«Informatica, i nostri laureati in tre mesi tutti al lavoro»

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Gianluigi Greco è professore ordinario di Informatica all’Università della Calabria, dove è anche direttore del Dipartimento di Matematica e Informatica. Dal 2022 è presidente dell’Associazione Italiana per l’Intelligenza Artificiale (AIxIA) a cui afferiscono oltre 1.500 professori e ricercatori di Università e centri di ricerca pubblici e privati, ed è anche a capo della task force del Governo per l’Intelligenza Artificiale.

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Professor Greco, l’Università della Calabria sta acquisendo sempre più prestigio e sta reclutando molti studiosi e ricercatori impegnati da anni all’estero. Cosa rende questo ateneo un punto di riferimento?

«È un’Università generalista con una solida tradizione nell’informatica. Il primo laureato in ingegneria informatica in Italia proviene proprio da qui. La nostra forza risiede nell’internazionalizzazione: corsi di laurea magistrale in inglese, programmi di doppio titolo e una comunità studentesca globale. Nonostante le sfide logistiche, abbiamo scelto di rimanere radicati in Calabria, contribuendo allo sviluppo locale e attirando talenti da tutto il mondo».

Quali sono le prospettive occupazionali per i vostri laureati?

«I dati parlano chiaro: il tasso di occupazione dei nostri laureati in Informatica è del 100% a tre mesi dal conseguimento del titolo. Molti trovano lavoro nel Sud Italia, e grazie a un ecosistema tecnologico in rapida crescita, che comprende grandi aziende, start-up e spin-off, e nelle aree di Cosenza e Rende, che sono in forte sviluppo. La sfida attuale non è tanto quella di trovare opportunità lavorative, quanto quella di formare un numero sufficiente di professionisti per soddisfare la crescente domanda di competenze avanzate».

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Quali sono le sfide dell’UniCal?

«La principale è contrastare il calo demografico e l’emigrazione studentesca. Dobbiamo mantenere alta l’attrattività dell’Ateneo e rispondere alle esigenze del territorio, continuare a investire nella qualità della didattica e della ricerca, rafforzando le collaborazioni internazionali e rispondendo alle esigenze del territorio. L’obiettivo è offrire ai giovani calabresi, e non solo, un’istruzione di eccellenza e opportunità concrete per costruire il proprio futuro qui, nella nostra terra. L’arrivo di ricercatori di prestigio e la diversificazione dell’offerta formativa sono passi cruciali per consolidare il nostro ruolo nel panorama accademico italiano e globale».

Parliamo del Regolamento Europeo per l’Intelligenza Artificiale, noto come AI Act: da ieri sono in vigore le prime restrizioni. Quali sono i punti salienti di questa normativa e la sua struttura?

«L’AI Act rappresenta un punto di svolta per la regolamentazione di questa tecnologia in Europa. Sebbene sia entrato in vigore in agosto, la sua piena operatività avverrà in modo progressivo, attraverso una serie di tappe che permetteranno agli Stati membri di adeguare le proprie normative nazionali. L’AI Act non mira a limitare la ricerca o l’uso dell’intelligenza artificiale in sé, bensì a regolamentare le sue applicazioni in base a diversi livelli di rischio».

Quali sono questi livelli di rischio e in che modo influenzano le applicazioni dell’AI?

«L’AI Act distingue quattro livelli di rischio. Il rischio minimo non è soggetto a regolamentazione: parliamo, ad esempio, di filtri antispam per le email, che utilizzano AI ma non rappresentano una minaccia significativa. Il rischio limitato riguarda applicazioni come i chatbot, per i quali è sufficiente informare gli utenti che stanno interagendo con un sistema automatizzato. Il rischio elevato, che copre la maggior parte delle applicazioni, specialmente in ambiti critici come quello sanitario, richiede il rispetto di rigorosi standard di sicurezza e trasparenza. Infine, vi è il rischio inaccettabile, associato a tecnologie vietate, come i sistemi di social scoring o il riconoscimento facciale in spazi pubblici senza adeguate garanzie. Le sanzioni per le violazioni possono arrivare fino a 35 milioni di euro o al 7% del fatturato annuo dell’azienda coinvolta».

Quali saranno i prossimi passi per l’attuazione dell’AI Act?

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«Il 2 febbraio segna la prima scadenza significativa, mentre il 2 agosto rappresenta una tappa fondamentale: da quella data, gli Stati membri dovranno aver istituito le autorità di supervisione e controllo, che avranno il compito di monitorare e, se necessario, sanzionare le violazioni. Questo processo garantirà un’applicazione uniforme delle norme in tutta l’Unione Europea».





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