Gurit, chiude lo stabilimento di Volpiano: 56 lavoratori licenziati, nessuna trattativa in vista

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La notizia era nell’aria da giorni, ma oggi è arrivata la conferma ufficiale: la Gurit chiuderà lo stabilimento di Volpiano, lasciando senza lavoro 56 dipendenti su un totale di 60 addetti.

La decisione dell’azienda, specializzata nella produzione di componenti per pale eoliche, è stata ribadita nel corso dell’incontro svoltosi oggi, martedì 4 febbraio, all’Unione Industriali di Torino, alla presenza dei vertici aziendali e delle Rsu, assistite dalle organizzazioni sindacali Filctem Cgil, Uiltec Uil e Femca Cisl. «Abbiamo ribadito la nostra contrarietà al piano e richiesto il ritiro dei 56 licenziamenti, rendendoci disponibili fin da subito ad aprire un tavolo di confronto per individuare soluzioni alternative alla chiusura. Non possiamo che esprimere la nostra contrarietà all’atteggiamento dell’azienda che non ha prospettato alcuno scenario alternativo alla delocalizzazione», hanno dichiarato i sindacati.

Una doccia fredda per i lavoratori, che solo pochi mesi fa avevano siglato un accordo per mantenere il ciclo continuo di turni fino al 2025. La produzione, invece, verrà spostata in Cina, con l’azienda che giustifica la chiusura con la crescente concorrenza sui prezzi, l’aumento dei costi energetici e la maggiore convenienza della manodopera asiatica.

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Venerdì scorso, 31 gennaio, la rabbia e la delusione si sono riversate nel presidio organizzato davanti ai cancelli dell’azienda di via Torino 105, dove i lavoratori, sostenuti dai sindacati, hanno espresso il loro dissenso per una scelta considerata inspiegabile e inaccettabile. Tra loro anche Carlo Giunta di Filctem Cgil Torino, che ha denunciato la mancanza di segnali di crisi: «Qui si lavorava in modo continuativo e con il massimo impegno da parte di tutti. Dietro i numeri ci sono 56 famiglie e una realtà locale che rischia di perdere un importante presidio industriale».

Sulla stessa linea anche Luigi Palopoli di Uiltec Uil Torino: «A dicembre abbiamo firmato un accordo che confermava il prolungamento dei turni su ciclo continuo. Inoltre, dal 2022 non si fa cassa integrazione: non avevamo alcun segnale di difficoltà imminente. Invece la proprietà ci ha comunicato i licenziamenti tramite una Pec, un gesto che giudichiamo inaccettabile».

A sostenere i lavoratori c’era anche il sindaco di Volpiano, Giovanni Panichelli, che ha espresso piena solidarietà: «Queste 56 persone stanno affrontando una notizia terribile, che le mette in una condizione di totale incertezza. Come amministrazione comunale, siamo al loro fianco e ci attiveremo affinché la proprietà rivaluti le sue scelte, cercando il sostegno di tutti gli enti competenti, a partire dalla Regione Piemonte. Ho già avuto un confronto con l’assessore regionale Elena Chiorino, che ha manifestato la disponibilità ad aprire tavoli di discussione per trovare soluzioni concrete».

Il sito di Volpiano, in questi anni, ha beneficiato di investimenti consistenti in ricerca e sviluppo, puntando sull’innovazione per ritagliarsi uno spazio nel settore delle energie rinnovabili. Proprio per questo la decisione della chiusura ha lasciato i lavoratori senza parole: il fatturato dell’azienda, vicino ai 50 milioni di euro, non faceva presagire un taglio così drastico. «Ci troviamo di fronte a una volontà di spostare tutta la produzione all’estero per ridurre i costi», hanno ribadito i sindacati. «È una scelta che non fa i conti con l’impatto sociale di questo licenziamento di massa».

Per il momento, i lavoratori non intendono rassegnarsi. Martedì 4 febbraio si è svolto il confronto all’Unione Industriali di Torino, mentre il 6 febbraio è prevista un’assemblea dei lavoratori nello stabilimento di Volpiano. In ballo c’è anche il futuro di 28 dipendenti delle agenzie interinali, che rischiano di rimanere esclusi da ogni forma di tutela. Il sindaco Panichelli, di fronte a una vertenza a senso unico, ha annunciato l’intenzione di coinvolgere anche i Comuni in cui risiedono i lavoratori licenziati, nella speranza di costruire una rete di supporto per chi, da un giorno all’altro, si ritrova senza prospettive.

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