In morte di Aga Khan, il leader che ha inventato la Costa Smeralda

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Imprenditore, playboy, filantropo, innovatore ma soprattutto leader religioso e capo spirituale. Tutto questo è stato sua altezza, il principe Karim Al-Hussaini, Aga Khan IV (meglio conosciuto come Aga Khan), che si è spento questa notte nella sua casa di Lisbona a 88 anni. Lo ha reso noto la sua fondazione, l’Aga Khan Developement Network (Akdn), annunciando che il suo successore verrà designato nei prossimi giorni. Nel corso della sua vita è stato fondatore, insieme a un consorzio di investitori italiani e stranieri, di quel sogno ad occhi aperti oggi conosciuto come Costa Smeralda, in Sardegna, allevatore di cavalli e quarantanovesimo imam ereditario dei musulmani ismailiti, conosciuti anche come nizariti, una comunità religiosa sviluppatasi in senso all’islam sciita che oggi conta circa 15 milioni di fedeli. Nel 1957 la regina Elisabetta II gli conferisce il titolo di sua altezza, nel 1967 è l’unico straniero ad assistere all’incoronazione dello scià di Persia Mohammad Reza Pahlavi, nel 1977 ( anni prima nel 1964, aveva rappresentato l’Iran nello scii alle Olimpiadi invernali di Innsbruck), il presidente Giovanni Leone quello di Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, primo musulmano a riceverlo e nel 1988 diventa Cavaliere del Lavoro.

Karim Aga Khan nasce a Ginevra nel 1936, dal principe Aly Khan e dall’ereditiera britannica Joan Yarde-Butler, ma passa l’infanzia nella capitale del Kenya, Nairobi, paese con il quale avrebbe sempre mantenuto un legame privilegiato. Torna in Svizzera durante l’adolescenza per frequentare una scuola privata esclusiva, successivamente si trasferisce negli Stati Uniti dove si iscrive all’università di Harvard per studiare storia islamica. Il giovane Karim ha solo 20 anni, quando nel 1957, lascia l’università per stare accanto al nonno malato, Aga Khan III, discendente diretto del profeta Maometto, è lui a proclamarlo Aga Khan IV, preferendolo al padre e allo zio, convinto che gli ismailiti in un momento storico di grandi cambiamenti meritino una guida più giovane. La sua “incoronazione” avviene il 19 ottobre dello stesso anno a Dar es Salaam, in Tanzania. Torna ad Harvard 18 mesi dopo, con un enorme carico di responsabilità che gli grava sulle spalle.

La sua carriera imprenditoriale inizia con l’allevamento di cavalli purosangue, ma la svolta arriva nel 1962, quando la bellezza delle coste sarde conquista colui che per tutta la sua vita è stato un conquistatore. Acquista una gran quantità di terreni e fonda Porto Cervo, fa costruire un immenso porto turistico e istituisce lo Yatch Club Costa Smeralda. Grazie a lui la Sardegna diventa una delle capitali mondiali del lusso. Nel 1963 fonda Alisarda, diventata poi Meridiana e poi Air Italy. Nel 1969 presiede alla costruzione dell’aeroporto Olbia-Costa Smeralda e successivamente l’impero della Ciga Hotels. Un grande progetto realizzato con il sostegno di architetti e scenografi appositamente scelti che avviene grazie alla complicità politico Giovanni Filigheddu di Arzachena e non senza conflitti con la popolazione locale, ma che contraddistingue per una grande attenzione all’ambiente che lo circonda, cercando di preservare il più possibile il paesaggio di quella terra bella e selvaggia.

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L’Aga Khan non è stato solo un pioniere e un conquistatore di terre inesplorate ma anche di donne. La sua vita sfrenata lo ha spesso reso molto più simile a un dandy sgorgato fuori dalla penna di Oscar Wilde piuttosto che a una guida religiosa. Se il padre aveva divorziato dalla madre per iniziare una relazione con la bellissima attrice Rita Hayworth, Karim sposa Begum Salimah Aga Khan che gli dà tre figli, nel 1969 tocca alla modella britannica Sarah Frances Croker-Poole e nel 1995 all’ereditiera tedesca Gabriele Renate Thyssen, nel mezzo non mancano le relazioni extraconiugali.

La sua vita non è stata fatta solo di lusso incontenibile: un patrimonio da 13 miliardi, un’isola privata alle Bahamas, due jet, uno yatch, tenute di lusso in ogni angolo del globo e un gran numero di cavalli da corsa, tutti rigorosamente purosangue. Aga Khan, in quanto leader spirituale, ma mai politico per sua stessa volontà, ha sempre prestato occhio ai problemi del Sud del mondo. Nel 1961,    proprio mentre i soldati britannici si stanno ritirando dal suo amato Kenya, paese con una folta comunità di ismailiti, fonda a Nairobi una società di media indipendente, diventata oggi il Nation Media Group, uno dei gruppi media più importanti dell’Africa centrale e orientale. Ritiene infatti che un paese da poco libero e che sta volgendo alla democrazia meriti un apparato d’informazione adeguato a questo scopo. Gli investimenti, stanziati attraverso il suo Akdn, coinvolgono anche l’Uganda, dove si adopera per il rientro di migliaia di ismailiti espulsi dal dittatore Idi Amin Dada e poi la Birmania, la Tanzania e il Tajikistan. Scuole, abitazioni civili e strutture sanitarie. Da musulmano moderato, quando in Iraq e Afghanistan divampa la guerra contro il terrorismo nei primi anni 2000, decide di costruire ponti tra Oriente e Occidente, ovviamente sempre con i suoi investimenti plurimilionari.

Ricchezza, religione e attenzione ai problemi del terzo mondo. “Noi non concepiamo l’accumulazione della ricchezza come il male”, aveva detto. “L’etica musulmana considera che se Dio ha dato la capacità o la buona fortuna di essere un individuo privilegiato nella società, tu hai una responsabilità morale verso la società”.



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