concedeva ben 2,55€ di ricarica Smac per l’acquisto di una stampante da 100 euro!…di Enrico Lazzari – GiornaleSM

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Gradireste, cari studenti sammarinesi delle scuole secondarie e superiori, un bonus per l’acquisto agevolato di strumenti tecnologici a supporto dello studio? A voi ha pensato Repubblica Futura, proponendo un emendamento al progetto di legge in cui definire “Misure per il consolidamento, lo sviluppo economico, il contenimento dei costi e disposizioni in materia fiscale” (noto come “Legge di Sviluppo”), presentato dalla Segreteria di Stato per le Finanze e il Bilancio in Consiglio Grande e Generale, in prima lettura, nella sessione dello scorso novembre.

Il Progetto di Legge, esaminato in Commissione Consigliare Permanente III e approvato il 22 gennaio scorso, si appresta a varcare, per la seconda lettura, la soglia del Palazzo Pubblico nella prossima sessione consigliare. E, fra i tanti emendamenti presentati sia da maggioranza che da  opposizione, ce ne è uno che mi ha particolarmente “colpito” e che, se fossi stato la maggioranza, avrei approvato senza alcuna remora. Invece, è stato bocciato in Comissione.

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Si trattava della proposta di introduzione di un nuovo articolo, finalizzato a rafforzare il “Diritto allo Studio” dei giovani sammarinesi: “Gli studenti delle scuole secondarie e università -dispone il comma uno- in caso di acquisto in Repubblica di strumenti tecnologici di supporto allo studio (computer, stampanti, smartphone) hanno diritto a ottenere sulla propria SmacCard un accredito del 15% del valore dell’imposta sulle importazioni” e, precisa il comma due, “il beneficio è ottenibile ogni 36 mesi per singolo strumento acquistato, non cedibile”.

Come ho anticipato, questo “Bonus-RF”, io lo averei approvato subito… Non per l’impatto che questo bonus possa concretamente avere sul rafforzamento del diritto allo studio -che sarebbe irrisorio, per non dire ridicolo-, ma per rendere palese l’approssimazione di un certo modo populista, strumentale e, appunto, approssimato e dilettantistico, di fare opposizione.

Mi spiego meglio… E lo faccio con una domanda: che impatto potrà avere per uno studente sammarinese un bonus pari a meno di una decina di euro nell’acquisto di un notebook commercializzato a 500 euro? Zero… Anzi, il beneficiario si sentirebbe preso in giro, non credete?

15% del valore dell’imposta sulle importazioni”, ovvero 15% del valore della Monofase. Che tradotto, in una interpretazione ligia alla lingua italiana, lingua ufficiale anche nella Repubblica di San Marino, significa 15% del 17% del costo di acquisto applicato al commerciante che importa il prodotto.

Allora, facciamo un esempio concreto, “sfogliando” l’ecommerce di un noto negozio sammarinese di strumenti tecnologici. Ipotizziamo di voler acquistare un notebook “HP 14S” venduto al pubblico a 314,90 euro. Considerando che su quella tipologica di prodotti il prezzo di vendita è maggiorato di circa il 10/20% ipotizziamo che il “ricarico” applicato dal commerciante sia del 15%, ovvero che il valore di quel computer potatile, all’importazione, sia di 234 euro, che -come costo per il commerciante- diventano 273 una volta aggiunta la Monofase. La tassa sull’importazione per quel pc, dunque, è pari a 39 euro.

Alla luce di ciò, quanto si vedrebbe rimborsare in forza al “Bonus-Repubblica-Futura” lo studente sammarinese sulla sua SmacCard? 39 X 0,15 = 5,85 euro!!!, su una spesa di 314 euro …e per tre anni non potrà beneficiare dello stesso bonus! Ma non solo: non potrà rivendere il notebook, magari per acquistarne, in seguito, uno più performante…

Forse, con “15% del valore dell’imposta sulle importazioni”, Repubblica Futura intendeva 15% da sottrarre -e non calcolare come la lingua italiana lascia intendere- al 17%, ovvero, nell’esempio citato, 34,40€, che restituirebbe allo studente circa l’88% dell’imposta monofase incassata dallo Stato sull’importazione? Probabile. Anzi, quasi certo… Ma dispone ciò l’emendamento?

In “legalese” non so (quella variante è sempre un mistero)… In italiano, a mio parere, no. E, in ogni caso, trattandosi di un articolo di legge, lascerebbe troppo margine all’interpretazione. Approvarlo avrebbe evidenziato un certo dilettantismo della classe politica? Secondo me sì… Ed è per quello che non avrei avuto remore ad approvare, dalla maggioranza, quell’emendamento di opposizione.

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Ma si può fare una “torta” e non metterci la classica “ciliegina” sopra? Assolutamente no… Così, ecco che fra gli strumenti tecnologici contemplati nel “Bonus-Repubblica-Futura”, al fianco di notebook, personal computer, stampanti, ecc., quale “indispensabile” strumento di studio spunta anche lo smartphone, da acquistare beneficiando di un bonus il cui costo grava sulle casse pubbliche in maniera ben più impattante che sulle tasche di chi, acquistando un notebook da oltre 300 euro, si ritrova un bonus da, magari, appena 5 euro.

Non era meglio, al di là della forzata provocazione volutamente incentrata sull’irrilevante aspetto economico, attendere l’introduzione di un indicatore di valutazione della situazione economica dei nuclei familiari (come in Italia è l’ISEE) e proporre misure simili per gli studenti, più impattanti economicamente sui beneficiari (e in egual misura sul bilancio pubblico, essendo meno i bonus da erogare), ma limitate a chi non ha un reddito familiare di, magari, oltre 10.000 euro mensili?

Non è, alla luce di ciò, irresponsabile, populista, strumentale presentare simili emendamenti che, allungando inutilmente i tempi dei lavori consigliari o delle commissioni permanenti e finiscono per aumentarne il costo gravante sulla collettività in termini di gettoni erogati ai sessanta consiglieri? E non credete che si senta preso in giro quello studente che, dopo il “bonus 110%” italiano, acquistando una stampante da 100 euro si veda ricaricare la sua Smac, magari, con appena un paio di euro?

Enrico Lazzari

 

 

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