Credito alle imprese in Veneto

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Calo del -7,4% dei prestiti e caro tassi compromettono la competitività delle PMI

La stretta sul credito e i crescenti oneri finanziari stanno colpendo duramente il tessuto imprenditoriale italiano, con il Veneto che emerge come una delle regioni maggiormente penalizzate, secondo i recenti dati forniti dalla Banca d’Italia, elaborati dal Centro Studi di Confartigianato.
A livello nazionale, il credito alle imprese ha subito una contrazione complessiva del 2,8%, mentre alle piccole imprese la flessione è stata più che doppia, evidenziando una contrazione pari a -6,8%.

In Veneto il crollo è stato ancora più pesante e pari al -7,4% e per le piccole imprese ha toccato un – 8,2%. In particolare, a ottobre lo stock dei prestiti alle imprese è di 64.486 milioni di euro a livello regionale, di cui 12.291 milioni di euro in provincia di Vicenza (fonte Banca d’Italia).
Questo risultato posiziona la regione tra le peggiori in Italia, preceduta solo da Marche (-9,3%), Friuli Venezia Giulia (-8,8%) e Valle d’Aosta (-8,5%). Il quadro si appesantisce ulteriormente se guardiamo ai prestiti all’artigianato che evidenziano una contrazione ancora più marcata (-12% in Veneto e -12,5% a livello nazionale).

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Il calo del credito non risparmia nessun settore economico. A livello nazionale, il comparto più colpito è il manifatturiero (-5,6%) seguito dai servizi (-4,1%). Entrando nel dettaglio settoriale la contrazione più marcata si osserva per i servizi di informazione e comunicazione (-12,5%). Segno negativo anche per alcune importanti eccellenze manifatturiere del nostro Paese: -9,7% per la fabbricazione di macchinari e attrezzature, -8,7% per gomma e plastica, -8,6% per tessile e abbigliamento (-8,6%) e -7,3% per la metallurgia.
In controtendenza le attività professionali, scientifiche e tecniche (+4,8%) e i servizi di noleggio, agenzie di viaggio e supporto alle imprese (+3,8%) che mostrano segnali di crescita. Anche l’industria alimentare ha tenuto meglio rispetto ad altri comparti (+0,5%).

“Un dato alquanto preoccupante – afferma il presidente di Confartigianato Imprese Veneto Roberto Boschetto – in un momento in cui si chiede alle piccole e medie imprese di investire in digitalizzazione e azioni per il risparmio energetico e al contempo di far fronte anche al caro bollette. Per le piccole imprese venete, i costi di finanziamento sono particolarmente gravosi, con un tasso medio dell’8,93%, rispetto al 6,09% delle medio-grandi. Questa dinamica mette in luce un evidente squilibrio nell’accesso al credito, penalizzando le realtà di minori dimensioni che perdono di competitività”.
Un dato positivo emerge però sul fronte degli investimenti in digitale, che hanno coinvolto il 66,2% delle imprese nazionali. Tuttavia, solo il 28,1% ha destinato risorse alla transizione green, con il manifatturiero come unico settore ad aver dimostrato una propensione significativa verso la sostenibilità, grazie soprattutto agli incentivi del Piano Transizione 5.0. “Le imprese non hanno la forza economica per sostenerne gli oneri. In un momento così complicato di crisi nell’export, aumento dei prezzi delle materie prime e dei costi energetici, diminuzione di commesse – denuncia Boschetto – non si possono chiedere ulteriori sacrifici al mondo imprenditoriale senza un supporto fatto di incentivi e sgravi. Soprattutto se a governare gli investimenti sono le banche”.

A livello nazionale, la stretta monetaria ha generato maggiori oneri finanziari per 44,3 miliardi di euro tra il 2022 e giugno 2024. Il Veneto si posiziona al secondo posto per incremento degli oneri, con 4,7 miliardi di euro, che grava ovviamente nelle piccole imprese, già penalizzate dall’accesso al credito.
Nonostante le difficoltà, l’occupazione ha mostrato un trend positivo a novembre 2024, con una crescita dell’1,4%. Tuttavia, ristagnano le entrate di lavoratori previste per il primo trimestre 2025 (-0,2%) per effetto del calo osservato per le imprese medio-grandi; in aumento, invece, di +1,7% le entrate previste nelle realtà con meno di 50 dipendenti.

