Congresso Pd, dimissioni a raffica e ricorsi pendenti. Bersaniani più lontani da Area Dem

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Le scintille congressuali fra le due fazioni in lotta – Area Dem-Area Schlein con Achille Migliorelli candidato segretario e Rete Democratica e Rete Riformista con Luca Fantini in corsa -, rischiano di far implodere l’intero castello del Pd ciociaro, fra intrecci di interessi politici e trasversalità. Il capogruppo dem Angelo Pizzutelli ha aperto le danze, lasciando il ruolo a Palazzo Munari ma confermando di voler restare nel partito – almeno per ora – seppur scagliandosi apertamente contro il segretario cittadino Marco Tallini (ragazzo di buona volontà) che fa riferimento a Fantini e Sara Battsti: il motivo ufficiale della litigata è legato alla composizione della segreteria cittadina. Ma ci sono le elezioni comunali in arrivo tra un paio d’anni circa e conviene assicurarsi spazi di manovra adeguati: insomma Pizzutelli potrebbe aver unito le ragioni politiche indubbie, con la strategia in prospettiva amministrative. Dalla segreteria cittadina, poche ore dopo, vanno via in quattro: Francesco Brighindi, Laura Collinoli, Manuela Fraioli e Stefano Pizzutelli (vicini a Francesco De Angelis). “Bisogna restituire centralità al capoluogo – spiegano -, concentrandoci meno sulle tematiche burocratiche e di più sulle problematiche che attanagliano la nostra città e, soprattutto, offrendo ai frusinati un’idea del capoluogo che vorremmo, che è un’altra rispetto a quella che vediamo oggi, preda dei disastri del centrodestra. Per fare questo non possiamo permetterci malumori al nostro interno (e le dimissioni del capogruppo al Comune li evidenziano), ma è necessario remare tutti dalla stessa parte dopo un confronto leale ed autentico tra gli esponenti del circolo”. Argomentazioni e doglianze sul mancato ruolo del partito nel capoluogo si rifanno ad un malcontento frusinate di vecchia data per la conduzione provinciale – registrato peraltro nero su bianco in un documento del gruppo consiliare diffuso prima dell’avvio della fase congressuale – ma anche innegabilmente alla contrapposizione in atto per la conquista della guida della federazione. *Aggiornamento: arrivano altre due dimissioni LEGGI QUI

La commissione di garanzia regionale al lavoro. C’è un caso Veroli

La conta definitiva delle tessere è congelata, insieme alla fase congressuale, ma le voci parlano del fatto che il blitz dell’immissione di tessere con una distribuzione non tracciata, avvenuta il 23 dicembre scorso ad opera dell’inviato del Pd laziale (gestito proprio da Area Dem), avrebbe di fatto riequilibrato la situazione a favore di Area Dem Frosinone. Pendono ancora i ricorsi. Sono una trentina. Cinque sono stati presentati dai commissari dimissionari che hanno impugnato la distribuzione di tagliandi di adesione avvenuta fuori dalle regole, chiedendone l’annullamento. Poi ci sono altri ricorsi, come quelli di circoli rimasti sprovvisti della quota di tessere pattuita. Oppure di segretari che hanno registrato anomalie: noto il caso di Veroli, con 23 iscrizioni pagate dalla stessa persona (cosa assolutamente proibita). La scorsa settimana era sembrato che il dossier dovesse passare direttamente sul tavolo della commissione di garanzia nazionale del Pd. Ma non è così. Infatti, bypassata la commissione di garanzia provinciale (primo grado) che non si è neanche riunita nei termini previsti dal regolamento, il tutto è stato trasferito al Pd Lazio (secondo grado). Qui la commissione di garanzia è pienamente legittimata a pronunciarsi. Il suo presidente, Alberto Tanzilli, ha assistito in prima persona al passaggio contestato da molti presidenti di circolo della provincia. Avrebbe ribadito – in sede di partito regionale – di essersi allontanato dalla scrivania della federazione di Frosinone appena visto l’inviato col pacco di tessere provenienti da Roma, di essersi seduto in fondo alla stanza e di essere rimasto ad osservare la cessione dei tagliandi quale semplice testimone. A lui, che poi si dimise da presidente della commissione congresso provinciale insieme ad altri 5 componenti, non può quindi essere attribuita alcuna responsabilità sui fatti avvenuti. Conclusione? Non avendo nessun tipo di conflitto d’interessi è potuto legittimamente restare a capo della commssione che giudicherà i famosi ricorsi e stabilirà le misure conseguenti per congresso e federazione ciociara.

