Bitti (Kia): “Il mondo dell’auto è al redde rationem”

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Che succede nel mondo dell’auto? “Siamo al redde rationem – spiega subito Giuseppe Bitti, presidente e CEO di Kia Italia, uno dei più esperti manager del settore automotive – perché c’è uno scollamento tra il percorso che è stato fatto da tutte le case automobilistiche e la realtà del mercato europeo”.

 Qual è il motivo principale per cui nel mercato europeo le case automobilistiche stanno puntando così fortemente sull’elettrificazione?
Nel mercato europeo, le case automobilistiche stanno concentrando i loro sforzi sull’elettrificazione principalmente a causa delle normative e delle regolamentazioni imposte dalla Commissione Europea. Queste direttive richiedono un percorso verso l’elettrificazione che dovrebbe condurre, entro il 2035, a emissioni zero per le auto nuove. Le case automobilistiche hanno quindi seguito queste indicazioni per evitare multe e rispettare le soglie di emissioni imposte dall’Unione Europea”.

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Cosa ha spinto le case automobilistiche a investire massicciamente nell’elettrificazione?
“Le case automobilistiche hanno effettuato investimenti significativi nell’elettrificazione per rispettare le normative europee che richiedono una presenza massiccia di auto elettriche o ibride plug-in sul mercato entro determinati anni, come ad esempio raggiungere circa il 25% di penetrazione entro una certa data. Questo ha portato a grandi accordi e investimenti per sviluppare auto elettriche, nonché per garantire la disponibilità di batterie, che rappresentano una delle sfide principali in questo processo”.

C’è stata variazione nelle tempistiche adottate dalle diverse case automobilistiche nell’abbracciare l’elettrificazione?
“Si sono osservate variazioni nelle tempistiche con cui le diverse case automobilistiche hanno abbracciato l’elettrificazione. Alcune aziende potrebbero aver accelerato il processo più di altre, ma nel complesso tutte stanno facendo grandi sforzi per adeguarsi alle normative europee e per stare al passo con la transizione verso veicoli a zero emissioni entro il 2035”.

Qual è la sua opinione sul fatto che in Italia e in altri Paesi europei non siano stati considerati adeguatamente i tempi e volumi necessari per coinvolgere e motivare adeguatamente i consumatori nell’adozione delle auto elettriche?
“È evidente che in Italia e in alcuni altri paesi europei non siano stati pianificati tempi e volumi adeguati a coinvolgere e motivare i consumatori nell’adozione delle auto elettriche. In Italia, in particolare, la percentuale di auto elettriche e ibride in circolazione è ancora molto bassa, ben al di sotto del 20-25%. La rimozione degli incentivi alle auto elettriche da parte del governo italiano ha ulteriormente scoraggiato i clienti privati, riducendo significativamente il loro interesse verso questo tipo di veicoli”.

Qual è stato l’impatto della rimozione degli incentivi sulle auto elettriche da parte del governo italiano sull’adozione di veicoli elettrici nel paese?
“La decisione del governo italiano di eliminare gli incentivi sulle auto elettriche ha avuto un impatto negativo sull’adozione di veicoli elettrici nel paese. Questa mossa ha ridotto notevolmente la motivazione dei clienti privati ad acquistare auto elettriche, come dimostrano i dati che mostrano un calo significativo nei contratti di vendita di auto rispetto agli anni precedenti. Questo ha contribuito a un generale calo di interesse da parte dei consumatori verso l’acquisto di automobili, con un impatto negativo su tutto il settore automobilistico”.

Come potrebbero essere affrontate queste sfide per aumentare l’adozione delle auto elettriche in Italia e in Europa?
“Per aumentare l’adozione delle auto elettriche in Italia e in Europa, è fondamentale adottare politiche che incentivino l’acquisto di veicoli a zero emissioni, come ad esempio reintrodurre incentivi fiscali e finanziari per gli acquirenti. Inoltre, è importante investire in infrastrutture di ricarica efficienti e diffuse per garantire una migliore esperienza di guida ai proprietari di auto elettriche. Educare i consumatori sui vantaggi ambientali ed economici delle auto elettriche e migliorare la disponibilità di modelli accessibili sul mercato sono passaggi cruciali per favorire la transizione verso una mobilità più sostenibile”.

