Protesta dei Lavoratori di Network Contacts a Crotone contro la Revoca del Contratto Nazionale delle Telecomunicazioni

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Questa mattina, i lavoratori di Network Contacts, società operante nel settore dei call center, hanno manifestato davanti alla Prefettura di Crotone. La protesta ha coinvolto 233 dipendenti del sito crotonese, che si oppongono alla revoca del contratto nazionale delle Telecomunicazioni. La mobilitazione si inserisce nell’ambito dello sciopero nazionale proclamato dalle sigle sindacali Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil

La protesta nasce dalla decisione di 18 aziende aderenti ad Assocontact di abbandonare il Ccnl delle Telecomunicazioni per adottarne un altro, stipulato con la Cisal, che – secondo i sindacati – penalizzerebbe i lavoratori con condizioni contrattuali peggiorative e salari ridotti. I dipendenti crotonesi di Network Contacts sono gli stessi assorbiti due anni fa in clausola sociale da Poste Italiane, dopo il passaggio dall’Abramo Customer Care. La scelta delle aziende di modificare unilateralmente il contratto impatta oltre 6.000 lavoratori in tutta Italia, riducendo i diritti e abbassando la retribuzione minima oraria a 6,50 euro.

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Il tentativo di mediazione al Ministero del Lavoro si è concluso senza accordo lo scorso 14 gennaio, lasciando ai lavoratori come unica via quella dello sciopero e della mobilitazione. Oltre al presidio crotonese, una delegazione sarà presente anche alla manifestazione nazionale prevista a Roma davanti al Ministero del Lavoro.

I sindacati denunciano che questa decisione non rappresenta una soluzione alla crisi del settore dei call center, ma piuttosto un passo indietro di vent’anni per i lavoratori, con un peggioramento delle condizioni di impiego e una riduzione della qualità dei servizi offerti. Per questo motivo, le organizzazioni sindacali chiedono un intervento immediato delle istituzioni affinché venga riconosciuto il Ccnl delle Telecomunicazioni come unico riferimento contrattuale per il settore.

Una delegazione dei manifestanti è stata ricevuta, ieri,  dal Prefetto Franca Ferraro. Riduzione di diritti e salario, precarizzazione del lavoro, dequalificazione del settore e dumping contrattuale sono gli effetti “nefasti” che, secondo le sigle di categoria di Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil, apporterà la decisione di almeno 18 aziende, riunite sotto la sigla di Assocontact, di uscire dal Contratto collettivo nazionale di lavoro delle Telecomunicazioni per applicare un nuovo Ccnl con Cisal, «organizzazione sindacale – sottolineano – con rappresentatività infinitesimali nel settore».

Anche i 233 dipendenti del sito crotonese dell’azienda “Network Contacts” – aderente anch’essa ad Assocontact e il cui amministratore unico, Lelio Borghese, è il presidente stesso dell’associazione – hanno aderito questa mattina allo sciopero nazionale proclamato dalle Segreterie nazionali per dire no a questa decisione che, a loro detta, impatta negativamente su oltre 6.000 dipendenti in tutto il territorio italiano nel settore dei Contact center in outsourcing (Crm-Bpo), di cui circa 400 in Calabria e un numero indefinito di lavoratori con contratti di collaborazione. Massiccia l’adesione dei lavoratori crotonesi allo sciopero con un sit-in organizzato davanti alla Prefettura.

I sindacati rappresentati da Fabio Tomaino, segretario generale Uil Crotone, Daniele Gualtieri, segretario generale Cisl “Magna Graecia”, e Saverio Ranieri, della segreteria regionale di Slc-Cgil Calabria, insieme al sindaco della città, Vincenzo Voce, e al presidente della Provincia, Sergio Ferrari, sono stati ricevuti dal prefetto, Franca Ferraro. A lei i sindacati hanno consegnato una piattaforma rivendicativa che pone seri dubbi e richiama anche Poste Italiane a far rispettare le clausole dell’appalto attraverso cui sono stati “spacchettati” questi 233 lavoratori, già in forze ad Abramo cc in passato e poi transitati con System house, e oggi alle dipendenze dell’azienda di Molfetta promotrice di questa “controrivoluzione” del Ccnl.