“Le nostre imprese hanno investito soprattutto in processi e metodi produttivi per adeguarsi ai cambiamenti del mercato e dei consumi – fa notare il presidente di Confartigianato Imprese Veneto -, ma anche in organizzazione del lavoro e risorse umane, dimostrandone il valore ed il ruolo nel mercato del lavoro. Oggi però la sopravvivenza dipende da investimenti in digitalizzazione e internazionalizzazione, strutturando e capitalizzando le nostre aziende. Pertanto diventa urgente facilitare l’accesso ai finanziamenti, incentivare gli investimenti in sostenibilità e ridurre gli oneri finanziari”.

Il vicepresidente di Confartigianato Imprese Veneto con delega al credito, e presidente di Confartigianato Vicenza, Gianluca Cavion, precisa che “a fronte degli eventi straordinari di natura geo politica ed economica degli ultimi anni, le imprese hanno manifestato nuovi e urgenti bisogni con una crescente esigenza di credito straordinario che purtroppo non viene sufficientemente soddisfatto dal sistema bancario. Secondo la Banca d’Italia, infatti, nell’ultimo decennio, c’è stata una progressiva e persistente contrazione del credito bancario. E a pagare sono soprattutto le realtà produttive più piccole: le aziende con numero di dipendenti inferiori a 20 hanno subito, infatti, una riduzione del 42% dal 2012 al 2024, riduzione che tende a cronicizzarsi”.

“Un secondo elemento – aggiunge Cavion – è rappresentato dalla vertiginosa crescita degli utili bancari che, secondo le indagini della Federazione Autonoma Bancari Italiani, dai 15 miliardi di utili del 2018 si è arrivati al 2024 superando i 50 miliardi. Questo porta i principali gruppi bancari ad abbandonare i settori con basse marginalità e che richiedono investimenti in risorse e strutture, a favore di mercati con maggior reddittività e più bassi rischi di credito. Ancora Banca d’ Italia registra nel 2024 i minimi del rischio dal 2007 anche per effetto della consistente garanzia pubblica a cui il Sistema ha fatto continuo e crescente ricorso dal 2020. Per contro la patrimonializzazione delle banche ha raggiunto i massimi superando nel 2024 il 15 % (nel 2007 si era circa al 7 %). Quindi banche più solide, meno rischiose e con utili rilevanti. Tutto ciò piace molto all’Autorità Bancaria Europea (EBA) perché riduce i rischi sistemici ma rappresenta un grosso problema per lo sviluppo dei nostri territori”.

“Non ultimo per importanza – prosegue Cavion- si deve registrare l’inasprimento continuo degli impatti normativi che, a livello europeo, ha influenzato negativamente il sistema creditizio inserendo molti vincoli costringendo il sistema bancario a importanti contrazioni del credito favorendo nel contempo un graduale e continuo percorso di aggregazioni a tutti i livelli di dimensione del Sistema Creditizio. C’è poi il risico bancario, tutt’altro che terminato, come ripotano le cronache finanziarie delle ultime settimane. Nell’ultimo decennio, infatti, i grandi gruppi bancari hanno ridotto drasticamente il numero degli sportelli e degli addetti, portando ad una vera e propria desertificazione bancaria sul territorio”.

Cavion conclude affermando che “come sistema di rappresentanza delle imprese che affrontano queste problematiche servono collaborazione, interventi nazionali e regionali efficaci e un approccio strategico condiviso. Una strategia a sostegno delle imprese per rendere il mercato del credito più appetibile e semplice. Vanno, inoltre, sensibilizzate istituzioni e stakeholder sull’importanza del credito per lo sviluppo delle piccole e microimprese e la crescita sociale dei territori. Infine, va riportato al centro il ruolo dei Confidi, che, nonostante tutte le difficoltà, continuano a svolgere un servizio di accompagnamento e supporto alle imprese su credito e consulenze finanziarie”.

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