Pensioni, nel 2025 sarà difficile uscire con Opzione Donna e Quota 103: ecco perché

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Anche se sono state confermate, Opzione Donna e Quota 103 risultano pure nel 2025 due trattamenti previdenziali difficili da aderire.

Anche quest’anno Opzione Donna e Quota 103 prevedono dei requisiti abbastanza stringenti. Anzi, decisamente troppo stringenti se confrontati con l’importo dell’assegno che ne deriva.

Vediamo infatti perché è difficile aderire a questi due trattamenti, e a quali alternative tocca affidarsi.

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Per saperne di più in merito all’argomento, consigliamo di approfondire al meglio la questione con questo video YouTube, con ringraziamento al canale di TuttoPensioni.

Pensioni, nel 2025 sarà difficile uscire con Opzione Donna e Quota 103: ecco perché

Come riporta il Corriere della Sera, sempre meno persone sono andate in pensione anticipata attraverso Quota 103 e Opzione Donna.

In particolare, si segnalano per l’anno 2024 solo 3.489 adesioni per Opzione Donna, il 71% in meno rispetto alle 11.996 del 2023.

Il motivo? Perché sia Quota 103 che Opzione Donna erano (e sono) due uscite previdenziali troppo “pretenziose” a livello di requisiti.

Guardiamo Quota 103. Oltre a richiedere 41 anni di contributi per uscire a 62 anni, il lavoratore deve sottoporre tutto il proprio montante al calcolo contributivo puro, anche se parte dei contributi è stato versato in regime retributivo.

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Nel caso invece dell’Opzione Donna, quest’uscita prevede invece “solo” 35 anni di contributi, ma toccherà avere almeno 2 figli a carico per poter uscire a 59 anni.

Ricordiamo infatti che oggi se non si hanno figli l’uscita è a 61 anni. Inoltre, Opzione Donna è disponibile solo per caregiver di parenti e cari, invalide almeno al 74% o lavoratrici licenziate/impiegate presso aziende in crisi.

Tutti requisiti che, tra l’altro, non garantiscono un assegno generoso, ma anzi molto contenuto.

Pensioni, a quanto ammonta l’assegno con Opzione Donna e Quota 103

In entrambi i casi l’assegno finale sarà calcolato attraverso il metodo contributivo, che prevede l’applicazione di alcuni coefficienti sul montante contributivo.

Il più importante è quello di trasformazione, decisamente basso per chi esce tra i 59 e i 62 anni, soprattutto quest’anno per via dei nuovi coefficienti pubblicati dal Ministero del Lavoro.

A conti fatti, una lavoratrice che esce quest’anno con Opzione Donna (maturando 200mila euro di montante contributivo) rischia un assegno finale di 720 euro mensili (lordi). Servirebbe almeno il doppio del montante per poter arrivare a una cifra più dignitosa.

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Nel caso di Quota 103, l’assegno non sarà solo penalizzato dal calcolo, ma sarà anche limitato da un tetto all’importo: la pensione con Quota 103 non potrà infatti essere superiore a 4 volte la minima (circa 2.400 euro).

A meno di non maturare un montante davvero notevole, intorno a 650mila euro, il problema comunque non si porrà.

Pensioni, quali alternative ci sono nel 2025

Per fortuna anche nel 2025 si può andare in pensione anticipata senza per forza aderire a Opzione Donna e Quota 103.

Con 35 anni di contributi, le lavoratrici possono ad esempio fare richiesta per l’Ape Sociale, a meno che la propria mansione non rientri tra i cosiddetti lavori “usuranti”. In tal caso servirà un anno in più di contributi.

A prescindere, però, l’uscita sarà possibile solo a 63 anni e 5 mesi, e solo per chi rientra nelle categorie sociali come riportate sul sito dell’INPS.

Se invece si hanno 41 anni di contributi, si può optare per Quota 41, la misura prevista per i lavoratori precoci.

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Come nel caso dell’Ape Sociale, è prevista solo per alcune tipologie di contribuenti. Inoltre, dei 41 anni di contribuzione richiesti 12 mesi dovranno essere stati versati prima del diciannovesimo anno. In cambio, però, il calcolo dell’assegno sarà misto, e non esclusivamente contributivo.

Altrimenti, maturando altri 22 mesi di contributi (o solo 10 mesi se lavoratrice), si potrà ambire alla Pensione Anticipata, che non prevede né tetti all’importo, né calcolo contributivo puro, né requisiti anagrafici.



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