I magistrati friulani indagano per omicidio colposo plurimo su tre vigili del fuoco e un operatore della sala emergenze sanitarie Sores per la morte per annegamento di Patrizia Cormos, Bianca Doros e Christian Molnar nella piena del Natisone, a Premariacco
La Procura di Udine ha formalizzato la conclusione delle indagini nei confronti di tre vigili del fuoco, fra cui un capoturno, e un operatore della sala emergenze sanitarie Sores per l’annegamento nelle acque in piena del fiume Natisone, a Premariacco, sul Natisone di Patrizia Cormos, Bianca Doros e Christian Molnar. L’accusa, a vario titolo, sono di omicidio colposo plurimo. Adesso, i loro avvocati avranno venti giorni per presentare memorie difensive, chiedere di essere interrogati dai magistrati o per rilasciare dichiarazioni spontanee.
Le indagini
Un fascicolo d’accusa molto corposo, redatto dal procuratore Massimo Lia e dalla pm Letizia Puppa, composto da molti faldoni e una ventina di cd su cui adesso dovranno lavorare gli avvocati che difendono gli indagati. Nei mesi scorsi, infatti, gli investigatori hanno lavorato senza sosta per ricostruire i drammatici eventi del 31 maggio. Sono stati ascoltati numerosi testimoni, analizzati i tabulati e le registrazioni di sei chiamate: tre effettuate da Patrizia Cormos (la prima alle 13.29, senza considerare la seconda che non andò a buon fine). Nell’ultima, una ventina di minuti prima della tragedia, avrebbe spiegato come l’acqua stava salendo velocemente e avrebbe anche invocato l’invio di un elicottero per salvarli. Le altre tre chiamate invece furono fatte da tre passanti fra cui un carabiniere.
Le procedure
Secondo le procedure, l’operatore del Numero Unico di Emergenza 112 registra le richieste di soccorso e le smista alle centrali competenti: sanitaria e dei vigili del fuoco, nonché ai comandi dei pompieri interessati dall’eventuale intervento. Gli inquirenti hanno esaminato anche le comunicazioni tra la centrale operativa sanitaria Sores Fvg e quella dei pompieri, concentrandosi su un nodo cruciale: ci sono stati ritardi o errori nella procedura d’intervento da compiere? Dall’atto di chiusura indagini, la tesi della procura propende per il sì. Ecco perché fino ad oggi, i magistrati si sono focalizzati su chi ha gestito il protocollo di emergenza, senza coinvolgere il personale intervenuto sul posto. Infatti, nessuno dei vigili del fuoco che hanno cercato di salvare disperatamente i ragazzi, anche buttandosi con grande coraggio nelle acque vorticose del fiume in piena, è stato lambito dall’inchiesta della procura di Udine.
La tragedia
Cristian Radu era un operaio romeno che lavorava in Austria ed era venuto in Italia per passare qualche giorno con Bianca. Anche la 23enne stava trascorrendo una vacanza a Udine dall’amica universitaria Patrizia, che quel 31 maggio aveva superato un esame. I tre giovani avevano deciso di festeggiare con una gita sul Natisone. Secondo la ricostruzione della procura, sarebbero scesi su un ghiaione al centro del fiume, vicino al Ponte Romano di Premiaracco, per scattare delle fotografie, sono stati sorpresi dalla piena improvvisa. Sempre per gli inquirenti, sarebbero rimasti in attesa dei soccorsi per circa quaranta minuti. Poi, all’incirca alle 14.10, sarebbero stati trascinati dalla forte corrente che li ha inghiottiti per sempre. Infatti, né l’elicottero «Doppio India», arrivato tre minuti dopo la tragedia, né quello «Drago», arrivato diciotto minuti dopo, riuscirono a salvarli.
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