Ancora gender gap, la transizione infinita verso la parità sul lavoro

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Gender gap in Italia e in Europa. Se gli impegni normativi non mancano, nella vita reale i miglioramenti sono ancora lenti e frammentati. Secondo l’Inapp, per concludere la transizione infinita del mercato del lavoro verso la parità, serve un approccio sistemico di genere nelle politiche e nei diritti.

Entrata ufficialmente in vigore il 7 gennaio 2025, la Direttiva europea 2022/2381 sottolinea l’impegno normativo dell’Europa a favorire la parità di genere nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa. Si tratta di un importante passo avanti dell’Unione per quanto riguarda i processi decisionali. Tuttavia, i risultati concreti sul lavoro risultano ancora stagnanti, con gender gap consistenti, in primis tra le coppie con figli. Secondo le più recenti indagini in merito, quel che ancora manca è un approccio sistemico di genere nelle politiche e nei diritti del lavoro, imprescindibile per ridurre le disparità tra uomini e donne.

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Gender policy report 2024, il grande divario in Italia

Una transizione infinita. L’Inapp, Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, sceglie questa emblematica espressione nel Gender policy report 2024, pubblicato il 16 dicembre 2024, riferendosi alla persistente mancanza di raggiungimento degli obiettivi di gender equality in Italia.

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Nel 2023 il tasso di occupazione femminile nella classe di età attiva si attestava al 52,5%, contro il 70% di quello maschile. Nonostante un aumento di 1,4 punti percentuali rispetto all’anno precedente, il dato rimane distante dall’obiettivo europeo del 60%, nonché inferiore di dieci punti rispetto alla media europea.

Nel Belpaese, infatti, le donne rappresentano il 64% delle persone inattive nella fascia d’età tra i 15 e i 64 anni. Le lavoratrici fanno registrare percorsi frammentari, dovuti al loro ruolo primario nella cura della famiglia (tra i 25 e i 34 anni di età, il 43,7% delle donne non lavora per questo motivo) e a basse retribuzioni. Con rilevanti ripercussioni in termini pensionistici. Secondo gli ultimi dati disponibili, infatti, le pensioni delle donne sono circa il 30% inferiori a quelle degli uomini.

A valle di queste premesse, operare favorevolmente sui diritti delle donne e degli uomini alla genitorialità– con congedi più equilibrati e servizi pensati per agevolare la conciliazione tra vita e lavoro- si delinea sempre di più come priorità irrinunciabile. Per favorire una effettiva condivisione di responsabilità tra genitori, e colmare il gap.

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Molestie di genere

Secondo il rapporto Inapp, il fenomeno delle molestie di genere nei luoghi di lavoro resta considerevole. L’80% delle vittime è costituito da donne, soprattutto giovani, con contratti precari, impiegate in settori a prevalenza maschile e con livelli di istruzione più elevati. Un problema che ben si accompagna a divari salariali, andando a costituire una delle forme più diffuse e radicate di violenza di genere.

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Quali politiche contro il gender gap?

Fatte salve le disparità e la lunga strada che ancora resta da fare, non mancano le misure per colmare progressivamente il divario. Nel 2021 l’Italia ha introdotto il bilancio di genere a livello nazionale. L’obiettivo è di analizzare l’impatto di genere delle politiche pubbliche e delle risorse finanziarie e favorire l’equità. Per concretizzare il potenziale di tale strumento, l’Inapp raccomanda una più stretta collaborazione tra le parti. Un tavolo di confronto istituzionale, migliori attività di monitoraggio e valutazione degli interventi, una maggiore disponibilità di dati aggiornati e dettagliati per genere sono le principali azioni auspicate dall’ente.

Segnali incoraggianti giungono, poi, dalla certificazione di genere. A circa due anni dall’introduzione del riconoscimento formale, circa 5mila aziende hanno messo in campo pratiche mirate ad agevolare la parità di opportunità tra uomini e donne nei vari aspetti della vita lavorativa.

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I passi avanti italiani trovano conferma nel Gender equality index 2024, pubblicato lo scorso dicembre dall’Eige, European institute for gender equality. Il nostro Paese, pur posizionandosi solo al 14esimo posto nell’Unione nell’indice di uguaglianza di genere (1,8 punti in meno rispetto al punteggio Ue), ha registrato uno dei progressi più rilevanti dal 2010, con un aumento di 15,9 punti.

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Tre direttive europee

L’analisi di Inapp, infine, ricorda l’impegno dei Paesi Ue ad adottare tre direttive europee entro il 2026. Le direttive 1499 e 1500 del 2024 intendono migliorare l’efficacia degli Organismi per la parità di genere, stabilendo i requisiti minimi a livello europeo.

La direttiva 970 del 2023, invece, si focalizza sul consolidamento del principio di parità retributiva tra uomini e donne per lavori di pari valore. In tale direzione, la norma prevede:

  • il diritto dei lavoratori di accedere alle informazioni sui criteri utilizzati per determinare le retribuzioni;
  • il sostegno legale alle vittime di discriminazioni;
  • chiarimenti sul concetto di lavoro di pari valore.

Concentrarsi seriamente sulle mancanze, a tutti gli effetti opportunità per un significativo miglioramento, può innescare il cambio di marcia necessario a rendere gli obiettivi più accessibili. Non solo sulla carta, ma nella quotidianità di vita e lavoro.

[Foto da Pexels]

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Ancora gender gap, la transizione infinita verso la parità sul lavoro
ultima modifica: 2025-02-03T00:01:30+01:00
da Valentina Tibaldi



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