Il governatore Zaia: «Sì al cambiamento epocale, cominciamo dai nuovi assunti». Autonomia, c’è una data per il riavvio dei negoziati
Il Veneto in prima fila per la trasformazione (epocale) dei medici di medicina generale da liberi professionisti a dipendenti del sistema sanitario tanto quanto gli ospedalieri. La bozza governativa, anticipata dal Corriere della Sera, ha rinfocolato le proteste della categoria ma il dibattito è largamente aperto anche dopo la bozza targata Forza Italia. Intanto, da palazzo Balbi, Luca Zaia, presidente della Regione, conferma che proprio da Venezia è partita in tempi non sospetti la richiesta di esplorare questa possibilità. Una richiesta che ora viene accelerata dal «fattore Pnrr» o, meglio, dalle 99 case di comunità che dovranno essere a regime (pena la perdita dei fondi Ue di cui sopra) entro metà del prossimo anno. Strutture che rimarranno aperte, ricorda l’assessore regionale alla Sanità, Manuela Lanzarin, «h24 e 7 giorni su 7». Personale permettendo perché, oltre ad altre figure sanitarie, dallo psicologo al radiologo, le case di comunità si reggeranno proprio sui medici di base in turnazione.
Il nuovo contratto solo ai neoassunti
Sì, conferma Zaia, il Veneto è stato fra i promotori di questa rivoluzione ma la ricetta di Zaia è all’insegna della gradualità ed, eventualmente, della volontarietà. «I medici di base sono dei liberi professionisti che prestano la loro opera anche al pubblico – spiega il presidente – possono decidere di essere massimalisti e dedicarsi solo al pubblico o, legittimamente , anche di fare altre attività perché il loro contratto non prevede esclusiva verso il pubblico. Tutto legittimo, ripeto, e con i medici di base non c’è alcuna contrapposizione, ma anche in passato noi abbiamo posto la questione. Non è ancora chiaro come andrà a finire ma noi vediamo di buon grado la possibilità di poter ragionare sulle nuove assunzioni». Zaia specifica che l’eventuale contratto da dipendente sarebbe applicato ai nuovi medici di base, «non ai medici che oggi già lavorano. I nuovi assunti, essendo strutturati, faranno le 36 ore a settimana, quindi medici di base a tempo pieno». Il presidente sottolinea che «altre regioni condividono questa visione ma, ripeto, solo per i nuovi ingressi, il resto resta come prima».
L’accordo passerà dalle Regioni
E se qualcuno volesse passare da libero professionista a dipendente fra chi già esercita? «Non abbiamo contezza di ciò che sta accadendo a livello nazionale, – allarga le braccia Zaia – non so se sono già così avanti da porsi il problema, immagino di no vista la presa di posizione dei medici…».
Qualunque accordo dovrà passare dalle Regioni e Zaia rivendica: «È legittimo che chi ha la responsabilità della sanità possa immaginare che ci possa essere una parte dei medici di base, tra i neo assunti/neo specializzati, che possa far parte della squadra». La molla si basa su calcoli semplici, spiegano a palazzo Balbi, se tutti gli attuali medici di base fossero massimalisti e avessero, quindi, 1.500 assistiti ciascuno (al netto di chi ha accettato di salire persino a 1.800) basterebbero a coprire i quasi 5 milioni di veneti. Ma così non è, dice ancora Zaia «molti medici non sono massimalisti, per un tema di età, di anzianità o per scelta imprenditoriale». E poi ci sono le zone carenti, «circa 400» sottolinea Lanzarin che spiega anche come si tamponi con la continuità assistenziale. Un vulnus che le case di comunità dovrebbero lenire.
Brescia-Padova e Autonomia
Per una rivoluzione abbozzata in sanità, un’altra, di tutt’altro segno, prende velocità. Ieri c’è stato il primo incontro ufficiale fra i tecnici del ministero delle Infrastrutture e Cav, Concessioni autostradali venete, per dare avvio formale all’iter che dovrebbe portare dal 1 gennaio 2027 l’autostrada Brescia-Padova in capo a Cav e quindi alla Regione. Il resto della giornata è stato segnato, infine, dall’arrivo a sorpresa (ma su insistenza dei gruppi d’opposizione) di Zaia in consiglio regionale. Tema: l’Autonomia. Il presidente ha ripercorso i punti salienti della sentenza della Corte Costituzionale di inizio dicembre che, sulla falsariga di quanto già detto in parlamento dal ministro degli Affari regionali, Roberto Calderoli, non avrà bisogno di altri passaggi in aula se non per la parte relativa ai Lep, livelli essenziali delle prestazioni. Un intervento che ha visto Pd, VcV, Verdi e M5s compattamente indignati: «Zaia sminuisce la sentenza della Consulta» tuona la capogruppo Pd Vanessa Camani. Altrettanto compatta la maggioranza con Lega, FdI e FI schierati in difesa. Ma, soprattutto, Zaia ha posto l’accento sull’altra questione contestata dalle opposizioni a Roma come in Veneto: la ripresa dei negoziati in via della Stamperia sulle nove materie che non necessitano dei fatidici Lep. Zaia ha confermato che i tecnici dei ministeri si sono già riuniti, come noto, lo scorso 29 gennaio e che a stretto giro i tecnici veneti (ma anche lombardi, piemontesi e liguri) saranno riconvocati per chiudere sulla Protezione civile. E c’è già una data, seppur informale: il 12 febbraio. Zaia, infine, ha elencato le materie successive: Previdenza complementare e, subito dopo, Giustizia di pace.
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