Una vittima di Almasri denuncia il governo per favoreggiamento. La Camera verso un’informativa

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Nuovo capitolo nella travagliata vicenda Almasri: Lam Magok Biel Ruei, vittima dell’ufficiale libico ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini contro l’umanità, denuncia il Governo italiano per “favoreggiamento”: le condotte di Nordio, Piantedosi e Meloni hanno sottratto il torturatore libico alla giustizia, sostiene.

“Io sono stato vittima e testimone di queste atrocità, orrori che ho già raccontato alla Corte penale internazionale ma il Governo italiano mi ha reso vittima una seconda volta, vanificando la possibilità di ottenere giustizia sia per tutte le persone, come me, sopravvissute alle sue violenze, sia per coloro che ha ucciso sia per coloro che continueranno a subire torture e abusi per sua mano o sotto il suo comando”, afferma l’uomo.

“Una possibilità che era diventata concreta grazie al mandato d’arresto della Corte penale internazionale e che l’Italia mi ha sottratto. Il silenzio del ministro Nordio – aggiunge Lam Magok – è stato chiaramente funzionale alla liberazione di Almasri”. L’uomo aggiunge di avere deciso di presentare la denuncia “nella convinzione che l’Italia si possa ancora definire uno Stato di diritto, dove la legge è uguale per tutti, senza subire sospensioni o eccezioni, e dove le persone definite pericolose a causa dei crimini commessi vengano consegnate alla giustizia e non ricondotte comodamente nel luogo dove hanno commesso e continueranno a commettere atrocità”.

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Tajani: “Ne risente l’immagine dell’Italia, occupiamoci d’altro”

“Ne risente l’immagine dell’Italia se i magistrati iscrivono nel registro degli indagati il presidente del Consiglio, due ministri e un sottosegretario. Però credo sia anche giunto il momento di occuparsi di altre cose, se dobbiamo parlare solo di Almasri quando ci sono persone che rischiano di andare sotto la soglia di povertà, forse è meglio occuparsi di altro, ci sono tante cose che forse ai cittadini interessano di più”. Così il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, a margine della conferenza “L’Africa grembo del mondo: l’Italia alla guida dei rapporti con l’Ue”. “Ha già riferito il ministro degli Interni, il governo riferirà e decide chi riferisce, non lo decide l’opposizione”, aggiunge.

I fatti 

Almasri viene arrestato a Torino il 18 gennaio. Dopo 96 ore, però, è scarcerato: l’arresto non viene convalidato e il criminale viene accompagnato all’aeroporto di Caselle, fatto salire su un volo di Stato insieme alle sue guardie del corpo armate e riportato a Tripoli. Qui viene accolto e portato in trionfo tra grida di scherno nei confronti dell’Italia. 

Almasri, secondo i giudici della Corte penale internazionale, “ha picchiato, torturato, sparato, aggredito sessualmente e ucciso personalmente detenuti, nonché ha ordinato alle guardie di picchiarli e torturarli”. Nel carcere di Mitiga, da lui diretto, al febbraio 2015 sono stati uccisi almeno 34 detenuti e 22 persone, compreso un bimbo di 5 anni, hanno subito violenze sessuali dalle guardie.

Il ministro Piantedosi in Parlamento ha detto che il generale libico è stato espulso perché “soggetto pericoloso”

La Camera prende atto della richiesta di un’informativa urgente per domani

“La presidenza prende atto della reiterazione della richiesta di una informativa urgente” sulla vicenda del comandante libico Almasri “e assicura che la questione sara’ affrontata nuovamente nella conferenza dei capigruppo già convocata per domani alle 13”. Lo ha spiegato all’Aula il presidente di turno Sergio Costa, dopo che tutte le opposizioni sono tornate a chiedere che il governo e, nello specifico, la premier Meloni, riferiscano al Parlamento. 

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Pd: “Informativa del governo o non riprendono lavori Aula”

“Reiteriamo la richiesta di informativa e anticipiamo che non siamo disponibili a riprendere i lavori domani se non ci sara’ una risposta adeguata dal governo, noi chiediamo il dovuto, ovvero che della vicenda Almasri se ne parli in Parlamento e non ovunque. Pretendiamo che di questa vicenda si parli qui. Non possiamo accettare la mortificazione del Parlamento, non c’e’ nessuna ragione per cui Meloni o i ministri competenti non possano riferire e domani vogliamo certezza sull’informativa”. Lo ha detto in Aula la capogruppo del Pd alla Camera, Chiara Braga.