Qual è la differenza fondamentale tra il comportamento di acquisto delle flotte aziendali e dei clienti privati quando si tratta di auto elettriche?
“Le flotte aziendali adottano una logica diversa rispetto ai clienti privati in quanto sono legate a cicli di possesso e utilizzo delle auto definiti, come quelli legati al noleggio e al leasing. Le flotte hanno cicli di sostituzione ben definiti, mentre i clienti privati spesso sono più cauti nell’adozione delle auto elettriche. Molti privati sono ancora in fase di valutazione perché non sanno bene quale automobile scegliere, e ci sono diversi approcci: da chi è contrario all’auto elettrica a chi è indeciso per via delle preoccupazioni sull’autonomia e sui costi di ricarica.

Quali sono le principali preoccupazioni dei clienti privati in Italia riguardo all’acquisto di auto elettriche?
“I clienti privati in Italia hanno diverse preoccupazioni riguardo all’acquisto di auto elettriche. Oltre alle incertezze sull’autonomia effettiva delle batterie in condizioni reali di utilizzo, c’è anche la questione dei costi di ricarica. Attualmente, le ricariche veloci hanno un costo molto più alto rispetto alla ricarica domestica, rendendo l’utilizzo di auto elettriche meno conveniente per il cliente privato. Questo rappresenta un ostacolo significativo che disincentiva l’acquisto di auto elettriche.

Come potrebbero essere affrontate queste sfide per incentivare l’adozione delle auto elettriche da parte dei clienti privati in Italia?
“Per incentivare l’adozione delle auto elettriche da parte dei clienti privati in Italia, è fondamentale ridurre i costi delle ricariche veloci e migliorare l’infrastruttura di ricarica sul territorio. Inoltre, educare i consumatori sui vantaggi delle auto elettriche e promuovere politiche di incentivazione all’acquisto potrebbero aiutare a superare le preoccupazioni legate all’autonomia e ai costi. È importante anche sviluppare modelli accessibili di auto elettriche che rispondano alle esigenze dei consumatori italiani, contribuendo così a una maggiore adozione di veicoli a zero emissioni.

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Qual è la differenza tra i clienti che acquistano auto elettriche per motivazioni eco-friendly e coloro che acquistano principalmente auto Tesla per la visione del marchio?
“Esistono due tipi di acquirenti di auto elettriche: coloro con una sensibilità eco-friendly più accentuata che spesso scelgono Tesla per la visione del marchio e la sua filosofia, e coloro che acquistano Tesla come progetto più che come un semplice veicolo. Tesla ha effettuato importanti movimenti di riposizionamento sul mercato per mantenere la sua posizione di leader nell’elettrico, anche in un mercato italiano ancora piccolo. Tuttavia, in Italia il mercato non è ancora pronto e c’è una certa resistenza al cambiamento, influenzata anche da fattori esterni come le politiche adottate da altre nazioni”.

Quali sono le sfide principali che ostacolano l’adozione diffusa delle auto elettriche in Italia?
“In Italia, l’adozione delle auto elettriche è ostacolata da diversi fattori. Innanzitutto, c’è una mancanza di motivazioni forti per gli acquirenti nell’acquisto di auto elettriche, in parte dovuta alla dimensione ancora limitata del mercato elettrico nel paese. Inoltre, esistono incertezze legate alle politiche e alle scelte adottate in altre nazioni, come dimostrato dalla situazione negli Stati Uniti. Questi fattori, uniti alla sensibilità degli italiani all’impatto economico delle proprie scelte, contribuiscono a rallentare l’adozione delle auto elettriche.

Come potrebbero essere affrontate queste sfide per stimolare l’acquisto di auto elettriche in Italia?
“Per stimolare l’acquisto di auto elettriche in Italia, è fondamentale educare i consumatori sui benefici ambientali ed economici delle auto elettriche. Inoltre, è importante implementare politiche di incentivazione all’acquisto, migliorare l’infrastruttura di ricarica e ridurre le barriere economiche associate all’utilizzo di auto elettriche. La creazione di un mercato elettrico più amichevole e favorevole potrebbe contribuire a una maggiore accettazione e adozione di veicoli a zero emissioni in Italia.

