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Accomunate per mesi dallo stesso dramma siccitoso, Puglia e Basilicata appaiono destinate a separare i propri destini idrici; infatti, il Tavoliere, è la zona che più fatica ad uscire dal tunnel della siccità, che da mesi colpisce ampie zone del Sud Italia: i volumi invasati nelle dighe della Capitanata, pur avendo invertito il “trend” negativo dalla metà di Dicembre scorso, sono lente a ripianare l’enorme deficit (-98,7 milioni di metri cubi rispetto al 2024), che affligge la provincia foggiana. L’incremento di circa mln. mc. 3.600.000 d’acqua, registrato questa settimana, è ben poca cosa rispetto ad altre realtà meridionali: in Basilicata, l’incremento settimanale dei volumi invasati ammonta ad oltre 20 milioni di metri cubi,portando a 50 milioni i metri cubi affluiti in due settimane (circa il doppio di quanto accaduto in oltre un mese nella confinante Puglia), riducendo il deficit sul 2024 a mln. mc. 49,51!
Anche in Sicilia migliora la situazione idrica dei bacini (+mln. mc. 11,33 in 15 giorni), ma casi come quello della diga di Castelvetrano, il cui invaso deve essere svuotato per timori sulla tenuta antisismica, confermano atavici e trascurati problemi infrastrutturali.
“L’auspicio- commenta Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi di Gestione e Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI) – è che annunciate, nuove piogge su terreni fortemente inariditi del Sud Italia non si trasformino in devastanti e purtroppo conosciuti nubifragi, consolidando un andamento meteo, caratterizzato da una marcata estremizzazione degli eventi atmosferici.”
Risalendo la Penisola, in Campania si registra un’ulteriore contrazione dei livelli idrometrici dei fiumi Volturno, Garigliano e Sele, oggi largamente sotto le medie del periodo.
In Abruzzo, il fiume Alento registra un’altezza idrometrica superiore allo scorso anno ma inferiore alla media dell’ultimo quinquennio, mentre Pescara e Sinello sono sotto i livelli del 2024. Il manto nevoso sulla Maiella supera, in alcune stazioni di rilevamento, cm. 90, ma a Campo Imperatore è inferiore a cm. 30.
Il Lazio vede ridurre le portate di alcuni suoi importanti fiumi come Tevere ed Aniene: il primo registra ora un flusso di soli 87,79 metri cubi al secondo (la scorsa settimana era di oltre mc/s 108), inferiore di circa il 56% rispetto ai valori medi del recente quinquennio. Cresce invece il Velino, la cui portata è però ancora inferiore di circa il 40%, rispetto ai valori tipici del periodo. L’altezza idrica del lago di Albano registra oltre 60 centimetri in meno rispetto ad un anno e mezzo fa (fonte: Autorità di bacino distrettuale Appennino Centrale) mentre, nel vicino lago di Nemi, il “gap” con il 2024 è ora a cm. 23.
In Umbria crescono i livelli dei fiumi Paglia, Chiascio e Topino ed anche il lago Trasimeno guadagna 2 preziosissimi centimetri di altezza idrometrica.
Nelle Marche, da inizio d’anno, gli invasi hanno registrato un incremento di circa 2 milioni e mezzo di metri cubi nei volumi invasati. Tra i fiumi, che registrano un innalzamento dei livelli idrometrici, figurano l’Esino, il Sentino e la Nera.
Se al Sud si temono le conseguenze dell’estremizzazione degli eventi atmosferici con riserve idriche, che stentano a ricostituirsi facendo presagire nuovi periodi di restrizioni nelle erogazioni d’acqua, la resilienza delle città settentrionali (in Toscana, Liguria e Romagna) è stata nuovamente messa alla prova da violenti fenomeni pluviali, difficilmente gestibili (in provincia di Genova le cumulate di pioggia hanno superato i 200 millimetri in 24 ore sulle località di Bargagli e Cichero, così come su alcuni comuni toscani nel Massese; frane nello Spezzino), facendo ingrossare i fiumi in maniera preoccupante come nei casi di Lamone (mc/s 32,24) in Emilia-Romagna, Vara ed Entella (cresciuto di oltre 4 metri in 14 ore) in Liguria, Sieve (portata salita da mc/s 9,69 a mc/s 101,50) in Toscana, dove l’Arno ha raggiunto il valore di mc/s 325,30 (la scorsa settimana era mc/s 52,10) ed il Serchio è cresciuto in 7 giorni da mc/s 56,10 a mc/s 461,70!
Grazie alle recenti piogge abbondanti, anche la portata del fiume Po risulta superiore a quella media del periodo lungo tutta l’asta: a Pontelagoscuro, nel Ferrarese, la portata registrata di circa mc/s 1416 supera del 13% il valore normale del mese di gennaio.
In Veneto i fiumi, che vedono aumentare i flussi in alveo, sono Livenza, Brenta, Piave e Bacchiglione; in calo è l’Adige.
In Lombardia, la neve presente in quota è meno della metà di quanta ve ne dovrebbe essere (parametro SWE – Snow Water Equivalent: -53%); in totale, il deficit di riserva idrica ha toccato il 32,6% sulla media storica.
Crescono i livelli dei grandi laghi del Nord, tutti ampiamente sopra media, con il Benaco pieno all’85%, il Verbano al 73,5%, il Lario al 52,9% ed il Sebino al 70%.
In Piemonte è sulle zone al confine con la Liguria, dove si registrano le migliori condizioni dei fiumi: tra queste spicca il Tanaro con un aumento di oltre il 590% della propria portata in soli 7 giorni!
In Valle d’Aosta crescono le portate della Dora Baltea come del torrente Lys. In una settimana su alcune vette si è registrato un accrescimento del manto nevoso di oltre 30 centimetri, ma il quantitativo di neve in quota resta comunque inferiore allo scorso anno.
“Il quadro, che si va consolidando per i mesi a venire – conclude Massimo Gargano, Direttore Generale di ANBI – è quello di una stagione idrica comunque complessa nelle regioni meridionali, cui si aggiungono le preoccupazioni per le sottodimensionate riserve di neve al Nord. È uno scenario, che rende evidente l’esigenza di aumentare la resilienza dei territori attraverso la realizzazione di invasi multifunzionali che, producendo energia e ricaricando la falda, trattengono l’acqua e siano infrastrutture utili al contrasto dei picchi in eccesso o carenza idrica.”
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