VENEZIA – Avrebbe potuto continuare a lavorare per almeno altri due anni, ma ha detto basta. «Arriva un momento in cui decidi che è meglio lasciare fare agli altri e dedicarti alla famiglia, agli affetti». A 63 anni, l’ingegnere Giuseppe Fasiol è andato in pensione. Fino al 31 gennaio è stato il direttore dell’Area infrastrutture, trasporti, lavori pubblici e demanio della Regione Veneto. L’ufficialità del pensionamento l’ha data il Bur, il Bollettino ufficiale dell’ente, comunicando anche che a prendere il suo posto sarà Marco d’Elia. In Regione da quasi 40 anni, Fasiol, polesano, una laurea in ingegneria civile a Padova, è stato al centro delle cronache giudiziarie nel 2014 con lo scandalo del Mose: arrestato, incarcerato per venti giorni, infine riconosciuto innocente.
Ingegner Fasiol, il suo nome è legato a tante opere: Passante di Mestre, terza corsia dell’A4 tra Quarto d’Altino e Villesse, poi la società Infrastrutture Venete e dal 2022 la direzione dell’Area Infrastrutture. Quand’è arrivato in Regione?
«Il 1° dicembre 1987, avevo 26 anni. Ero in servizio militare, feci il concorso tutto sommato per avere la licenza. L’ho vinto».
Ha iniziato quando presidente di Regione era Bernini e ha finito con Zaia passando per Frigo, Pupillo, Bottin, Galan. Com’era una volta il rapporto con il governatore?
«Quando sono entrato in Regione ero giovanissimo, all’epoca il presidente era una figura lontana anche per i dirigenti».
Quando attraversa il Passante di Mestre dice: “quest’opera è anche un po’ mia”?
«È stata l’esperienza più entusiasmante di tutta la mia carriera. Ho lavorato a fianco di Silvano Vernizzi, lui commissario, io responsabile del procedimento. Del “tappo” della tangenziale di Mestre si parlava tutti i giorni sui giornali, in tv. In meno di sei anni si è fatta un’opera da un’opera da un miliardo e due».
Se la ricorda l’inaugurazione l’8 febbraio 2009 con il premier Berlusconi?
«Come no. Il giorno prima c’era stato il sopralluogo del cerimoniale di Palazzo Chigi, volevano che dietro il palco si vedesse il traffico sul Passante e quindi che si demolisse una duna appena costruita. Vernizzi fu irremovibile».
Un aggettivo per ciascuno degli assessori con cui ha laviorato.
«Elisa De Berti: brava, determinata, è stata amica nei miei confronti. Renato Chisso: bravo, direi fantasioso dal punto di vista amministrativo. Gaetano Fontana: un passista, come nel ciclismo, tappa dopo tappa andava avanti. Sante Perticaro: l’ho rivisto dopo tanti anni, felici di ritrovarci. Lia Sartori: sapeva dare indirizzi precisi agli uffici. Michele Boato, un ambientalista che sapeva ascoltare».
Consiglierebbe a un giovane ingegnere di lavorare in Regione?
«Sì perché è un ente legato al territorio e che dà prospettive».
4 giugno 2014, “Retata Storica”. Cosa ha pensato quando le hanno messo le manette?
«Che stavano facendo un grande errore giudiziale. Per tutti i 20 giorni in cui sono stato rinchiuso a Prato, pensavo alla mia famiglia. Passavo il tempo a scrivere la mia memoria difensiva».
Con chi era in cella?
«Un rumeno e un cinese. Ho trovato umanità».
Alla fine è stata riconosciuta la sua totale innocenza. Ha avuto i 20mila euro per l’ingiusta detenzione?
«Sì, ma le assicuro che non ripagano quanto ho passato».
Come si è trovato inguaiato?
«Mi rifaccio al Tribunale di Riesame quando il giudice decise la mia scarcerazione: comunicazioni inter alios. Altre persone che parlavano di me senza che io fossi presente. Come me lo spiego? Avevo ricevuto una proposta dal presidente del Magistrato alle Acque per un incarico che non accettai. Ma evidentemente le telefonate su questo incarico, fra altre persone, erano intercorse».
Ha ancora fiducia nella magistratura?
«Sì, perché la verità alla fine è venuta fuori. Certo che l’utilizzo della carcerazione preventiva lascia qualche dubbio, anche perché gli strascichi nei confronti della famiglia o delle figlie non li valuta mai nessuno».
Un cruccio, ora che è in pensione?
«Mi sarebbe piaciuto veder conclusa la terza corsia da San Donà a Portogruaro e vedere arrivare l’alta velocità a Padova. Ho cominciato a occuparmene nel 1992, all’epoca non avrei mai pensato che nel 2025 non sarebbe stata ancora operativa».
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