“Sos-moda. Ma tutto l’artigianato ora reclama più attenzione”

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IL 2024 È STATO L’ANNO della crisi profonda del comparto della moda. Ma anche l’avvio del 2025 non sta portando nulla di buono per le imprese artigiane. E’ il presidente di Cna Toscana, Luca Tonini, a fare il punto della situazione con la consapevolezza che non serviranno solo gli ammortizzatori sociali per tenere in piedi le aziende, ma sarà fondamentale anche ripensare i modelli produttivi.

Inevitabile partire dalla crisi della moda, quali sono stati i problemi maggiori?

“A fine 2023 avevamo segnalato l’avvicinarsi della crisi della moda. All’inizio non siamo stati ascoltati, ci dicevano fosse congiunturale e non strutturale. L’annata non è andata bene; alcuni comparti sull’export hanno tenuto, ma all’orizzonte stanno arrivando difficoltà per la meccanica e l’automotive; con il green deal altri comparti stanno soffrendo. Se a tutto questo si aggiungono anche i danni per le calamità naturali, la difficile situazione geopolitica, credo si possa immaginare quale sia lo stato d’animo degli artigiani. Le previsioni non sono rosee neanche per l’inizio del 2025, l’insediamento del presidente americano Trump ha presentato nuove incognite, a partire dal rischio dazi. Vediamo come dovremo affrontarle”.

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Col governo nazionale, sempre sulla moda, avete avuto diverse interlocuzioni soprattutto sugli ammortizzatori sociali. Funzionano?

“Abbiamo ottenuto la proroga della cassa integrazione per tutto gennaio. E’ sul tavolo del ministro Calderone una proroga ulteriore. Cerchiamo di far capire che al momento la piccola impresa soffre. Si dialoga col governo, non possiamo dire di no, ma a volte sembra un dialogo tra sordi. Dal mio punto di vista vorrei che ci fosse un maggiore ascolto, e una maggiore tutela della piccola e micro impresa. Per fare un esempio: il sostegno al settore della moda fino a 100 milioni è per progetti da 3 a 20 milioni. E’ più industriale che artigianale. Da una parte c’è ascolto e sostegno, dall’altra vorrei una maggior tutela per le micro imprese”.

E con la Regione Toscana?

“L’interlocuzione con la presidenza Giani è stata quotidiana. Ci sentiamo, il dialogo con il presidente della Regione e con la giunta è aperto. Abbiamo lavorato in particolar modo con gli assessori Marras e Nardini. Ovviamente si può sempre fare di più e meglio. In questo 2025 la Regione si presenterà al voto per il governo della Toscana. Da una parte Eugenio Giani ha già manifestato di voler puntare a un secondo mandato per portare a termine i programmi avviati. Dall’altra il centrodestra sicuramente vorrà proporre una candidatura di livello, visto che esprime il governo nazionale; si sente parlare del sindaco di Pistoia, Alessandro Tomasi. Come associazione, ascolteremo le proposte di tutte le parti politiche. Per noi è fondamentale che le istituzioni abbiano una conoscenza e un rapporto più stretto con la piccola impresa. Siamo per la maggior parte contoterzisti negli ambiti più diversi, se gli artigiani si fermano si ferma l’industria”.

Cosa serve in Toscana per uscire dalle difficoltà?

“Più attenzione alle aree interne. Abbiamo una Toscana a due velocità, occorre fare sì che questo gap sia colmato davvero. Siamo fermi da decenni con le infrastrutture, dalla due Mari agli svincol autostradali nell’area metropolitana di Firenze alla Fi-Pi-Li. Ma sulla SGC sia chiaro che il pedaggio per i trasportatori è discriminante. Siamo convinti che la posizione giusta sia quella dell’attuale presidente del Consiglio Regionale, Antonio Mazzeo: facciamo un progetto, sulla base del quale siamo disponibili a dialogare”.

Come uscire dallo stallo economico?

“A mio avviso, oltre ai ristori, dobbiamo guardare anche al mondo del credito. E’ un problema ciclico che riguarda tutte le categorie. Oggi tocca alla moda, c’è difficoltà per le aziende che si presentano in banca. Si riparte solo se riscriviamo le regole di un settore che è il traino del made in Italy. Ognuno deve fare la sua parte. Il settore confindustriale non può pensare di fare la parte del leone coi grandi marchi e imporre difficoltà agli artigiani. Ripartire vuol dire riscrivere le regole d’ingaggio. Sindacati, associazioni datoriali, artigiani, mondo del credito. Tutti insieme perché ognuno rappresenta un ingranaggio di un sistema complesso dove non si può fare a meno l’uno dell’altro”.

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