Iniziano questa mattina, per concludersi mercoledì prossimo, gli interrogatori a carico dei soggetti a rischio di misura cautelare coinvolti nella maxi inchiesta sui falsi sinistri. Per effetto, infatti, delle nuove norme introdotte a tutela delle persone sottoposte a indagine e a potenziale rischio di misura restrittiva, gli otto principali indagati, tra cui figurano, ad esempio, quattro avvocati e due terapisti, da oggi sfileranno davanti al gip Ida Logoluso del tribunale di Frosinone per l’interrogatorio preventivo. Nell’occasione gli indagati, che sono rappresentati dagli avvocati Christian Alviani, Nicola Ottaviani, Antonio Perlini, Gianmarco De Robertis, Giampiero Vellucci, Giuseppe Spaziani e Claudia Padovani avranno modo di rispondere alle domande del giudice e di fornire documenti e memorie difensive per rappresentare la propria versione sulle contestazioni mosse dalla procura. Solo all’esito dell’interrogatorio il giudice deciderà se accogliere o meno le richieste del pubblico ministero e le eventuali misure da applicare.
L’inchiesta, che vede iscritte nel registro degli indagati 53 persone, ha portato alla luce un modus agendi collaudato e fruttifero per i coinvolti, stando alle accuse. L’organizzazione, composta da avvocati, fisioterapisti, carrozzieri e procacciatori, è accusata di aver lavorato numerosi incidenti stradali, tra il 2021 e il 2024, sia reali sia simulati, al fine di ottenere il massimo risarcimento dalle compagnie assicurative.
Gli studi legali si occupavano della gestione legale delle pratiche, mentre i collaboratori e i procacciatori avevano il compito di reclutare “clienti” e testimoni compiacenti. Poi, c’erano anche alcune società di noleggio veicoli, che fornivano auto sostitutive per i presunti periodi di fermo tecnico, gonfiando i costi delle riparazioni. Gli studi fisioterapici, alcuni ritenuti abusivi, avevano il compito di rilasciare false certificazioni mediche per attestare lesioni inesistenti o aggravate. Infine, il ruolo dell’autocarrozzeria, che si occupava della riparazione dei veicoli coinvolti negli incidenti, spesso con interventi fittizi o esagerati.
Il tutto architettato, secondo le accuse, per massimizzare i profitti illeciti. Venivano richieste false cessioni di credito per ottenere indennizzi per noleggi di veicoli mai avvenuti e riparazioni inesistenti. Venivano emesse false ricevute per cure fisioterapiche mai erogate, intestate a partite Iva create ad hoc per supportare gli studi legali coinvolti. Infine, venivano intentate false citazioni in giudizio contro le compagnie assicurative, utilizzando false procure e reclutando falsi testimoni.
Il sistema avrebbe consentito agli studi legali coinvolti di aumentare in modo esponenziale i propri guadagni, proporzionali all’ammontare dei risarcimenti ottenuti dalle compagnie assicurative. Inoltre, la capacità di offrire “servizi” completi e tariffe competitive consentiva agli studi di acquisire un vantaggio illecito rispetto alla concorrenza nel settore dell’infortunistica stradale, offrendo ai clienti la prospettiva di facili e sicuri guadagni.
È stato un lavoro lungo quello condotto dagli investigatori con la guardia di finanza, che si è concentrata su un filone relativo a una contabilità ritenuta sospetta, e con la polizia stradale, che ha puntato sugli aspetti tecnici degli incidenti. Gli investigatori, coordinati dal pubblico ministero Samuel Amari, si sono avvalsi di intercettazioni telefoniche, ma anche delle numerose certificazioni, ritenute false, che avrebbero giustificato i danni subiti da conducenti e trasportati per ottenere i risarcimenti dalle compagnie assicurative. Le indagini si sono basate anche sul contributo offerto dagli uffici anti-frode di alcune compagnie di assicurazioni che nutrivano sospetti su alcuni decessi e anche di alcuni soggetti in ambienti in forte concorrenza nei settori dell’infortunistica e dei risarcimenti.
I reati, contestati a vario titolo sono, tra i tanti, associazione per delinquere finalizzata alla frode assicurativa, concorso in frode assicurativa, falso materiale, falsa testimonianza. Gli accusati dal canto loro respingono gli addebiti contestati.
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