Come sta influenzando la diversa tassazione delle auto aziendali la scelta delle motorizzazioni?
“La questione della tassazione sulle auto aziendali è diventata centrale. Se prendiamo in considerazione una plug-in hybrid rispetto a una turbo diesel, il risparmio può arrivare a 200-300 euro al mese per dipendente, che si traduce in oltre 1000-1500 euro all’anno. Questo impatto fiscale diretto influisce significativamente sulle scelte dei consumatori. Abbiamo visto grandi aziende che avevano ordinato lotti di auto diesel l’anno scorso, ma ora i dipendenti preferiscono passare alle plug-in hybrid per via di questi vantaggi economici.

Questo cambiamento di tendenza sembra avere un impatto notevole sul mercato. Quali sono le conseguenze per i produttori di automobili?
“Le case automobilistiche devono adattarsi rapidamente. Hanno obiettivi di vendita di veicoli elettrici e plug-in molto elevati per evitare multe, che potrebbero arrivare fino a 15 miliardi di euro considerando le immatricolazioni previste per il 2024-2025. Questo crea uno scollamento tra la capacità produttiva e le risorse allocate per i veicoli a basse emissioni rispetto alla domanda effettiva del mercato, che in Italia è stata mal indirizzata con incentivi mal gestiti.

Parliamo degli incentivi auto. Qual è stato l’effetto di quelli introdotti nel 2024?
“Gli incentivi del 2024 sono stati una vera e propria “pagliacciata”. I fondi per le auto elettriche sono stati esauriti in un giorno, lasciando un vuoto significativo per il resto dell’anno. Inoltre, il budget stanziato è stato in parte dirottato su altre voci di spesa, riducendo l’efficacia degli incentivi nel supportare la transizione ecologica del parco auto italiano. Questo ha creato confusione e insoddisfazione tra consumatori e produttori”.

Come vede l’evoluzione del mercato automobilistico in Italia nei prossimi anni?
“Il futuro è incerto e complesso. Da un lato, c’è una crescente consapevolezza ambientale e il desiderio di risparmiare sui costi operativi che spinge verso l’elettrificazione. Tuttavia, la mancanza di una politica industriale coerente e incentivi ben strutturati rischia di rallentare questa transizione. L’Italia potrebbe perdere terreno rispetto ad altri mercati europei se non si agisce rapidamente per allineare la produzione alle nuove esigenze del mercato”.

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Quali consigli darebbe ai consumatori italiani nel contesto attuale?
“Consiglierei di valutare non solo il costo iniziale dell’auto ma anche i costi di gestione a lungo termine, inclusi i benefici fiscali e i costi di carburante o elettricità. Se si può, optare per veicoli ibridi plug-in o full electric potrebbe essere vantaggioso sia economicamente che per l’ambiente, sempre considerando la disponibilità di infrastrutture di ricarica”.

Parliamo della crisi dell’auto e dei recenti ripensamenti della Commissione Europea. Cosa significa esattamente questo cambiamento di direzione?
“Innanzitutto, non c’è una vera e propria marcia indietro rispetto agli obiettivi di decarbonizzazione o alle tempistiche stabilite. La Commissione Europea e il Parlamento, con la loro attuale composizione, mantengono una forte linea verde. Il punto centrale è che, nonostante le discussioni, non c’è intenzione di revocare i traguardi ambientali già stabiliti”.

 Ma allora perché si parla tanto di questi ripensamenti?
“La chiave sta nel contesto politico e nella realtà del mercato. Anche se meno del 50% degli europei ha votato alle ultime elezioni, la composizione del Parlamento Europeo è rimasta relativamente stabile rispetto alle tendenze ambientaliste. Tuttavia, c’è un evidente scollamento con le tendenze più conservatrici o destrorse che vediamo nei governi nazionali. Questo crea una tensione tra le politiche europee e le volontà nazionali”.

E quali potrebbero essere le conseguenze pratiche per il mercato delle auto?
“È probabile che vedremo delle deroghe o una riduzione delle sanzioni per le case automobilistiche che non riescono a rispettare i target di emissione. Tuttavia, questo non avverrà fino alla fine dell’anno, quando il danno per il mercato sarà già significativo. Forzare la vendita di veicoli che i consumatori non vogliono – come quelli elettrici in molti contesti – comporta delle strategie ‘push’ che possono avere effetti collaterali pesanti, come la distorsione del mercato e l’accumulo di stock invenduti”.

