L’UTILIZZO DELLA TOPONOMASTICA E GLI APPELLI INASCOLTATI DI DON LUIGI CIOTTI – Talenti Lucani

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ARMANDO TITA

 

Mentre in Italia prosegue il tormentone Almasri (…se Berlusconi  avesse preso le distanze dal trio guerrafondaio “Sarkozy, Napolitano e Obama” contro il suo amico Gheddafi…non ci sarebbe stato il delirio libico odierno con l’aggiunta di Turchi e Russi nel nostro mediterraneo)in Basilicata continua come un mantra sulla stampa locale (Leo Amato sul Quotidiano del Sud del 25 gennaio scorso) il tormentone sulle controverse scelte toponomastiche potentine oltre che sulle discutibili scelte operate dalle varie amministrazioni  regionali di dedicare aule e sale consiliari  ai loro colleghi defunti,  nell’ accezione dantesca, politici senza particolari qualità,  degni di nota, che si trova nel Canto XX dell’Inferno.  

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Nei giorni scorsi una toccante e commovente manifestazione  di Libera e dei familiari  vittime delle Mafie nelle aule del Senato alla presenza  di tanti parlamentari e della Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Chiara Colosimo, per l’ennesima richiesta di Giustizia e Verità, ci ha rattristato e sconfortato, ancora una volta, ripensando all’ottanta per cento di chi  attende risposte, invano, da oltre trent’anni. 

Don Ciotti ci ha spronato a coltivare la Memoria dell’Etica e della Responsabilità non quella miserevole della retorica di sempre. 

Ci ha spronato a immortalare le nostre Piazze , le nostre aule scolastiche, le nostre aule universitarie, le aule consiliari alle  vittime innocenti della Mafia e del Terrorismo. 

Vittime  che hanno tenuto alto il vessillo del coraggio, della libertà e della vera democrazia. 

Coltivare il dono della Memoria anche attraverso le “dediche” operate a favore dei veri eroi del coraggio nei  nostri Saggi e nei nostri Volumi è vero esercizio di democrazia. 

Chiedo scusa se mi cito…aver immortalato i miei saggi dedicandoli alle vittime della Mafia, cadute nel dimenticatoio, dal sindacalista Placido Rizzotto al giornalista Pippo Fava, dal politico Pio La Torre al Giudice Amato (altra vittima del terrorismo fascista dei NAR, uscita dall’agenda giornalistica odierna)è motivo di grande orgoglio e di “coltivazione” della “memoria della responsabilità” che non deve mai venir meno.  

Se avessimo condiviso  l’invito di Don Ciotti ad immortalare piazze e strade, aule consiliari  e universitarie alle vittime della Mafia  non ci sarebbero state tutte queste insopportabili polemiche  che ci siamo  dovuti sorbire  per diverse settimane. 

Tutti avrebbero accettato all’unanimità le vittime della Mafia rendendone perpetua la memoria  nelle  strade di Potenza e nelle Aule Consiliari della Regione Basilicata.  

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Regione Basilicata  che non ha mai avvertito il bisogno di immortalare un vero eroe dell’antimafia nelle sue Stanze. 

Questione di sensibilità e di coscienza politica  mai praticate nel Palazzo di Via Verrastro, caratterizzato da tante finestre di  “vetro fumè” e da poche aperture di “pertugi” ventilati  ad aria fresca e ad aria salubre e salutare .   

Fiumi di parole insignificanti e diktat di una pletora politica che ha immortalato solo i loro colleghi, alcuni sconosciuti  e altri che non hanno lasciato alcuna traccia nel “limitato” percorso virtuoso della Regione Basilicata,  anzi…per dirla tutta, sono stati dei veri campioni del consenso riservato  agli “amici del giaguaro”, dei veri specialisti in truppe cammellate e dei veri maestri del clientelismo e del nepotismo della peggiore specie , in perfetta salsa lucana. 

Come sarebbe stato bello immortalare un’aula consiliare della Regione Basilicata al padre-coraggio Vincenzo Agostino 

Ripenso alla sua lunghissima barba bianca che non ha più tagliato per evidente assenza di giustizia e di verità. 

Come sarebbe stato bello se il Comune di Potenza e la Regione Basilicata gli avessero dedicato un’aula, un corridoio, un anfratto dei loro Palazzi di Governo. 

Un padre-coraggio, lo vorrei ricordare a Telesca e Bardi,  che si è battuto per trentacinque anni per conoscere la verità sui veri mandanti del figlio poliziotto Nino e della Nuora incinta Ida Castelluccio,senza mai riuscirci.

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Chi avrebbe contestato tale decisione, tale scelta?  

Sarebbe stato un bel regalo al Papà-coraggio, Vincenzo Agostino, che pretende Giustizia pur dall’al di là… 

Nei  precedente editoriali ci siamo chiesti dove fossero  finiti i centomila di Scanzano del novembre 2003 e i trentamila giovani di Libera del Piazzale “Regione Basilicata” del  19 marzo 2011 ? 

Una moltitudine giovanile, non violenta,  vivace e propositiva, come  il “popolo” delle Felpe Bianche .

  Era bello partecipare e immergersi nella marea umana di Libera  con migliaia di   giovanissimi lucani  in  quelle stupende performance di  comunione e di condivisione  con la presenza  forte, vigorosa, possente e sana delle nostre “madri coraggio”,  da Filomena Claps  a Olimpia Orioli. 

Donne che hanno squarciato e continuano, ancora oggi,  a squarciare il velo del silenzio e dell’ignavia(vedi Olimpia Orioli… sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 12 febbraio e sul  Tg3  Basilicata del 15 febbraio 2024). 

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Toccare con mano una realtà giovanile lucana e potentina, in particolare, che  si cibava di solidarietà vera e di altruismo praticato, è stata una gran bella scoperta. 

Era una fresca ventata di gioventù impegnata  che chiedeva  diritti, giustizia sociale,  regole e legalità. 

Rivedere i tanti familiari  in attesa di una VERITA’ che non arriva mai, da Nino Agostino e nuora a Libero Grassi, da Giovanni Falcone a Paolo Borsellino, fino alla nostra amata  Olimpia Orioli  è stato per me e per tutti i partecipanti , emozionante, toccante e commovente. 

Un popolo che si riconosce in questa bella gente è un popolo che  rafforza i “guardrails” della democrazia, oggi, brutalmente calpestata da autocrati e guerrafondai. 

Incontrare questi giovani è stato per noi maturi cittadini  cogliere “ buoni esempi, valori , coraggio ed entusiasmo”. 

Del resto Don Ciotti ci ha insegnato che la Felicità non si fa con i Talismani, ma, con la ricerca continua della Verità e della Giustizia. 

I nostri giovani vogliono sapere perché le cose esistono, non limitarsi a sapere che esistono. 

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Queste stupende manifestazioni del recente passato, oggi, tragicamente, cadute nell’oblio, ci fanno comprendere che la legalità va vissuta quotidianamente nell’assunzione graduale delle responsabilità individuali. 

Noi società adulta siamo chiamati a prendere in seria considerazione le domande di questi giovani per riproporre il “credo” di Paolo Borsellino:

“ Se la nostra Gioventù negherà il consenso … anche l’onnipotente Mafia svanirà come un incubo”. 

Preferisco non dilungarmi più  per non alimentare ulteriormente  la mafia delle parole.

*Sociologo e Saggista

 


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