Pietro Leoni: “La musica che serve alla cultura di Rimini va suonata tutti assieme”

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D’Augusta ha lanciato un sasso nel laghetto stagnante della cultura riminese (Non mi appassiona Rimini capitale della cultura, ma che Rimini la cultura la ascolti”). Chiede un apporto di idee, di fantasia degli intellettuali alla costruzione della città futura. Rimini in questi anni è cambiata molto, e ancora la sua trasformazione è in corso. Ma chi, dove i progetti vengono costruiti? C’è una realtà importante che da anni opera, più o meno nel silenzio, che è il tavolo del “Piano Strategico”. Ci sono realtà economiche (grandi aziende, IEG), l’Università che studiano, progettano, realizzano il loro futuro che spesso interagisce con quello della Città. C’è una Amministrazione Comunale che ha un proprio progetto di sviluppo.

Partendo dalla “provocazione” di D’Augusta su questi temi abbiamo chiesto a Pietro Leoni, oggi Presidente della Filarmonica Città di Rimini (che raggruppa la Banda Città di Rimini, la Antonio Bertozzi Rimini Big Band, la Banda Giovanile Città di Rimini, l’Ensemble Cameristico Città di Rimini, la Scuola di Musica per Banda) ma che in passato è stato dirigente dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Rimini, Presidente dell’Azienda di Soggiorno di Rimini e poi dell’Azienda di Promozione Turistica (APT) provinciale

Cosa ne pensa delle riflessioni di D’Augusta? Ritiene che l’apporto creativo, libero degli intellettuali riminesi per il futuro della Città sia importante?

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Rimini è cambiata e oggi si presenta più bella e accogliente. Senza alcun dubbio è possibile affermare che il punto di svolta è stato l’elaborazione e l’adozione da parte del Consiglio Comunale in seduta solenne del Piano Strategico nel 2010. Il Piano Strategico è il risultato dinamico e virtuoso di un processo partecipativo reale e consapevole che ha coinvolto i portatori di interesse e l’intera comunità locale. Con il confronto, il dialogo e la partecipazione di ampi ambiti culturali e produttivi si è definita la visione, la mission e gli obiettivi proiettandoli in un tempo lungo e in una dimensione territoriale d’area vasta. Le provocazioni di Vittorio D’Augusta sono coerenti con i valori e la metodologia del Piano e sono, quindi, a mio parere ampiamente condivisibili e stimolano un salto di qualità nel coinvolgimento degli intellettuali e dei mondi della cultura riminese. Ma anche per quest’ultimi si aprono nuovi scenari valoriali. E’ finito il tempo dell’intellettuale organico (a cosa?). Oggi si richiede agli intellettuali di essere aperti al confronto dialettico e funzionali al miglioramento della qualità della vita della comunità in cui vivono e ciò attraverso, in primis, il loro lavoro creativo. La cultura di una città prende forma, come sottolinea D’Augusta, da sentimenti di condivisione, dal senso di appartenenza, dall’orgoglio di sentirsi cittadino, dall’agio con cui i luoghi vengono vissuti ma anche e, oserei dire, soprattutto dalla valorizzazione delle istituzioni culturali, che mantengono viva la memoria e l’identità della comunità e dei luoghi proteggendo da quell’alzheimer sociale che affligge oggi la gran parte delle città contemporanee”.

Il binomio cultura-turismo è ancora valido? Lei in un recente passato si è speso molto perché questo binomio diventasse importante per l’economia turistica riminese. Il mancato ottenimento della candidatura di Rimini a Capitale della cultura 2026 è stato una frenata brusca o, invece, guardando in prospettiva, è stata l’occasione per fare il punto su ciò che negli ultimi decenni si è fatto per potenziare le istituzioni culturali, l’organizzazione degli eventi e da qui partire per andare oltre?

A proposito del binomio turismo e cultura: Rimini viene sempre più percepita a livello nazionale e internazionale come una destinazione che accanto alla classica e sempre meno attraente formula Mare, Spiaggia, Divertimento è in grado di offrire, in ogni stagione, una vacanza ricca di stimoli culturali. Sulle potenzialità del nesso turismo cultura vorrei portare l’esempio del “Capodanno più lungo del mondo”. Nel primo decennio del 2000 Rimini affidava alla costosissima e poco funzionale diretta RAI L’anno che verrà la funzione di promuovere la destinazione. Quando ci si è resi conto della scarsa efficacia di quell’evento  si è pensato di mettere in rete e portare a sistema tutti gli eventi del periodo delle festività natalizie e di fine anno. E’ nato così il capodanno più lungo del mondo, un caleidoscopio di eventi culturali, vero e stimolante prodotto turistico culturale che ha arricchito e diversificato l’offerta della destinazione in un periodo dell’anno tradizionalmente difficile. Occorre tuttavia fare di più per trasformare gli eventi in esperienze. Si pensi, ad esempio, quanto potrebbe essere emozionante e coinvolgente, se, dopo aver visitato il museo dedicato a Fellini in Castel Sismondo, uscendo nella piazza dei sogni, una Banda accogliesse i visitatori con le musiche di Nino Rota per Fellini. Per concludere su questo punto, una città è capitale della Cultura non tanto per l’etichetta che può aggiungere, per un anno, al suo toponimo ma se sa interpretare, costantemente, i segni delle nuove dinamiche della domanda turistica”.

