Dino Viérin si riprende l’Uv

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Un’Europa in blu, senza traccia di confini, con un piccolo rettangolo bianco della Valle d’Aosta: è il manifesto della campagna di adesione 2025 dell’Union valdôtaine. Il partito più antico d’Italia al suo ottantesimo compleanno. E il suo presidente, Joël Farcoz, ne annuncia «l’internazionalizzazione, che significa l’apertura verso Roma e Bruxelles, vogliamo rapporti di apertura per dire che abbiamo legami con le forze politiche italiane e con quelle europee». Parla di «portare in Europa la nostra realtà di territorio alpino europeo, siamo piccoli ma determinati». Farcoz annuncia per il 22 febbraio «un convegno di alto livello intitolato “La Vallée d’Aoste, un pays européen”». Primi passi verso le regionali di settembre, un prossimo futuro che avrà come guida un protagonista del recente passato, Dino Viérin. Così hanno deciso i vertici del partito e così ha stabilito il voto del parlamentino unionista, il Conseil fédéral. Viérin, per quasi dieci anni di fila presidente della Regione, è stato nominato nella triade che dovrà occuparsi del programma. Con lui Patrizia Morelli e Frédéric Piccoli, già animatore della Jeunesse, il movimento giovanile del Leone.

Dino Viérin non torna in punta di piedi. Protagonista per anni del dualismo nel Leone, da un lato la figura dominante di Augusto Rollandin, dall’altro la sua, ora guiderà il partito verso la prossima legislatura. La commissione programma sentirà gli eletti in Regione, il partito, le sezioni, ma la presenza di Viérin testimonia un’evoluzione rispetto al faticoso percorso della riunificazione. Il suo rientro è di qualche giorno dopo la morte di Rollandin. L’Union aveva chiamato lui, il figlio Laurent, anch’egli già presidente della Regione, e Osvaldo Chabod la mattina in cui si apriva la camera ardente a palazzo regionale. Erano fra coloro ad aver ricevuto una delle oltre duemila lettere inviate dal movimento agli ex. Laurent si iscrisse quel giorno, Dino qualche giorno dopo. Quell’Orgueil che era stato critico nel percorso della réunion approdato nel congresso costituente di Saint-Vincent e che se n’era andato, rientra nell’Union.

Dino Viérin, appena ridiventato unionista, ha spiegato: «Volevamo qualcosa in più nei contenuti. Ma abbiamo apprezzato il cambio di dirigenza e le lettere, così come l’analisi prospettica sul piano politico. E’ un punto di svolta, momento importante per l’autogoverno autonomista». L’Uv ritrova un leader, anzi lo ha richiamato. Viérin: «L’idea è il riferimento al 1945, a quell’Union che aveva personalità di estrazione politica diversa». Concetti che si ritrovano nel documento del Conseil: «Bisogna prevedere la possibilità di indicare candidati rappresentativi del territorio, ma anche personalità che siano l’espressione di associazioni, professioni, della società per avere ampia rappresentanza». Ancora: «Bisogna prima di tutto definire al meglio le linee ideali e la filosofia che determinerà le scelte politiche e i metodi che intendiamo utilizzare. E ci auguriamo di ben amministrare e gestire il nostro paese senza essere subordinati a dinamiche esterne, avendo la capacità di decidere noi stessi del nostro avvenire».

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Sui contenuti Patrizia Morelli sottolinea la necessità «di ridare fiducia e parlare con la gente sul territorio, non soltanto con eventi, conferenze». Poi ci vuole un piano economico: «Occorre favorire l’imprenditoria locale e diversificare. Penso alle start-up della Bassa Valle. Non solo turismo, evitiamo che diventi monocultura, c’è da coltivare altre vocazioni, l’industria leggera dell’alta tecnologia che occupa poco suolo e non inquina. Bisogna cercare vocazioni per ogni area».

Frédéric Piccoli ha intenzione di «coinvolgere la Jeunesse». E dell’Uv dice: «Mi aspetto di essere capaci di essere lungimiranti. Uno spirito di programma che sia come nelle politiche del 2022. Per me il tema centrale, il cuore del programma, deve riferirsi ai giovani. Tenendo conto di coloro che sono andati all’estero. E’ un problema trasversale, anche di altre generazioni. La legislatura 2025-2030 affronterà problemi giganteschi come quello sollevato dall’Università di Milano che indica nel 2034 una perdita demografica e di forza lavoro pari a diecimila persone». Morelli parla anche di donne e politica come «rapporto difficile». Aggiunge: «Adesso con il nuovo sistema elettorale nei Comuni ci sono più donne, ma occorre garantire la conciliazione perché le donne possano avere più spazio. Auspico un cambiamento culturale, la politica usa un linguaggio maschile, quelle del potere con tempi appesantiti da rituali, lungaggini. E le donne percepiscono tutto ciò come torbido e poco concreto».



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