Le polemiche, dalla trasversalità ai conti del partito in crisi finanziaria

“Ora il nostro voto in commissione garanzia è libero e non più vincolato sulle posizioni di Area Dem”, avvertono da Articolo Uno, componente di Luigi Bersani, che potrebbe risultare l’ago della bilancia nella posizione di equilibrio delle due alleanze contrapposte. È un primo assestamento rispetto alle molte situazioni critiche che si stanno verificando. C’è una polemica strisciante dopo l’annuncio dell’adesione del sindaco di San Giorgio a Liri, Francesco Lavalle a Forza Italia: in quella giunta il candidato alla segreteria di federazione Migliorelli è assessore alla cultura. Un ennesimo caso di intesa centrodestra-Pd? Il fatto è che nei piccoli centri la trasversalità è all’ordine del giorno per vincere le elezioni. E poi, semmai, più che Migliorelli sono altri i casi clamorosi, dalle comunali di Veroli agli accordi tra porzioni del Pd ed il centrodestra alle ultime elezioni provinciali (sia per il sostegno del vincente che per quello dello sconfitto), per non parlare di società partecipate ed enti intermedi. Altra argomentazione divisiva sotterranea attiene ai conti del Pd provinciale: partito in dichiarata difficoltà al punto di non poter più assicurare non solo il mantenimento della sede ma neanche il regolare pagamento delle bollette. Una situazione emersa nel corso di una delle ultime direzioni regionali, quando la consigliera Sara Battisti ha chiesto di poter visionare i bilanci del Pd ciociaro, tenuti dal tesoriere Vittorio Save Sardaro. Battisti si fa carico di versamenti mensili prelevati dalle sue competenze alla Regione Lazio, ma chiede da tempo che anche altri eletti si facciano carico, in proporzione a quanto percepiscono, di dare un contributo per il mantenimento della struttura del Partito democratico provinciale. Cosa che ancora oggi non è avvenuta e che ha costretto Battisti a mettere per iscritto la sua richiesta di visionare i conti.

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L’erede irriconoscibile a livello locale di una tradizione di grande valore

Questo lo spettacolo politico offerto da quello che è ritenuto l’unico partito politico rimasto da anni sulla scena, erede diretto del Pci nato dalla scissione di Livorno, che ha accompagnato le tappe fondamentali della storia del Paese e del nostro territorio, da ultimo rilanciato dalla ascesa alla segreteria nazionale, della sedicente innovatrice, Elly Schlein. Una storia ed un tentativo di vivificazione che non sembrano presenti nei resti provinciali di una tradizione tanto rilevante.

Nessuno si offenda, ma traspaiono solo correnti contrapposte e veleni sparsi in circolazione. Confini partitici nebulosi, cancellati furbescamente dalle pratiche di potere e sottopotere che hanno stancato anche gli ultimi fan del ramoscello d’ulivo senza ombra di quercia. Mentre l’informazione passa ancora attraverso coloro che assicurano la preservazione del messaggio improntato alla propaganda e alla ripetizione di formule e slogan rassicuranti. Tutto diretto ad un pubblico sempre più parcellizzato in bolle autoreferenziali. Il resto dell’opinione pubblica, banalmente se ne frega del Pd e pure del centrodestra. Se ne va al mare. Mentre la democrazia è stremata e un’occhiata ai dati Istat accende l’angoscia.



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