Come si posizionano i produttori europei in questo scenario?
“I produttori europei sono sotto pressione. Da un lato, devono affrontare le stringenti normative ambientali europee, dall’altro, sono competitivamente schiacciati da mercati come quello cinese, che ha già una forte penetrazione di veicoli elettrici. Questo, combinato con la mancanza di domanda per i veicoli elettrici in Europa, mette le case automobilistiche in una posizione difficile, costringendole a fare scelte di produzione e investimento molto ponderate”.

C’è quindi un rischio reale di danni permanenti al settore?
“Sì, c’è un rischio significativo. Se non si gestisse correttamente questa transizione, si potrebbe assistere non solo a una crisi di vendite ma anche a una perdita di competitività a livello globale. Le case automobilistiche europee potrebbero perdere quote di mercato e, cosa ancor più grave, le competenze necessarie per innovare in questo nuovo panorama di mobilità sostenibile”.

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Quali sarebbero le soluzioni ideali secondo lei?
“La chiave è un’azione concertata tra politiche di incentivazione ben strutturate, investimenti in infrastrutture di ricarica, e un dialogo aperto tra l’industria, la Commissione Europea e i governi nazionali per adeguare gli obiettivi alla realtà del mercato senza compromettere gli impegni ambientali. Bisogna puntare sull’educazione al consumatore, sulla riduzione dei costi delle tecnologie verdi e su un approccio più flessibile alle sanzioni per permettere una transizione meno traumatica.

Parlando di Tesla e della sua strategia di prezzo. Perché, secondo lei, Tesla continua a ridurre i prezzi?
“Tesla ha adottato una politica di prezzo estremamente aggressiva per mantenere e, se possibile, espandere la sua quota di mercato in Europa. È una strategia necessaria per contrastare l’arrivo di produttori cinesi che offrono veicoli elettrici di qualità sempre più elevata a prezzi molto competitivi. In Europa, i produttori locali e anche quelli coreani, per quanto riguarda il prezzo delle auto, non riescono a competere allo stesso livello con i cinesi, e Tesla si posiziona come l’alternativa preferita per molti consumatori che cercano un’auto elettrica”.

Quindi, la riduzione dei prezzi da parte di Tesla è una risposta diretta alla concorrenza cinese?
“Esattamente. Quando Elon Musk ha iniziato a ridurre i prezzi circa un anno e mezzo fa, l’intento era chiaro: mantenere Tesla attraente per i consumatori europei che vedono crescere le opzioni di veicoli elettrici cinesi. Tesla ha il vantaggio di essere un marchio riconosciuto e affidabile, che molti preferiscono anche se costa un po’ di più rispetto a un equivalente cinese”.

E a livello di conformità normativa europea, qual è la situazione?
“Qui entra in gioco un paradosso interessante. Le normative europee impongono obiettivi di riduzione delle emissioni molto stringenti. Per rispettarle, alcuni produttori hanno annunciato di voler acquistare crediti di CO2 da Tesla. Questo è paradossale perché invece di investire direttamente in tecnologie verdi, si potrebbe dire che si sta contribuendo a rendere Tesla ancora più competitiva. Parliamo di cifre significative, con Tesla che potrebbe guadagnare oltre un miliardo di euro da questi accordi”.

In pratica, i soldi che dovrebbero andare in progetti di sostenibilità finiscono per rafforzare un concorrente?
“Esattamente. È una situazione che mostra quanto complessa sia la transizione ecologica nel settore automobilistico. Invece di stimolare l’innovazione interna, si rischia di alimentare la competizione esterna”.

Come vede il futuro dell’industria automobilistica europea in questo contesto?
“È un panorama estremamente complesso. La direzione che prenderà l’industria dipenderà molto dalle decisioni dell’Unione Europea. Tuttavia, non vedo nessuna casa automobilistica fare marcia indietro sull’elettrico. Gli investimenti sono stati tali e gli impegni così chiari che la strada è tracciata verso l’elettrificazione. L’importante sarà come le case europee riusciranno a posizionarsi e competere in questo mercato sempre più globale e competitivo.

