasi tutto il gotha dei colossi digitali. A sua volta, Mark Zuckerberg il 24 gennaio ha postato su Facebook lo stato di avanzamento del suo mega-progetto: la realizzazione del Richard Parish Data Center in Louisiana, “grande quanto mezza Manhattan”, ha voluto precisare.

Potrebbe sembrare una sorta di gioco a chi la spara più grossa. Ma non è un gioco. Ed è tutto reale. Basti guardare agli effetti provocati in Borsa dalla Gen AI cinese nella sua prima settimana di vita. Quattrocento miliardi di Nvidia, colosso del microchip, volatilizzati, con il tiolo in calo dell’11%. Ma tutte le big tech a stelle e strisce hanno fatto registrare cali rilevanti: da Meta a Microsoft, a Alphabet, casa madre di Google.

Perché questo tsunami provocato dalla macchina di intelligenza artificiale generativa cinese? Intanto perché il modello a cui vuole fare concorrenza, ChatGPT di Open AI, è costato molto di più. È la stessa chatbot nel mirino della tecnologia cinese che, a domanda, risponde: “DeepSeek è un modello di intelligenza artificiale generativa sviluppato da un laboratorio cinese, progettato per competere con modelli occidentali come ChatGPT. Una delle sue caratteristiche distintive è la capacità di apprendere automaticamente senza assistenza umana, offrendo un’efficienza energetica e costi inferiori rispetto ai suoi concorrenti. Questa efficienza ha avuto un impatto significativo sul mercato tecnologico globale, causando fluttuazioni nei titoli di aziende come Nvidia”.

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In effetti l’investimento per il modello R1 di Deep Seek è stato di appena 6 milioni di dollari. Spiccioli, se messi a confronto con i budget delle aziende di Silicon Valley. Eppure, in poco meno di una settimana, Deep Seek ha raggiunto la vetta delle classifiche della app più scaricate negli app store americani, inglesi, e ovviamente cinesi.

Cliccando sul sito deepseek.com, intanto si legge il nome del modello “Deep Seek”, che in italiano significa “Ricerca profonda”. E poi una sorta di slogan: “Into the unknown”, vale a dire: “Verso l’ignoto”. Poi, il messaggio dell’azienda: “DeepSeek-V3 raggiunge un significativo progresso nella velocità di inferenza rispetto ai modelli precedenti. È in cima alla classifica dei modelli open-source e compete con i modelli closed-source più avanzati a livello globale”.

C’è del vero. Informatici di mezzo mondo si sono messi a testare il nuovo modello made in Cina, oltretutto basato sull’open source, e quindi aperto anche ad uno sviluppo proveniente dal confronto aperto delle esperienze. Deep Seek, in sostanza condivide apertamente la sua tecnologia, consentendo ad altri ricercatori e sviluppatori di personalizzare e migliorare il modello in base alle loro esigenze.

La prova di efficienza regge il confronto con le “macchine” di Gen AI a stelle e strisce. Prima di tutto perché Deep Seek ha scelto di limitare il suo ambito all’intelligenza artificiale per concentrare i propri sforzi sullo sviluppo di tecnologie all’avanguardia. In secondo luogo, perché le limitazioni degli scambi commerciali in tecnologia avanzata imposte dagli Stati Uniti hanno obbligato la start up cinese ad aguzzare l’ingegno, facendo di necessità virtù. Così, l’ultimo modello, Deep Seek V3 utilizza solo 2.000 chip Nvidia, contro i 16.000 utilizzati da Open AI o Google per addestrare le proprie “macchine” e renderli sapienti. Questa differenza spiega il crollo del titolo Nvidia in Borsa.

Ma c’è di più. Deep Seek, stando ai test di informatici indipendenti sembra particolarmente portato ai calcoli matematici, alle risoluzioni di complicati quesiti di programmazione e di logica. Questo in virtù di una programmazione con un ragionamento avanzato denominato R1 che posiziona Deep Seek in settori particolarmente specializzati come la scienza e la tecnologia.

Qualche falla emerge rispetto al problema della censura, alla quale la Cina non rinuncia neppure quando cerca di presentare la propria faccia più avanzata e smart. Ad esempio, di fronte a domande sul massacro di Tienanmen o sulla questione dell’autonomia di Taiwan, Deep Seek preferisce il silenzio. Ma la Gen AI cinese ha comunque scosso profondamente il settore.

La risposta degli Usa è il maxiprogetto “Stargate”, joint venture che vede la partecipazione di OpenAI, Oracle, Nvidia, di Soft bank per la garanzia finanziaria e di investitori come NGH, il fondo degli Emirati Arabi. L’obiettivo dichiarato da Trump è la creazione di centomila posti di lavoro. La mission: realizzare data center sempre più avanzati per reggere di fronte alla competizione soprattutto con la Cina. Non si è capito bene il ruolo di Musk. Se fosse stato escluso si potrebbe già intravedere quale sarà il terreno di scontro con Trump.

E proprio sulla costruzione di un data center di dimensioni colossali ha lanciato il proprio guanto di sfida anche Mark Zuckerberg. Noto da tempo, guarda caso, il patron di Meta ha deciso di rilanciare il progetto del Richard Parish Data Center, proprio due giorni dopo l’annuncio di Stargate. Il suo post su Facebook, centrato sul progetto e sull’escalation di Meta nel settore dell’intelligenza artificiale, ha raggiunto in poche ore centinaia di migliaia di like: “Questo sarà un anno decisivo per l’IA – ha scritto Zuckerberg – Nel 2025mi aspetto che Meta AI sarà l’assistente leader al servizio di più di 1 miliardo di persone, Llama 4 diventerà il principale modello all’avanguardia e la nostra ingegneria AI crescerà in potenzialità e capacità.

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Per questo, Meta sta costruendo un datacenter così grande che coprirebbe una parte significativa di Manhattan. Porteremo online ~1GW di calcolo nel ’25 e concluderemo l’anno con più di 1,3 milioni di GPU. Quest’anno stiamo pianificando di investire 60-65 miliardi di dollari in capex, facendo crescere notevolmente i nostri team di AI, e abbiamo il capitale per continuare a investire negli anni a venire. Questo – ha concluso Zuckerberg – è uno sforzo enorme che supporterà i nostri prodotti e i business principali, facendo crescere l’innovazione e ampliando la leadership tecnologica americana. Andiamo a costruire!”. E accanto alla frase “Let’go build” rafforzata dal punto esclamativo, Zuckerberg ha aggiunto anche l’emoticon del braccio che mostra i muscoli. Proprio quello che stanno facendo Cina e Stati Uniti.

L’immagine: il render del Richard Parish Data Center in Louisiana





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