Nuovo Codice della strada, per i test antidroga rapidi mancano ancora le regole (un mese e mezzo dopo)

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Basterà il risultato positivo per il ritiro della patente: un tema che ha sollevato molte polemiche. Ma le forze di polizia attendono ancora le linee guida. I dubbi sulla validità degli esami veloci in una sentenza della Cassazione: ma riguarda un caso che precede l’entrata in vigore della riforma Salvini

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È passato un mese e mezzo dall’entrata in vigore della riforma del Codice della Strada, ma una delle sue più discusse novità continua a creare polemiche. Il principio, in materia di stupefacenti, è stato ribaltato: le forze dell’ordine non devono più dimostrare lo stato di alterazione psico-fisica del conducente al momento in cui si trova al volante, ma è sufficiente riscontrare una positività ai test rapidi salivari. Quindi anche ore, se non giorni, dopo l’assunzione.  Al momento, però mancano ancora le linee guida definitive per i test rapidi utili a rilevare, direttamente sulla strada, la positività di un automobilista. 

Chi risulta positivo rischia multe che variano da 1.500 a 6.000 euro, l’arresto fino a un anno e la sospensione della patente per un periodo compreso tra uno e due anni. Inoltre, al conducente vengono decurtati dieci punti dalla patente, e il veicolo può essere confiscato. Per i recidivi, la legge prevede pene ancora più dure. Chi viene fermato due volte in due anni per la stessa infrazione rischia la revoca della patente e la confisca del veicolo. 




















































La Cassazione

Prima, chi era sospettato di essere sotto effetto di stupefacenti, quasi sempre, veniva accompagnato in ospedale per accertamenti approfonditi: dall’analisi delle urine a quelle del sangue. Ora, invece basta il risultato positivo a un test salivare rapido in strada. Ma sull’attendibilità scientifica di questo metodo sono stati sollevati dagli esperti parecchi dubbi perché – sostengono alcuni – potrebbe dare falsi positivi. Intanto, solo pochi giorni fa, una sentenza della Cassazione – esaminando un caso antecedente alla riforma e quindi entrando nel merito delle norme del «vecchio» principio del codice e non di quello attuale  – ha stabilito che neanche l’esame delle urine da solo «è sempre affidabile» e ha indicato quello del sangue come test più accurato per accertare se un conducente fosse effettivamente alterato. Inoltre, gli agenti avrebbero dovuto osservare e annotare nel verbale il «comportamento globale» del guidatore: coordinazione dei movimenti, eloquio, stato emotivo. Una procedura che, adesso, non vale più perché tutto è cambiato.

Le nuove regole

 «La sentenza 2020/2025 della Cassazione rispetto al codice attuale può far riflettere concettualmente ma non ha effetti giuridici sui controlli a partire dal 14 dicembre perché il legislatore ha cambiato la ratio della norma – spiega Luigi Altamura, comandante della polizia locale di Verona e componente per l’Anci di Viabilità Italia al ministero dell’Interno – perché oggi per contestare il reato non rileva più l’alterazione alla guida bensì la “semplice positività o meno al controllo”. In pratica non importa più il momento in cui si è assunta la droga o se il conducente risulta effettivamente alterato».

Le polemiche

Un cambio di regole che ha sollevato l’ira delle associazioni che difendono i consumatori di cannabis terapeutica e dei Radicali Italiani. Il loro segretario, Filippo Blengino, nei giorni scorsi, si è autodenunciato a Roma per guida dopo l’assunzione di stupefacenti, come atto di disobbedienza civile. Ha spiegato di aver «assunto cannabis di sabato e di essersi messo alla guida il lunedì mattina, in piena lucidità. Molti ignorano che le tracce di cannabis restano nell’organismo per giorni, anche quando non vi è più alcuna alterazione delle capacità e con questa norma, lo Stato punisce individui perfettamente lucidi alla stregua di chi si mette al volante in uno stato psico-fisico alterato». Dopo la sua autodenuncia, la conseguenza è stata immediata: «mi è stata revocata la patente».

L’attesa

Nel frattempo, le forze dell’ordine devono fare i conti con l’assenza di linee guida operative. «A oggi non sono state emanate le linee guida per gli operatori di polizia su come agire nella pratica con i nuovi droga test – continua il comandante Altamura – ma c’è un tavolo interministeriale che sta lavorando per definirle. Nell’attesa, lunedì scorso è stata divulgata una circolare del ministero dell’Interno che ribadisce come non vi è più la necessità di accertamento dell’effettivo stato di alterazione psico-fisica, ma è sufficiente acquisire la prova dell’assunzione di sostanze stupefacenti/psicotrope prima della guida». La circolare chiarisce che, in attesa delle linee guida definitive, se un test rapido alla saliva risulta positivo, sarà «obbligatorio l’intervento di personale sanitario per la raccolta del campione» e che «non dovranno essere più compilati i precedenti moduli con la scheda clinica di valutazione dello stato psico-fisico del conducente».

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1 febbraio 2025 ( modifica il 1 febbraio 2025 | 17:22)

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