Sfashion Weekend, il festival contro la fast fashion promosso dalla Campagna Abiti Puliti

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Milano, Lombardia – Dal 21 al 23 febbraio a Milano, presso il centro culturale mosso, si svolgerà lo Sfashion Weekend – di cui Italia che Cambia è media partner –, il festival che ribalta la narrazione mainstream della moda e fa luce sull’impatto dell’industria tessile sulle persone, sul pianeta e sulle nostre comunità, organizzato da Fair e dalla Campagna Abiti Puliti, in collaborazione con numerose organizzazioni della società civile. 

Dietro le passerelle, il lusso sfrenato, sbarluccichii vari e tendenze infatti l’industria della moda continua a essere tra le più inquinanti – si produce e si vende sempre di più, in fretta e a minor costo –, con un impatto devastante anche dal punto di vista sociale. Secondo la Campagna Abiti Puliti, l’industria della moda ha bisogno di un rinnovamento radicale, di promuovere una transizione reale verso nuovi modelli produttivi e non di ingannevoli scappatoie “green”. 

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Durante lo Sfashion Weekend, che anticiperà di qualche giorno gli eventi della settimana della moda milanese, a sfilare non saranno abiti indossati da modelle filiformi, ma le tante voci di lavoratrici, attiviste, esperte e operatori e operatrici del settore che si alterneranno nei quattro talk previsti a partire da venerdì

Il 24 aprile 2013 in Bangladesh morirono 1135 persone e rimasero ferite in 2438 nel crollo di Rana Plaza
GLI EVENTI ARTISTICI E CULTURALI DELL’EVENTO SFASHION WEEKEND PROMOSSO DALLA CAMPAGNA ABITI PULITI

Temi come lavoro, diritti, greenwashing, paradigmi economici verranno approfonditi dai numerosi ospiti; tra questi Deborah Lucchetti, coordinatrice nazionale della Campagna Abiti Puliti, il pubblico ministero di Milano Paolo Storari, la ricercatrice e attivista Nogaye Ndiaye e poi ancora David Cambioli, Audrey Millet, le lavoratrici di La Perla che racconteranno di una vertenza che ha messo al centro la difesa del lavoro, Diletta Bellotti, Anna Castoldi e attivisti di Ultima Generazione. 

«Il nostro obiettivo è mettere in discussione un sistema basato su sovrapproduzione, accelerazione e consumo eccessivo, proponendo invece una visione che valorizzi la giustizia sociale, la dignità del lavoro e il riequilibrio delle dinamiche economiche. Lo Sfashion Weekend è uno spazio di dialogo e riflessione per immaginare modelli alternativi che mettano al centro le persone e il loro potere di trasformazione», sottolinea Deborah Lucchetti di Abiti Puliti.

Il programma del festival include anche una sezione artistica e culturale. Attraverso il coinvolgimento esperienziale e corporeo sollecitato dalla performance collettiva, “Noi come l’altrə: apprendere dai gesti” – Self-As-Other-Training: Textiles –, dell’artista e pedagogista tedesca Vivien Tauchmann, i partecipanti potranno riflettere in modo critico sulle relazioni di potere e sulle diseguaglianze nell’industria della moda.

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Deborah Lucchetti durante la mobilitazione nell’ambito della campagna Pay Your Workers per chiedere ad Adidas di pagare le lavoratrici della propria filiera (Ottobre/2022)

L’associazione milanese “Trama Plaza” porterà sul palco Giralamoda, uno spettacolo di danza, teatro e cartomanzia che racconta la moda sostenibile tra ritmi elettronici, note rock, musica classica, battute pungenti e storie commoventi. Durante i tre giorni sarà allestita anche la mostra “Handmade: le lavoratrici della moda”, prodotta da Schone Kleren Campagne, membro della rete internazionale Clean Clothes Campaign composta da oltre 230 organizzazioni della società civile e del mondo sindacale che collaborano attraverso quattro coalizioni in Europa e Asia, che offrirà al visitatore l’opportunità di scoprire le storie drammatiche delle persone che si nascondono dietro ai vestiti che indossiamo ogni giorno. Infine, nella giornata di domenica è previsto uno swap party organizzato dalla start-up milanese Declout.