Quali consigli darebbe ai produttori europei per non perdere terreno?
“Dovrebbero aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo per migliorare l’efficienza e ridurre i costi delle loro auto elettriche. Inoltre, è essenziale collaborare con le istituzioni europee per una politica industriale che sostenga l’innovazione locale e l’infrastruttura di ricarica. Infine, bisogna lavorare sulla percezione dei veicoli elettrici, migliorando non solo la tecnologia ma anche l’esperienza d’uso per i consumatori”.

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Parliamo di Kia. Come vede Kia nel contesto della transizione verso l’elettrico globale?
“Kia ha una strategia che riflette la diversità del suo mercato globale. Oltre all’Europa, Kia opera in più di 150 paesi, il che implica una necessità di adattamento del mix di vendite tra veicoli termici ed elettrici. Non c’è un piano per passare esclusivamente a veicoli a batteria entro il 2030; si prevede che una percentuale significativa, intorno al 40% continuerà a essere costituita da veicoli ibridi o termici”.

Quindi, Kia non ha intenzione di abbandonare completamente i motori a combustione?
“Esattamente. Esiste un piano industriale che prevede ancora la produzione di vetture ibride. La transizione verso l’elettrico è in atto, ma non si può parlare di un ritorno a un “liberi tutti” come suggerito da Trump per gli Stati Uniti. In Europa, i piani industriali definiti puntano a una sostenibilità che include ancora le vetture ibride come parte integrante del portafoglio di Kia.

Perché, secondo lei, non è sostenibile un ritorno ai soli motori termici?
“Per diverse ragioni. Innanzitutto, la normativa europea, come Euro 6d, Euro 6e e le future Euro7, sta rendendo i motori a benzina meno performanti. Questi standard riducono la coppia e la potenza dei motori termici, e paradossalmente, per rispettare i limiti di particolato e NOx, i veicoli emettono più CO2. Questo perché le tecnologie per abbattere le emissioni portano a un peggioramento dell’efficienza energetica, contrariamente a quanto si potrebbe pensare”.
Quindi, stiamo vedendo una situazione in cui l’adozione di nuove tecnologie per ridurre le emissioni di particolato aumenta le emissioni di CO2?
Proprio così. È un calcolo teorico che sulla carta sembra funzionare, ma nella realtà operativa dei veicoli, i risultati sono meno sostenibili di quanto previsto. Questo implica scenari complessi per i produttori come Kia, che devono bilanciare innovazione, normative ambientali e la domanda del mercato”.

Qual è allora il futuro per Kia in termini di sviluppo di nuovi modelli?
“Kia continuerà a sviluppare sia veicoli elettrici che ibridi. La chiave sta nell’adattamento flessibile al mercato globale, con un occhio particolare alla tecnologia ibrida che può servire come ponte verso l’elettrificazione completa, specialmente nei mercati dove l’infrastruttura per l’elettrico è ancora in fase di sviluppo. Inoltre, l’innovazione in termini di efficienza e riduzione delle emissioni continuerà, ma con un approccio pragmatico che riconosce i limiti attuali delle tecnologie e delle normative”.

E sugli obiettivi di CO2 per il 2035? Quale supporto necessita questa transizione?
“È fondamentale una decisione chiara e soprattutto supportata da azioni concrete. Se si vuole raggiungere gli obiettivi di CO2 per il 2035, è necessario un supporto locale, magari con incentivi definiti a livello europeo. Senza un aiuto, il passaggio all’elettrico per i consumatori diventa troppo oneroso o poco attraente”.

Parliamo della Spagna. Quali sono le differenze rispetto all’Italia in termini di incentivi e vendite di auto elettriche?
“In Spagna, ci sono incentivi fino a 7.000 euro per le auto elettriche, e questo ha avuto un impatto significativo. La Spagna vende tre o quattro volte più auto elettriche rispetto all’Italia. È una nazione che, fino a poco tempo fa, non era particolarmente avanzata nel settore delle auto elettriche, ma con gli incentivi, ha visto una crescita esplosiva”.

