a un passo dalla vendita le lavoratrici sono senza ammortizzatori

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Nonostante i significativi traguardi raggiunti, resta ancora incerta la situazione di alcune lavoratrici di La Perla, lo storico marchio di lingerie bolognese portato sull’orlo del fallimento dal fondo speculativo inglese Tennor e tenacemente difeso, in questi anni, da dipendenti e sindacati in una lunga e complicatissima vertenza.

Se la conclusione dell’accordo tra i commissari e i curatori italiani e i liquidatori inglesi e la pubblicazione di un bando di gara per la vendita del marchio e del sito produttivo hanno aperto la strada, finalmente, alla reindustrializzazione del brand, alcune lavoratrici rischiano di non riuscire a tornare in azienda.

Circa 40 dipendenti del ramo La Management, che si occupa di funzioni di staff, sono infatti senza ammortizzatori sociali dal 26 gennaio. Una situazione che, purtroppo, riguarderà anche i lavoratori del settore retail (La Perla Italia), il cui sostegno terminerà il 10 aprile, a meno che non vengano adottate misure specifiche per evitarlo, come chiesto dai sindacati.

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La Perla, i sindacati: servono gli ammortizzatori

Una situazione paradossale, quella delle lavoratrici e dei lavoratori La Perla, che rischiano di rimanere privi di ammortizzatori sociali a pochi giorni dalla conclusione del bando di gara per la vendita dei tre rami del gruppo, con l’auspicato riavvio produttivo e il ritorno al lavoro delle maestranze.

Un’assurdità denunciata con forza dai sindacati che chiedono al Ministero del Lavoro di intervenire celermente per impedire che, a un passo dal traguardo, tutto vada perduto, come spiega a Tag24 Stefania Pisani, segretaria generale della FILCTEM CGIL Bologna:

“Grazie al lavoro di squadra di tutte le parti, abbiamo raggiunto una svolta decisiva: la firma di un protocollo apripista in Europa, il primo a gestire un trasferimento transfrontaliero post Brexit, in grado di salvaguardare il futuro di La Perla. Ora che siamo vicini al traguardo, dopo mesi durissimi, non possiamo perdere le maestranze a causa dell’assenza di ammortizzatori sociali”.

La Perla, grazie all’accordo i tre rami in vendita unica

Come ricordato da Pisani, infatti, a fronte di lunghi e complicati mesi di vertenza sindacale, il 14 gennaio scorso al Mimit è stato raggiunto l’accordo tra i commissari di La Perla Manufacturing (il ramo in amministrazione straordinaria), i curatori di La Perla Italia e La Perla Global Management Uk (entrambi in liquidazione giudiziale) e i liquidatori inglesi che detengono il marchio. Grazie all’accordo, i tre rami del gruppo andranno a vendita unica, come richiesto dai sindacati:

«Finalmente, dopo un percorso lunghissimo, il Ministero delle imprese ha comunicato la finalizzazione del protocollo. La formulazione a cui sono giunti i commissari e curatori italiani e i liquidatori inglesi riflette quanto noi abbiamo sempre sostenuto: tutte le aziende del gruppo La Perla devono andare a vendita insieme. Si tratta di una condizione fondamentale per il rilancio industriale. 

L’altro aspetto cruciale è quello della tenuta occupazionale. Le maestranze e i dipendenti rimasti in azienda, nonostante le enormi difficoltà di questi anni, sono ormai il minimo necessario per poter rilanciare La Perla. Anche questo aspetto è preso in considerazione nel bando di vendita».

I sindacati: “Non basta la vendita, serve piano industriale”

Pervenute le manifestazioni di interesse, dopo il 10 febbraio inizierà una cruciale fase per il destino di La Perla. Come sottolineano i sindacati, infatti, il gruppo dovrà andare nelle mani di chi sarà davvero in grado di rilanciarlo a livello industriale, salvaguardando la tenuta occupazionale e il know-how delle maestranze, uniche al mondo, come ricorda Pisani:

«Il nostro compito sarà colmare le carenze con la contrattazione sindacale. Ecco perché abbiamo chiesto che il Ministero si confronti con noi una volta pervenute le manifestazioni di interesse, che saranno depositate entro il 10 di febbraio.

