Doccia fredda, anzi gelata, per quel che riguarda le pensioni: assegni più bassi di oltre 300 euro rispetto al 2024. Vediamo qual è la ragione di questa stangata che nessuno si sarebbe aspettato.
Quando si parla di pensioni i timori salgono e, a volte, abbiamo tutte le ragioni a preoccuparci. Se per il momento l’aumento di 3 mesi dell’età pensionabile – aumento prospettato dal simulatore online dell’Inps- non ha trovato conferma in nessuna voce ufficiale, quel che, invece, è certo ed è stato confermato è che quest’anno gli assegni Inps subiranno una flessione verso il basso.
E non si parla di pochi euro: in molti casi i contribuenti riceveranno assegni più bassi di oltre 300 euro rispetto al 2024. Una doccia fredda, anzi ghiacciata che proprio non ci voleva in un periodo storico connotato da rialzi dei prezzi in ogni settore e carovita alle stelle. Una stangata che nessuno si sarebbe aspettato.
Le pensioni italiane, già normalmente, non brillano in quanto a importo: sono tra le più basse all’interno dell’Unione europea e, soprattutto, non sono più in linea con l’attuale costo della vita nel nostro Paese. Ragione per cui sempre più pensionati acquistano voli di sola andata verso Stati in cui si riesce a vivere ancora con 1000 euro al mese o anche meno.
Da anni si parla di portare gli assegni minimi almeno a 1000 euro: promessa fino ad oggi non mantenuta per mancanza di adeguate risorse nelle casse dello Stato. Obtorto collo ci eravamo appena rassegnati ad una rivalutazione delle pensioni dello 0,8% ed ecco già che arriva una nuova batosta: chi andrà in pensione quest’anno avrà un assegno Inps molto più basso del previsto.
Pensioni: ecco perché gli assegni Inps saranno più bassi dell’anno scorso
Il primo mese del 2025 non è ancora terminato ed ecco che già arriva una nuova stangata che riguarda il settore previdenziale: chi andrà in pensione quest’anno riceverà un assegno più basso rispetto a chi è uscito dal lavoro nel 2024. Vediamo perché e che cosa è cambiato rispetto allo scorso anno.
Pensioni più basse rispetto al 2024. Ebbene sì: nonostante il costo della vita continui ad aumentare, gli assegni Inps si riducono. Come mai? Per spiegare la ragione di questa decrescita dobbiamo fare un passo indietro di quasi 30 anni e arrivare al 1996, anno in cui entrò in vigore la riforma Dini che cambiò il sistema di calcolo degli assegni previdenziali.
Fino al 1995 le pensioni venivano calcolate con il sistema retributivo il quale, per stabilire l’importo degli assegni, faceva la media delle retribuzioni degli ultimi anni di carriera di un lavoratore. Questo sistema, però, era troppo “pesante” per le casse dell’Inps e, così, dal 1996 in poi si è passati al sistema di calcolo contributivo che è quello attualmente in vigore.
Il sistema contributivo funziona in modo molto semplice: l’insieme dei contributi versati da un lavoratore nell’arco della sua carriera viene moltiplicato per un numero – il coefficiente di trasformazione – che aumenta con l’aumentare dell’età in cui una persona smette di “timbrare il cartellino”.
Con la manovra di Bilancio 2025 il Governo ha abbassato i coefficienti di trasformazione. Di conseguenza a parità di anni di contributi, di stipendio e di età di uscita dal lavoro chi va in pensione quest’anno, avrà un assegno mensile più basso rispetto a chi è andato in pensione l’anno scorso.
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Pensione: quanto perde chi smette di lavorare nel 2025
Pensioni più basse per chi smetterà di lavorare nel 2025: a parità di età anagrafica, contributi e stipendio chi andrà in pensione quest’anno riceverà una bruttissima sorpresa e cioè un assegno Inps più basso rispetto a chi è uscito dal lavoro nel 2024. Questo è dovuto al fatto che il Governo ha abbassato i coefficienti di trasformazione, elemento fondamentale nel calcolo dell’importo delle pensioni.
Ma, mano al portafoglio, quanto perderà di fatto chi andrà in pensione proprio nel 2025? Dipende dall’età di uscita dal lavoro e dagli anni di contributi naturalmente. Secondo i calcoli degli esperti di economia una persona che, ad esempio, aveva uno stipendio di 30.000 euro lordi all’anno e va in pensione a 67 anni subirà una perdita di 300 euro all’anno che salgono a 325 se si tiene conto anche della tredicesima.
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La situazione peggiora ulteriormente con l’aumentare dell’età anagrafica. Chi, ad esempio, andrà in pensione a 70 anni sempre con uno stipendio lordo annuo di 30.000 euro, avrà una perdita di circa 390 euro l’anno distribuita sulle 13 mensilità: ogni mese riceverà 30 euro in meno di chi, a parità di requisiti, è andato in pensione nel 2024.
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