In contemporanea allo Sfashion weekend avrà inizio la Sfashion Lab, una scuola di attivismo gratuita rivolta agli under 30, in programma da marzo a maggio 2025. Un’occasione per approfondire le criticità sociali, ambientali ed economiche del settore tessile e costruire insieme le strategie per una transizione giusta. Tra gli obiettivi dello Sfashion Lab c’è anche quello di consolidare una comunità consapevole e pronta a promuovere cambiamenti concreti nel sistema tessile globale.

Secondo la Campagna Abiti Puliti l’industria della moda ha bisogno di un rinnovamento radicale, di promuovere una transizione reale verso nuovi modelli produttivi

L’IMPEGNO DI ABITI PULITI PER UN CAMBIAMENTO STRUTTURALE

«Abiti Puliti in Italia e la Clean Clothes Campaign a livello internazionale hanno sempre accompagnato la proposta alla denuncia. Dal caso di Rana Plaza, ad esempio, sono scaturiti accordi internazionali che hanno fatto scuola e migliorato concretamente le condizioni di salute e sicurezza per oltre due milioni di lavoratrici e lavoratori in oltre millecinquecento fabbriche in Bangladesh. Adesso l’accordo è estendibile ad altri paesi. Oggi – di fronte all’imminente collasso del pianeta causato da un modello economico estrattivo e lineare ben esemplificato dalla fast fashion, ma in realtà applicato dall’intero settore – una rivoluzione può compiersi solo se le lavoratrici e i lavoratori con le loro comunità sono al centro del processo socio-trasformativo necessario a cambiare rotta», continua Deborah Lucchetti.

In effetti One-Earth Fashion, il primo rapporto prodotto da una organizzazione della Clean Clothes Campaign che prova a mettere sul tavolo obiettivi trasformativi per una giusta transizione nell’industria della moda, individua 33 obiettivi concreti per avviare questo processo. Tra questi, la riduzione del 40% dei materiali vergini impiegati uniti all’aumento delle fibre riciclabili almeno del 15% per contrastare la sovrapproduzione, l’aumento dei salari al livello minimo dignitoso per tutti i lavoratori e lavoratrici della filiera, colmando il gender gap. Non si tratta di soluzioni singole ma di una quadro sistemico da intraprendere simultaneamente.

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Durante l’evento Sfashion Weekend, promosso dalla Campagna Abiti Puliti, sarà allestita la mostra “Handmade: le lavoratrici della moda”

Abiti Puliti, attraverso un lavoro costante di denuncia pubblica, porta alla luce casi di sfruttamento delle lavoratrici e dei lavoratori e chiede trasparenza e giustizia sociale. Collabora con i sindacati e le organizzazioni locali nei paesi di produzione per sostenere chi subisce violazioni dei diritti, fornendo supporto nelle vertenze e nelle campagne internazionali. Si impegna a esercitare pressione diretta sulle aziende, chiedendo loro di garantire condizioni di lavoro dignitose lungo tutta la filiera. Parallelamente, lavora con i media per sensibilizzare l’opinione pubblica e con istituzioni accademiche per sviluppare progetti di ricerca che analizzano le dinamiche strutturali di sfruttamento e propongono soluzioni sostenibili e inclusive.

«Le multinazionali del tessile sono milionarie ma si basano sull’opinione che i consumatori hanno su di loro. I brand dipendono da noi, dal mercato, sono simboli che nel momento in cui noi smettiamo di riconoscere si sgretolano facilmente. Il potere continua a mutare e trova sempre nuove forme di fare soldi sulla pelle di qualcuno. Il mercato riesce ad assorbire ogni istanza, essere attivisti oggi significa anche evitare che tutte le lotte vengono mercificate. I processi di liberazione sono estremamente complessi perché serve riuscire ad agire su vari fronti, la Campagna Abiti Puliti a livello globale sta riuscendo a opporsi ad una macchina estremamente contorta», commenta Diletta Bellotti, una delle attiviste che presenti allo Sfashion Weekend. 

Sapenre che gli abiti che indossiamo contribuiscono a sfruttare in modo indiscriminato risorse e lavoro umano e che vengono prodotti a una velocità che può indurre comportamenti psicosociali e di consumo dannosi all’intera società è un primo passo. Con Sfashion Weekend si vuole andare oltre: offrire proposte concrete per generare soluzioni nuove e condivise per una visione di moda compatibile con i limiti del pianeta e con la giustizia sociale.

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