Vogliamo ragionare con i potenziali acquirenti di piano industriale e rilancio. Il nostro augurio è che il mercato risponda non con altre ipotesi finanziarie, ma con soluzioni industriali adatte a una realtà manifatturiera di alta gamma, come La Perla».

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L’appello al ministero: garantire gli ammortizzatori 

Nell’attesa della chiusura del bando, rimane tuttavia aperta una questione dirimente: la garanzia di ulteriori ammortizzatori sociali per i lavoratori che, a un passo dal riavvio dell’attività produttiva, rischiano di trovarsi sprovvisti di un’entrata economica, necessaria a sopravvivere:

«I tre rami de La Perla hanno oggi condizioni giuridiche differenti. Per quanto riguarda il ramo produttivo – La Perla Manufacturing – ci sono oggi 175 dipendenti coperti dagli ammortizzatori, grazie a un accordo di proroga, fino al 31 gennaio 2026.

Per i dipendenti degli altri due rami, posti in liquidazione giudiziaria, l’unico ammortizzatore sociale disponibile, valido per un massimo di 12 mesi, è la cassa integrazione per cessazione. Ecco: questo termine è scaduto il 25 gennaio per i lavoratori de La Perla Management e scadrà ad aprile per i dipendenti La Perla.

Ora che siamo arrivati all’ultimo miglio, con un bando di vendita in corso, non possiamo permettere che altri lavoratori restino senza sostegno economico».

Il richiamo per salvaguardare le lavoratrici La Perla

Per questo sindacati e lavoratori di La Perla chiedono si mantenga alta l’attenzione sulla loro causa: come spiega la segretaria generale della FILCTEM CGIL Bologna, la perdita delle maestranze sarebbe assurda non solo per la tenuta occupazionale, ma anche in una prospettiva di rilancio del gruppo:

«Anche se formalmente l’azienda è in liquidazione, nei fatti versa in una condizione di eccezionalità, dato che esistono tutti i presupposti per il rilancio. Dopo tutto il lavoro fatto, sarebbe a dir poco paradossale perdere i lavoratori per la fine degli ammortizzatori.

Il tema ha anche una valenza macroeconomica: gli ammortizzatori pagati fino a oggi sono stati versati proprio allo scopo di salvaguardare le maestranze. Come possiamo pensare di perderle per pochi mesi, dopo la caparbietà che hanno mostrato per rimanere nell’azienda?

Chiediamo al Ministero del Lavoro di intervenire con urgenza: se perdiamo le professionalità di La Perla non sarà possibile nessun rilancio. Siamo all’ultimo miglio, ma non dobbiamo mollare».

L’articolo in quattro punti

  • La crisi di La Perla e il percorso di reindustrializzazione
    Lo storico marchio di lingerie bolognese è stato portato sull’orlo del fallimento dal fondo Tennor. Dopo una lunga battaglia sindacale, è stato raggiunto un accordo per la vendita unica dei tre rami aziendali, aprendo la strada alla reindustrializzazione.
  • Il rischio per le lavoratrici senza ammortizzatori sociali
    Nonostante l’accordo, circa 40 dipendenti del ramo La Management sono senza ammortizzatori dal 26 gennaio. Anche i lavoratori del settore retail perderanno il sostegno economico ad aprile, se non verranno adottate misure urgenti.
  • L’appello dei sindacati e il ruolo del Ministero del Lavoro
    I sindacati chiedono un intervento tempestivo per garantire ammortizzatori sociali ai dipendenti in difficoltà. Inoltre, sottolineano la necessità che il nuovo acquirente presenti un solido piano industriale per il rilancio del marchio.
  • L’importanza di salvaguardare le competenze artigianali
    La perdita delle maestranze metterebbe a rischio il futuro del brand, compromettendo il rilancio industriale. Gli ammortizzatori sociali sono essenziali per evitare la dispersione del know-how e garantire la ripresa della produzione.



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