Come vedono gli utilizzatori professionali, tipo i taxisti e i proprietari di veicoli commerciali, questa transizione?
“C’è una certa resistenza su alcune tipologie di clienti. I taxisti di Milano, per esempio, preferiscono tendenzialmente le auto ibride per l’autonomia e la mancanza di infrastrutture di ricarica adeguate. Anche per i veicoli commerciali, c’è scetticismo tra i piccoli imprenditori per il rischio di avere poca flessibilità nel raggiungere i propri clienti con tempi di ricarica da gestire. Può essere invece una soluzione per grandi flotte di player più strutturati.

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Quali miglioramenti tecnologici sarebbero necessari per superare queste perplessità?
“Un incremento significativo della capacità delle batterie sarebbe cruciale. Quando abbiamo lanciato la Kia Soul, la capacità teorica era di circa 200 km. Se si raggiungesse un’autonomia reale di 400 km, soprattutto in autostrada, allora si potrebbe parlare a un pubblico più ampio. Tuttavia, oggi ci sono ancora molte difficoltà pratiche”.

Quindi, secondo lei, cosa dovrebbe fare l’industria per promuovere meglio l’adozione delle auto elettriche
“Oltre agli incentivi, l’industria deve lavorare su due fronti: migliorare la tecnologia delle batterie per aumentare l’autonomia reale e investire pesantemente nelle infrastrutture di ricarica. Solo così si potrà rispondere efficacemente ai dubbi e alle esigenze degli utilizzatori professionali come i taxisti e i commercianti. La politica deve poi sostenere questo cambiamento con incentivi ben strutturati e a lungo termine, non solo a livello nazionale ma anche europeo”.

Come vede il mercato delle vendite auto in Italia quest’anno e nel prossimo futuro?
“Quest’anno e il prossimo saranno particolarmente complessi. Già i primi giorni di gennaio lo stanno dimostrando. I clienti sono incerti, e c’è bisogno di una politica di supporto che sia consistente, continua, e non necessariamente basata su incentivi enormi, ma che aiuti a superare gli ostacoli attuali”.

Parliamo degli ostacoli principali. Quali sono secondo lei?
“In Italia, uno dei problemi principali è il costo. Se guardiamo ai prezzi delle auto, sono passati da una media di 23.000 euro a 30.000 euro con più contenuti, ma con l’elettrico, questa cifra sale ulteriormente, arrivando a 33.000-34.000 euro. Questo è un problema perché gli stipendi non sono aumentati di pari passo. Poi, c’è il costo delle ricariche. Se la convenienza non è evidente, se non si spende il 30% in meno rispetto a un’auto tradizionale, molti non faranno il salto”.

Quindi, la convenienza economica è fondamentale per spingere verso l’elettrico?
“Assolutamente. Per chi fa un uso prevalentemente urbano, l’elettrico è ideale, ma se il costo della ricarica è uguale o superiore a quello del carburante tradizionale, non c’è incentivo. In Italia, abbiamo rimosso molti degli “ingredienti” necessari per rendere l’elettrico attraente”.

E il parco auto vecchio in Italia come incide?
“L’impatto ambientale è dato dal circolante, e in Italia abbiamo uno dei parchi auto più vecchi d’Europa. Questo è un altro ostacolo. Per migliorare la situazione, bisogna supportare l’elettrico con misure strutturali per almeno tre o quattro anni, non solo a breve termine, ma con interventi a 360 gradi per convincere le persone a fare questo passo”.

Esiste un tema legato al costo delle ricariche?
“I fornitori di energia hanno aumentato i prezzi delle ricariche per coprire i costi degli investimenti in infrastrutture. Prima offrivano tariffe a prezzo fisso, ma ora queste sono meno convenienti per loro, quindi i costi sono saliti. Se vogliamo davvero muoverci verso l’elettrico, dobbiamo intervenire qui, riducendo il costo delle ricariche”.

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Qual è quindi la sua ricetta per stimolare il mercato delle auto elettriche in Italia?
“È una ricetta articolata. Bisogna agire su più fronti: incentivare l’acquisto con continuità, ridurre i costi delle ricariche, e avere una visione a lungo termine. Inoltre, considerando che l’Italia non sfrutta le proprie risorse energetiche e dipende dall’estero, dobbiamo ponderare bene queste scelte per non diventare una “pseudo isola green” mentre il mondo intorno procede diversamente. Le decisioni vanno prese, e in fretta”.



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