I tanti soggetti culturali presenti a Rimini, nei più vari settori, lamentano una carenza di spazi per gli spettacoli, di sale per incontri, di luoghi pubblici a disposizione dei cittadini. Lei recentemente è intervenuto sui giornali a proposito del futuro dell’ex Teatro Novelli. Ma c’è ancora aperto la questione dell’ex Cinema Astoria. Per dire dei due contenitori “in sospeso” più importanti. Ci vuole dire il suo pensiero sul futuro di questi spazi culturali ed, eventualmente, aggiungerci di cosa avrebbe bisogno il complesso delle bande della Filarmonica riminese.

La realtà culturale riminese manifesta una notevole vitalità nel campo della musica, del teatro, del canto, della danza, delle arti figurative, della letteratura e delle altre espressioni culturali. Nel corso degli anni numerose esperienze culturali si sono andate consolidando e qualificando avviando anche percorsi formativi e opportunità rivolte in modo particolare alle giovani generazioni. Accanto alle associazioni culturali “classiche” e di tradizione che rappresentano l’anima popolare della città (esempio Filarmonica città di Rimini, coro A. Galli, corali a valenza religiosa, Atelier di danza) sono nate e cresciute nuove e significative realtà. Sono emersi talenti che hanno assunto un ruolo di primo piano a livello nazionale e internazionale e si è ampliato e qualificato a livello nazionale e internazionale il sistema di relazioni dei soggetti culturali locali. Un ruolo importante, in questo processo di crescita,è stato svolto dagli spazi culturali messi a disposizione delle espressioni culturali locali. A questo proposito si avverte, tuttavia, l’esigenza di ottimizzare l’uso dei contenitori culturali stabilendo funzioni e gerarchie per far emergere le notevoli e diversificate qualità del made in Rimini, una rete diffusa di associazioni e di artisti che si impegnano con passione (spesso volontariamente) per migliorare costantemente le loro performance artistiche a vantaggio dell’offerta e della qualità della vita culturale nella nostra città. In altri termini il made in Rimini culturale è oggi sempre più in grado di contribuire a rappresentare al meglio le strategie e le linee di sviluppo di una città che intende fare della cultura, grazie in primis alle visioni del suo Piano Strategico, uno dei principali motori di sviluppo e di riposizionamento competitivo. Accanto al ritrovato Teatro Galli, che, nell’arco di pochi anni, è già diventato un simbolo iconico della città, Rimini dispone di altri teatri e contenitori (teatro Novelli, Teatro degli Atti, Astoria), arene e spazi culturali (Arena Agostiniani Castel Sismondo, Arena ponte di Tiberio, ecc.) che richiedono una programmazione partecipata e di qualità e un notevole impegno gestionale. Il Teatro Galli dovrà, quindi, caratterizzarsi sempre più come il cuore pulsante, il perno d’eccellenza attorno a cui far ruotare il sistema di spazi e contenitori culturali capaci di dare risposte articolate e differenziate ai bisogni di chi produce cultura e di chi vive la vita culturale della città”.

“In sintesi una politica degli spazi e dei contenitori culturali può basarsi sul rendere protagoniste, in un contesto di coprogettazione, le associazioni e gli artisti. In altri termini si tratta di ribadire e difendere la concezione della cultura come valore fondamentale e irrinunciabile per la crescita della comunità locale, mettendo a disposizione della città e della politica culturale il patrimonio di relazioni nazionali e internazionali che ciascuna espressione culturale locale ha costruito nel tempo; e contribuendo alla formazione di pubblici sempre più consapevoli, attenti e colti prestando particolare attenzione alla formazione culturale delle giovani generazioni”.

Dal 2012 Lei è il Presidente della Filarmonica. Il lavoro che è stato compiuto per costruire il sistema musicale riminese, di cui la Banda è parte integrante, è stato enorme. Banda, Coro, Lettimi, Liceo Musicale, Scuole di Musica oggi consentono a Rimini di porsi all’avanguardia a livello nazionale in campo musicale. E’ tutto oro quello che risplende o ci sono ancora tanti pezzi da finire di costruire, di mettere insieme?

