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Sabato scorso Donald Trump ha annunciato che a partire da domani, martedì 4 febbraio, le aziende che importano prodotti negli Stati Uniti dal Canada e dal Messico pagheranno un dazio del 25%; gli importatori dalla Cina pagheranno invece un ulteriore 10% in aggiunta alle tasse esistenti. Per il greggio canadese i dazi saranno del 10%. Donald Trump ha insistito sul fatto che questi dazi non aumenteranno i prezzi per i consumatori americani e che se qualcuno ne pagherà il costo, saranno i Paesi stranieri. Oggi lo stesso Trump ha però annunciato la sospensione per un mese dei dazi con il Messico dopo aver parlato con la presidente del Messico Claudia Sheinbaum. I negoziati avverranno nel mese di sospensione dei dazi.
Su chi ricadono i costi dei dazi?
L’importatore può scegliere di assorbire i costi, ma ciò inciderebbe sui suoi profitti. Alcuni importatori sostengono che il pagamento di un dazio del 25% cancellerebbe completamente i loro margini di profitto e li metterebbe fuori mercato. Se gli importatori non vogliono assorbire da soli il costo della tariffa, possono provare a costringere il fornitore che ha venduto loro la merce ad abbassare i prezzi per compensare il dazio. Oppure possono trasferire i costi ai propri clienti, sotto forma di prezzi più alti. Ogni caso è diverso, a seconda dell’influenza, più o meno grande, che un’azienda può esercitare sulle altre aziende.
C’erano già dei dazi alle importazioni?
La maggior parte dei prodotti stranieri sono già soggetti a qualche tipo di dazio quando entrano negli Stati Uniti. Gli Stati Uniti hanno accettato di limitare i dazi per vari prodotti a diversi livelli quando hanno aderito all’Organizzazione mondiale del Commercio, e il governo degli Stati Uniti impone vari altri dazi se si scopre che gli esportatori stranieri sono coinvolti in comportamenti commerciali sleali. Tuttavia, le aliquote tariffarie medie negli Stati Uniti sono basse, intorno al 2,5%, e inferiori a quelle della maggior parte degli altri Paesi. I nuovi dazi voluti da Trump verranno aggiunte a quelli attualmente esistenti.
Trump imporrà dazi anche alle merci europee?
Trump ha ribadito in questi giorni che le prossime a essere colpite saranno le merci importate dall’Unione Europea. Gli Stati Uniti sono la principale destinazione delle esportazioni dell’Unione europea, che registra un surplus commerciale con Washington pari a 155,8 miliardi di euro, secondo gli ultimi dati disponibili dell’ufficio statistico europeo Eurostat, riferiti al 2023. Nello specifico, le esportazioni europee verso gli Stati Uniti rappresentano il 19,7% delle vendite del blocco comunitario nel resto del mondo, con Germania, Irlanda e Italia come principali propulsori.
Quali settori produttivi potrebbero soffrire di più se Trump imponesse dazi alle merci europee?
I settori dell’Ue che hanno contribuito maggiormente alle esportazioni verso gli Stati Uniti sono i prodotti farmaceutici e le automobili e, pertanto, sono quelli che potrebbero soffrire di più se il presidente degli Stati Uniti Donald Trump decidesse di imporre dazi all’Ue come ha già fatto con Canada, Messico e Cina. Per quanto riguarda i singoli Paesi, le esportazioni tedesche hanno raggiunto i 157,732 miliardi di euro, più del doppio dei 67,266 miliardi di euro dell’Italia e ben al di sopra dei 51,621 miliardi di euro dell’Irlanda. Al contrario, i Paesi Bassi sono stati il Paese dell’Ue che ha importato più beni dagli Stati Uniti, per un valore di 75,24 miliardi di euro, seguiti dalla Germania (71,932 miliardi) e dalla Francia (43,656 miliardi). L’Italia è quinta con 25,172 miliardi di euro) per un surplus di oltre 42 miliardi.
Anche l’agricoltura europea soffrirebbe per eventuali nuovi dazi Usa?
Washington è la seconda destinazione delle esportazioni europee nel settore agricolo. Nel 2023 le esportazioni hanno rappresentato il 12% (27,2 miliardi di euro), sebbene siano diminuiti de 1,8 miliardi (6%), rispetto all’anno precedente, principalmente a causa del calo del 27% delle vendite di distillati e liquori, secondo l’ultimo rapporto pubblicato dalla Commissione europea. Inoltre, gli Stati Uniti sono il quarto Paese di origine delle importazioni agricole dei Ventisette, di cui rappresentano il 7% (11,7 miliardi), il 4% in meno rispetto all’anno precedente a causa del calo dell’arrivo di frutta, cereali e prodotti non commestibili. Dopo gli Stati Uniti, la seconda destinazione delle esportazioni di merci dell’Ue sono state il Regno Unito (che ha rappresentato il 13,1% del totale); la Cina (8,8%); la Svizzera (7,4%) e la Turchia (4,4%).
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