“Non siamo disponibili a riprendere i lavori dell’Aula finche’ il governo non avra’ riferito in Parlamento sul caso Almasri”, ha detto Braga, accusando l’esecutivo di “scappare dalle proprie responsabilità e svilire il ruolo del Parlamento”. “Le immagini che abbiamo visto in questi giorni nei centri di detenzione in Albania sono una vergogna” – ha continuato Braga, ricordando la staffetta delle deputate e dei deputati democratici che si sono alternati nel centro di Gjader per verificare il rispetto delle procedure e dei diritti dei migranti. “In Albania abbiamo ascoltato le voci di persone che sono state torturate nei campi libici, proprio per mano di quel generale che il governo ha deciso di rimandare in Libia, ignorando il mandato di arresto internazionale. E’ inaccettabile. Siamo di fronte a un ‘mondo al contrario’, dove i torturati finiscono in carcere e i torturatori vengono assolti, protetti e fatti viaggiare comodamente sui voli di Stato”. “Il caso Almasri – ha proseguito – svela pero’ il vero volto della destra. In questi giorni, diversi esponenti del governo e della maggioranza hanno mostrato le loro reali priorita’: reintrodurre l’impunita’ per ministri e parlamentari, mettere i pubblici ministeri sotto il controllo dell’esecutivo e intervenire sul sistema giudiziario per potersi addirittura scegliere i giudici. Siamo davanti a un attacco diretto alle basi della nostra democrazia. Per questo non accettiamo il silenzio della presidente del Consiglio, che parla nei talk show degli amici ma non nelle sedi istituzionali. Il governo deve riferire immediatamente in Parlamento: non siamo disponibili a riprendere i lavori dell’Aula facendo finta di nulla”, ha concluso.

36 deputati M5S su Almasri nella discussione generale sul decreto Cultura

Trentasei deputati M5S iscritti a parla 36 deputati M5S su Almasri in dg decreto Culturre nella discussione generale sul decreto Cultura in corso alla Camera. La ‘maratona’, viene spiegato da fonti pentastellate, serve a dare un segnale e continuare a tenere accesi i riflettori sul caso Almasri. “Mercoledì i lavori sono stati sospesi per questo e non possono riprendere come se nulla fosse, su un altro tema”, viene riferito. Il M5S, insomma, intende tenere alto il pressing in vista della capigruppo di domani che dovrà decidere dell’informativa del Governo sul caso del generale libico scarcerato la scorsa settimana. “In aula deve riferire Meloni e nessun altro, diciamo noi a Ciriani”, il ragionamento. Alla maratona in Parlamento si accompagna poi una staffetta sui canali social M5S, hashtag ‘#Maqualecomplotto’.

Fratoianni (Avs): Meloni venga in Aula a dire perché ha liberato un criminale

“Mi associo a nome di Avs alla richiesta avanzata da Conte perché la premier Giorgia Meloni venga in aula in Parlamento a rispondere ad alcuni semplici domande”. Lo afferma Nicola Fratoianni di Avs intervenendo nell’Aula di Montecitorio sulla vicenda Almasri.”Gli italiani vogliono sapere perché il governo – prosegue l’esponente di Avs – ha scarcerato Almasri su cui pende il mandato di cattura della Corte penale internazionale per crimini di guerra e crimini contro l’umanità. Vogliamo sapere se davvero l’ambasciata italiana in Olanda non avrebbe avvertito il governo dell’emissione del mandato da parte della Cpi. Vogliamo sapere perché Almasri è stato riportato in Libia con tutti gli onori con volo di Stato. Vogliamo sapere perché se Almasri è un grave pericolo per la sicurezza nazionale sia stato rilasciato invece che tenuto in una prigione italiana. La presidente del Consiglio deve rispondere in Parlamento di questo gigantesco pasticcio, un’onta infame descritta in una serie di chiacchiere come frutto di un cavillo. Nessun cavillo, si tratta di qualcosa di diverso: si tratta di complicità, di scelta politica e se fosse fondata su una ragione di Stato. Meloni – conclude Fratoianni – venga a dire se la ragion di Stato della Repubblica Italiana si chiama tortura, stupro, assassinio e liberazione di un criminale. per noi tutto questo non ha nulla a che fare con la ragione di Stato”. 

 

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