«Dopo anni di lotte sindacali – si legge nel documento – che hanno portato a stabilizzazioni contrattuali, alla clausola sociale e alle tabelle ministeriali sul costo del lavoro, tale scelta rappresenta un pericoloso passo indietro di vent’anni per il settore. Non si può accettare che il contenimento dei costi venga scaricato sulle spalle dei lavoratori, riducendone salario e diritti, mentre i committenti, privati e pubblici, continuano a beneficiare di extraprofitti e gare al massimo ribasso».

Al termine dell’incontro avuto con il prefetto Ferraro, il segretario generale della Uil, Fabio Tomaino, incontrando i lavoratori assiepati fuori dai cancelli, ha assicurato che la strategia principale dei sindacati uniti nella lotta sarà quella di sollecitare Poste italiane a chiedere il rispetto del contratto collettivo nazionale di lavoro delle Telecomunicazioni sottoscritto dai 233 dipendenti di Network Contacts al momento dell’assorbimento degli stessi attraverso le clausole sociali. Il prossimo atto sarà l’incontro in programma al ministero del Lavoro il prossimo 14 febbraio con tutte le sigle di categoria del settore.

Daniele Gualtieri della Cisl ha richiamato all’importanza del tavolo di oggi che fa sintesi tra l’unità sindacale e istituzionale nel richiamare gli attori di questa vicenda a non scaricare i costi sui lavoratori. Saverio Ranieri ha ribadito che quello odierno è stato un punto di partenza che traghetterà le rivendicazioni al tavolo ministeriale del prossimo 12 febbraio. La triplice sindacale ha quindi invitato i lavoratori a non cedere alle pressioni dell’azienda, raccomandando di non firmare eventuali ulteriori soluzioni aziendali.

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Questo ribasso, secondo i sindacati, si tradurrebbe in una «riduzione di diritti e salario» in quanto il nuovo contratto prevede «retribuzioni di 6,50 euro l’ora per i lavoratori con contratto di collaborazione», considerato «importo non dignitoso e inadeguato al costo della vita attuale», mentre per i lavoratori dipendenti «prevede un recupero del potere d’acquisto del 3% nel prossimo triennio con l’inflazione che si attesta al 15% (ben 7 euro di aumento nella prima tranche)».

Il Ccnl imposto da Assocontact, inoltre, sempre secondo i sindacati, condurrebbe a una maggiore «precarizzazione del lavoro» perché introduce «maggiore flessibilità, meno permessi retribuiti e aumenti salariali irrisori che non tengono conto dell’inflazione e della vacanza contrattuale». Dai lavoratori, gli effetti della nuova contrattazione si rifletterebbero anche sugli utenti, in quanto innescherebbe una «dequalificazione del settore» in ragione di una scarsa qualità dei servizi offerti ai cittadini.

Quindi i sindacati accusano Assocontact di “Dumping contrattuale”. «L’unica reale motivazione per l’applicazione di questo Ccnl ai lavoratori – sostengono le sigle di categoria – è la compressione di diritti e salari che consentirà di ottenere nell’immediato una riduzione del costo del lavoro di circa il 20% che passerà al 30% non appena sarà sottoscritto il rinnovo del Ccnl delle Telecomunicazioni, consentendo alle aziende che lo hanno sottoscritto di partecipare pertanto a gare per l’assegnazione di future commesse di lavoro potendo fornire un ribasso importante dell’offerta a scapito dei lavoratori e delle aziende che al momento lo gestiscono, competendo ferocemente sulla compressione dei costi».

Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil hanno chiesto con fermezza l’intervento del Governo per «il riconoscimento del Ccnl delle Telecomunicazioni come unico contratto di riferimento per le attività del settore Crm/Bpo, come già richiesto al ministero del Lavoro a marzo 2024».





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