In questa direzione si è orientato l’impegno dell’Associazione Filarmonica Banda città di Rimini ormai prossima a compiere 200 anni di attività. Nel corso degli ultimi anni la Banda città di Rimini (ma, sarebbe meglio dire, la nostra originale orchestra di fiati) è diventata, ai sensi della legge di riforma del terzo settore, una APS vale a dire un’Associazione di Promozione Sociale, è cresciuta notevolmente sia dal punto di vista musicale che associativo dimostrando con le sue produzioni originali di essere in grado di confrontarsi ad alto livello con generi musicali diversi, dal rock al melodramma, dal liscio alle musiche da film, dal jazz al cameristico, ecc. La Filarmonica si presenta al suo motivato pubblico con diverse formazioni musicali. In particolare la Banda Giovanile città di Rimini è motivo di orgoglio per l’associazione e per la città. Sono numerose le sortite di questa originale marching Band e ovunque riscuote grande successo, viene accolta con simpatia e apprezzamento. A testimonianza della simpatia e dell’apprezzamento, nella prossima primavera la Banda giovanile città di Rimini è stata invitata a suonare a Vienna nel programma di un’importante rassegna che si svolgerà nel gran salone dove ogni anno si svolge il concerto di Capodanno”.

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“La Banda Giovanile non offre solo la possibilità di far musica insieme ma è anche un luogo di aggregazione giovanile per sperimentare concretamente nuove dinamiche relazionali. La Banda Giovanile rappresenta nel panorama delle aggregazioni giovanili della nostra città un’esperienza originale e, per molti versi, unica, dove si sperimenta insieme all’apprendimento di uno strumento il valore delle relazioni, dell’amicizia, della solidarietà e della creatività. I nostri ragazzi si divertono e fanno divertire e la loro capacità di coinvolgimento cresce insieme alle abilità tecniche”.

“Il Comune, grazie al direttore Musica Gian Piero Piscaglia, ha aperto ai giovani le porte del prestigioso contenitore della Sagra musicale Malatestiana offrendo ai ragazzi e alle ragazze il brivido e l’emozione di suonare al Galli all’interno di un programma di notevole qualità e rilevanza.  Si è così sperimentata l’Orchestra Giovanile della città di Rimini, progetto che, sicuramente avrà modo di crescere, condiviso oltre che dalla Banda Giovanile anche dal Liceo Musicale Einstein, dalla Scuola Media a indirizzo musicale D. Alighieri e dal Conservatorio Lettimi-Maderna. Gli stessi soggetti hanno sottoscritto un protocollo per garantire ai giovani riminesi la possibilità di formarsi musicalmente  nella propria città fino al massimo grado”.

Infine ci dica, qual è la sua speranza più rilevante da mettere in campo, da costruire per la cultura riminese, forte in questa sua valutazione anche grazie alla sua esperienza di pubblico amministratore?

L’attività della Filarmonica si sviluppa all’interno delle coordinate valoriali definite dal Piano Strategico. Occorre riaprire le officine dei sogni e rivitalizzare il processo partecipativo per andare oltre agli stereotipi che hanno connotato le diverse fasi dello sviluppo  della nostra Rimini  e del suo territorio. La vision e gli asset dello sviluppo della città sono stati definiti, una parte dei progetti previsti nel primo Piano Strategico sono stati realizzati o in via di realizzazione. E’ opportuno, pertanto, che il secondo Piano Strategico temporaneamente mirato al 2039 si ponga l’ambiziosa finalità di formare i cittadini, siano essi permanenti o temporanei, a essere sempre più consapevoli dei valori di una città che vuole essere competitiva nel panorama nazionale e internazionale in quanto capace di essere non solo BELLA ma soprattutto SANA, SICURA, SOLIDALE”.

Pietro Leoni

E’ nato nel 1950. Esperto in marketing territoriale e turistico e sviluppo  locale. Ha insegnato Sociologia del turismo presso la Facoltà di economia dell’Università di Bologna, polo di Rimini. E’ stato presidente dell’Azienda di soggiorno di Rimini (1984-1986), dell’Azienda di Promozione Turistica della provincia di Rimini (1986-1991); presidente AGERTUR, Agenzia regionale Promozione Turistica e dell’APT dell’Emilia Romagna (1991-1995). Ha collaborato per le politiche del turismo con la Commissione Europea e con il Comitato Economico e Sociale (CESE). E’ stato consulente per il turismo della regione Marche e Abruzzo e di numerosi Enti locali e coordinatore del Comitato scientifico di ANCI-Consulta dei comuni turistici. Già direttore Area Cultura, Turismo, Programmazione strategica, relazioni con il pubblico del comune di Rimini (sino al 2012). Attualmente, dal 2012, è Presidente Associazione Filarmonica Banda città di Rimini APS e membro del direttivo regionale e nazionale dell’Associazione delle Bande Italiane (ANBIMA).

Paolo Zaghini 

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