Riforma Valditara, il preside Urgera tra entusiasmo e perplessità

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Scuola e Università“Sono favorevole alla reintroduzione dell’insegnamento del latino. La Bibbia? Un’introduzione eccessiva, è già attivo l’insegnamento della religione cattolica”. Parla il il dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo 2 di Pontecorvo, Angelo Urgera

Per quanto riguarda le nuove guide del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara per il prossimo anno scolastico 2025-2026, che prevedono per gli alunni dai 6 ai tredici anni, latino alle Scuole Secondarie di Primo Grado, la Storia d’Italia, la Bibbia, letteratura italiana e più poesie a memoria, abbiamo intervistato il dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo 2 di Pontecorvo, Angelo Urgera.

“Personalmente – spiega il preside Urgera – sono favorevole alla reintroduzione dell’insegnamento del latino, a scelta, nella scuola secondaria di I grado per una serie di fattori; il primo è rappresentato sicuramente da un processo di continuità con una lingua che, sebbene ritenuta morta perché non più utilizzata, rappresenta un solido riferimento per chi affronta ogni tipologia di percorso formativo, indipendentemente dal grado. Questo perché il latino sostiene una apertura mentale differente e offre una capacità di lettura delle informazioni sicuramente più efficace. Inoltre, fornisce la capacità di saper meglio argomentare e di gestire con successo la comunicazione e la lettura e comprensione dei testi e, di conseguenza, un uso più consapevole della lingua italiana, sia scritta che parlata.

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Analoga considerazione esprimo riguardo a un più marcato peso nel percorso formativo degli alunni per la letteratura italiana, al fine di conseguire l’obiettivo di incentivare e potenziare sia la lettura che la scrittura; questa introduzione associata alla sensibilizzazione alla lettura già nella scuola primaria, secondo il mio parere sarà determinante per stimolare una maggiore capacità critica nei confronti dei testi proposti in lettura; inoltre l’ampliamento degli interessi verso discipline e ambiti differenziati contribuisce senz’altro all’arricchimento culturale dei nostri alunni.

Altro aspetto importante, è la necessità di orientare il percorso dell’insegnamento della storia sia verso la storia italiana, senza peraltro renderla avulsa da un contesto più globale, sia verso la storia contemporanea che spesso, nei percorsi formativi, viene solo lambita. Conoscere la storia del proprio paese contribuisce a creare un senso di appartenenza più solido e un radicamento all’identità del paese. Credo che sia importante però frenare sui localismi e sui provincialismi, altrimenti si corre il rischio di indebolire l’obiettivo di creare identità e appartenenza a un contesto nazionale.

Ritengo che sia importante un ripensamento riguardo alla riduzione dell’insegnamento della geografia, la cui implementazione ritengo sia inscindibile dalla storia; quasi tutti i grandi avvenimenti della storia sono stati accompagnati da implicazioni di carattere geografico, morfologico ed economico. Oltretutto è purtroppo un dato di fatto che i nostri alunni soffrono di un evidente disagio connesso alla scarsa conoscenza della posizione delle località in rapporto ai continenti.

Riguardo all’introduzione della Bibbia nelle scuole, esprimo un parere personale critico, perché ritengo che sia eccessivo in quanto in tutti gli ordini di scuola, è già attivo l’insegnamento della religione cattolica e, l’introduzione di questo percorso, se inserito in un contesto non coincidente con le ore di religione cattolica, potrebbe determinare la creazione di una ripetizione; senza poi considerare il problema che si creerebbe per la presenza nelle nostre classi di alunni che per scelta religiosa o di appartenenza a credo religioso diverso, decidono di non avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica; in rapporto a questa condizione, tali alunni non avvalentesi sono a scelta orientati a percorsi alternativi trasversali.

Non dimentichiamo anche che la nostra è una scuola totalmente inclusiva che offre a tutti, indipendentemente dal credo religioso, la possibilità di potersi inserire nel contesto scolastico.

Ma ogni forma di modifica o di riforma richiede sempre attenzione; nel nostro caso questa attenzione deve essere necessariamente rivolta a non indebolire e a non depotenziare discipline come la matematica e le lingue, in particolare la lingua inglese, per le quali i ragazzi italiani stando alle specifiche rilevazioni OCSE-PISA, sembra abbiano evidenti difficoltà che si materializzano in differenze percentuali rispetto ad altri paesi OCSE abbastanza importanti”.



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