Crolla il turismo in Polesine, -250mila

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“Il settore turistico si conferma motore trainante dell’economia regionale, con prospettive di ulteriore crescita anche per il 2025: i dati rilevati sui primi 11 mesi del 2024, confermano il consolidamento della ripresa del settore in Veneto, superando i livelli del 2018 e del 2019 e consolidando il trend positivo registrato negli ultimi anni”. Toni entusiastici per l’assessore regionale al turismo Federico Caner nel commentare i numeri dell’anno ormai passato per quanto riguarda i flussi che hanno avuto il Veneto come destinazione, con le presenze, che corrispondono al numero di pernottamenti all’interno di strutture ricettive, siano esse alberghiere o extralberghiere, cresciute del 2,1% e arrivate a sfondare il muro dei 71 milioni.

Peccato però che tutto questo non valga per la provincia di Rovigo che, già fanalino di coda del settore a livello regionale, perde ulteriormente quota e fa registrare cali pesantissimi, con percentuali a doppia cifra sia che si guardi all’anno scorso, sia che si guardi al 2019, ovvero al periodo pre-pandemico. Unica con il segno meno fra tutte le province, che invece, vedono numeri in crescita.

Da gennaio a novembre, infatti, secondo i dati provvisori dell’Ufficio statistico regionale, in Polesine gli arrivi, ovvero il numero di singoli turisti, i clienti delle strutture, si sono attestati a quota 259mila, 38mila in meno, il -13%, rispetto al 2024, quando erano stati 297mila, e il -14% rispetto al 2019 quando invece erano stati 301mila. Le presenze, invece, sono scese a 1,3 milioni con un calo di circa 250mila, 242mila per la precisione, il -15,6%, rispetto agli 1,55 milioni del 2023 e del -15,1 rispetto agli 1,54 milioni del 2019.

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Davvero poche se si guarda al resto del Veneto, con oltre 71 milioni di presenze. E poche anche se si pensa che nel 2001, ormai una vita fa, il Polesine sfiorava i 2 milioni di presenze, 1.959.009 per la precisione, quasi equamente suddivisi fra italiani e stranieri. Già nel 2002, però, è iniziato il calo degli stranieri, scesi a 700mila presenze, con la flessione compensata però dall’aumento degli italiani, arrivati a ben 1 milione e 122mila presenze nel 2004. Ancora nel 2011 le presenze si attestavano poco sotto i 2 milioni, 1.026.300 di italiani e 932.709 di stranieri. Poi, il crollo nel 2013, con 1.480.000 presenze ma, soprattutto, un calo verticale degli italiani, 704mila presenze per la prima volta inferiori alle quelle degli stranieri. Questo per un duplice ordine di motivi: un’internazionalizzazione del turismo nazionale, grazie ai voli low cost, sempre più indirizzato verso mete straniere, ma anche per una contrazione del numero dei giorni di vacanza degli italiani, con ferie sempre più brevi e spesso concentrate attorno ai fine settimana.

Lo scorso anno la flessione ha riguardato sia gli stranieri che gli italiani. I primi hanno fatto registrare un calo di 11mila arrivi, da 114mila a 103mila, pari al -9,7%, ma addirittura al -22,1% sul 2019, e 91mila presenze, da 681 a 590, pari al -13,4%, che sale al -20,9 se si va a raffrontare il numero a quello del 2019. Gli italiani, invece, hanno fatto registrare un calo di 27mila arrivi, da 183 a 156, il -15%, ma “solo il -7,7% sul 2019, e di 152mila presenze, da 871mila a 719mila, quindi il -17,4%, che scende al -9,7% se si guarda al 2019.

Per quanto riguarda la geografia del turismo polesano, è il comparto balneare a fare la parte del leone. Con Rosolina che da sola fra 131.174 arrivi, oltre metà del totale provinciale, con Rovigo fermo a 34.377, mentre in terza piazza c’è Occhiobello con 31.689, poi Porto Tolle a 18.603, Polesella a 9.351, Adria a 7.052, Porto Viro a 5.656, Taglio di Po 4.824, Fratta a 3.846, Badia a 1.704 e Ariano a 1.310. Per le presenze l’impatto del mare è ancora più preponderante: Rosolina fa da sola un milione tondo tondo, quasi l’80% di tutta la provincia, con Porto Tolle secondo a 76.414, poi Rovigo a 67.781, Occhiobello a 53.638, Adria a 17544, Polesella a 16.154, Taglio di Po a 13.599 e Porto Viro a 13.422. Non a caso, le presenze sono praticamente tutte concentrate da aprile a settembre, 1,16 milioni.

Per quanto riguarda le strutture, non c’è gara: 1.092.423 sono le presenze fra campeggi, B&B, appartamenti e agriturismi, 217.128 quelle negli alberghi.





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