Roma, il Mef vende il teatro Quirino: appello a Mattarella e Meloni

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di
Andrea Arzilli

Appello della società che gestisce l’immobile. L’ad Coppolino: «Trasferire la proprietà a un privato metterebbe a repentaglio l’esistenza del teatro»

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Il Quirino finisce in vendita. Lo storico teatro dove si tenne la première di «Roma città aperta» di Roberto Rossellini e nel quale sono passati tutti i più grandi del palcoscenico – da Vittorio Gassman, a cui lo stabile è intitolato, ad Anna Magnani, da Eleonora Duse a Totò – va all’asta per 4,65 milioni sul sito di Invimit, la società di gestione del risparmio del Mef e, quindi, anche del fondo immobiliare i3-Dante che attualmente detiene la proprietà delle mura. C’è l’offerta di un privato. Così l’ad della Quirino srl, società che fino al 2031 ha la gestione del teatro, scrive una lettera/appello alle istituzioni, invocando l’intervento del ministero della Cultura: «Metta il vincolo sul teatro».

L’appello a Mattarella e Meloni

La lettera è inviata al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, al presidente del Lazio Francesco Rocca, al sindaco Roberto Gualtieri e all’ad di Invimit Stefano Scalera. E vale come tentativo estremo di scongiurare la vendita di uno dei teatri italiani più antichi e gloriosi, le cui mura negli anni hanno variato il riferimento, da Enpals a Inps, senza comunque mai cambiare la proprietà, ovvero lo Stato. 




















































L’esperienza dell’Eliseo, ancora chiuso 

Ora, però, il teatro potrebbe finire in mani private, l’offerta è già arrivata e l’annuncio è sparito dal sito di Invimit dopo un paio di settimane. Quindi forse mani più dinamiche, ma certamente più rischiose, meno forti e garantite — come per l’Eliseo, ad esempio — sia per l’attività sia per il futuro dell’immobile in via delle Vergini 7, nel cuore di Roma, teatro dal 1871 su impulso del principe Maffeo Sciarra che allora voleva supplire alla mancanza di luoghi di spettacolo nella zona tra il Corso e Fontana di Trevi.

«In mani private teatro a rischio» 

«Siamo allarmati e preoccupati — scrive l’ad di Quirino srl Rosario Coppolino —. Riteniamo infatti che trasferire a un privato la proprietà dell’immobile metta a repentaglio la vita stessa del teatro in quanto tale. Oltre a essere un importante edificio di pregio storico e artistico della Capitale, è una delle strutture teatrali più importanti d’Italia».
Della stessa grandezza, a Roma, solo l’Argentina e l’Ambra Jovinelli. Si capisce, dunque, che un eventuale fallimento legato al rischio d’impresa (privata) andrebbe a chiudere uno dei più importanti poli culturali della città.

«All’Eliseo è andata com’è andata: se lo Stato fosse stato proprietario, adesso sarebbe aperto — dice Guglielmo Ferro, direttore artistico del Quirino —. Per noi la messa in vendita è stata una sorpresa: trovo incredibile che il teatro, con tutto quello che rappresenta, possa diventare un bene privato». E quindi rientrare in logiche di mercato, cioè essere chiuso dopo valutazioni artistiche o per necessità economiche fino all’eventualità più nefasta: il fallimento.

Il richiesta del vincolo al Mic 

Per questo, si legge nella lettera, «riteniamo sia giusto lasciare la proprietà nelle mani dello Stato o di un ente pubblico territoriale e affidare al soggetto privato solo la gestione delle attività. Siamo certi che potrebbe essere facile per il ministero della Cultura assumere la titolarità del bene immobile, essendo titolare del diritto di prelazione da esercitare sulla vendita». La Cultura, infatti, potrebbe intervenire bloccando la cessione ai privati e vincolando l’immobile che, così, resterebbe allo Stato. In alternativa «potrebbe essere la Regione Lazio ad acquisirne la proprietà». Che, di certo, non deve essere svenduta.


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