Livorno e la fontana della Belle Epoque: nuova scoperta a Villa Rodocanacchi

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LIVORNO. Prima un mattoncino rosso. Accanto ne spunta un altro. I volontari stanno rastrellando i mucchi di erba appena tagliata nella parte del giardino a palme e cedri del libano. Quegli “inciampi” fanno scattare la molla della curiosità. Che nel parco delle meraviglie settecentesche di Villa Rodocanacchi fa quasi sempre centro. E così è: una nuova scoperta a Monterotondo.

Una fontana completamente interrata e invisibile che torna a vivere. E che si aggiunge a quel mondo di tesori sommersi che da due anni a questa parte l’associazione Reset sta riportando a galla e che mostra agli appassionati nelle giornate di apertura speciale del parco.

«Si trova a 50 metri dalla villa e a pochi metri da dove noi di solito iniziamo i tour: è stata una scoperta casuale, abbiamo finito di tagliare l’erba e mentre stavamo rastrellando abbiamo rinvenuto un mattoncino rosso, accanto ce n’era un altro. E allora ci siamo messi a scavare ed è affiorata una circonferenza», Giuseppe Pera racconta. E come sempre l’impressione è quella di tuffarsi, con le sue parole, nel passato remoto di quella villa che getta le sue radici nel 1735: era della famiglia Sceriman, ricchi mercanti armeno-persiani. Nel 1843, la Villa passò ai Rodocanacchi. E qui la Belle Epoque dell’epoca ne faceva il suo centro mondano, famosa e frequentata da letterati inglesi e facoltosi mercanti greci.

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Giorni e giorni di scavi da parte dei volontari riportano alla luce la fontana, con tanto di colonnino al centro da dove, con tutta probabilità, zampillava l’acqua. Tutto è cemento e mattoni. E sarà la partenza dei prossimi tour che Reset organizzerà in quell’oasi di 11 ettari di bosco di proprietà della Asl con cui Reset ha firmato anni fa un patto di collaborazione per la cura e la valorizzazione del parco.

E da quella firma ad oggi quanti tesori sono venuti alla luce. A partire dal laghetto oggi asciutto, ripulito, con la sua “isola che c’è” al centro, con tanto di panchina ripristinata come era in origine. E poi i due imbarcaderi: sì, perché i Rodocanacchi il laghetto se lo godevano con la barchetta. «Con la pioggia di questi giorni il lago si è riempito, mica di tanto, ma rende bene l’idea di quel che era: mancava solo la barchetta», sospira Pera. E le vie dell’acqua (insieme alla cultura idraulica) là dentro erano di casa. Dalle origini. Secoli fa nel bosco fu costruito un reticolo idraulico fatto di canali e canaletti infiniti. E ognuno portava al lago. Quelle vie dell’acqua che in parte Reset in questi due anni ha ripulito. Canalette che funzionano alla perfezione.

Le menti di ieri. L’impegno di oggi. Senza contare che un anno fa proprio Il Tirreno raccontò un’altra grande scoperta firmata Reset che ha fatto rimanere a bocca aperta geologi e ingegneri idraulici: stanze, cunicoli, cisterne, gallerie di tre metri comandate da paratoie, guide ricavate nella roccia che servivano per “chiudere” l’acqua, vasche, tubazioni, vecchie paratie, valvole. E un pozzo-cisterna profondo 6,5 metri con 1,5 metri di acqua. Tutto fa pensare che quell’edificio nel bosco della villa (poi diventato la casa del custode) con le sue vasche di marmo all’interno (oggi ne è rimasta solo una), per tanti una casa termale, in realtà fosse prima la centrale elettrica che alimentava la villa e la rendeva indipendente. «Qui un tempo si produceva energia: si vedono le basi di attrezzature meccaniche, poi all’esterno c’è un palo elettrico con isolatori per una media potenza della Richard Ginori», fu il commento ai tempi del presidente Giuseppe Pera. E frugare nel passato significa scandagliare le altre due gallerie verso il Botro del Mulino. Che portavano l’acqua al laghetto. «Proveremo a mappare questo reticolo idraulico fatto di canali nel bosco: vedendone la capillarità qui c’è ancora tanto da riportare a galla».

E Reset si farà aiutare dai tanti studenti che ormai da tempo fanno attività di Pcto (vecchia alternanza scuola lavoro) con l’associazione.

«Con il liceo Cecioni è quasi pronto un lavoro spettacolare su questa villa e il suo parco: tutto basato su ricerche e qr code». E intanto si godono le vecchie e le nuove scoperte. Tra cui il pozzo settecentesco ritrovato insieme alle due voliere dei pavoni. Erano macerie. E ancora il mulino e tutta quella archeologi industriale emersa nel bosco. Tutto frutto del lavoro di Reset insieme agli studenti di tante scuole superiori, ai detenuti delle Sughere aderenti al progetto “Mi riscatto per il futuro”, a persone che devono svolgere Lavori di Pubblica utilità del Tribunale in sinergia con l’Ufficio Uepe del Ministero della Giustizia e a persone in inserimento socio-lavorativo inviate da Usl ufficio Serd.

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