“Il rigassificatore resti a Piombino”

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È utile all’economia del Paese, e locale, non è un pericolo, anzi rappresenta un fattore di sicurezza. Dopo la mobilitazione, i cortei, i ricorsi e la fiera del «nimby» («not in my back yard», non nel mio cortile) c’è chi dice sì al rigassificatore «nel mio cortile», anzi nella mia banchina in questo caso.

Il caso è quello del rigassificatore di Piombino, di cui si è a lungo parlato negli anni scorsi, quando lo scoppio della guerra di Vladimir Putin contro l’Ucraina aveva indotto l’Italia a liberarsi dalla dipendenza dal gas russo, correndo ai ripari su più fronti, per sopperire a questa imprevista carenza, senza pesare troppo sulle tasche di imprese e famiglie, già gravate dai costi esorbitanti che ha l’energia in Italia.

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Una missione forse non impossibile ma certo ardua, quella avviata allora dal governo Draghi e portata avanti dall’esecutivo attuale. E strategicamente, la missione ora è compiuta, anche grazie alla «Golar tundra» (che ora si chiama Italis Lng), una nave a tutti gli effetti che dal luglio 2023, dopo qualche ritardo e grandi discussioni, ha iniziato a fare la sua parte ricevendo 50 navi gasiere cariche di gas naturale liquefatto in una banchina della cittadina toscana.

Ha fatto la sua parte la Italis, una parte importante, quantificabile in 23 miliardi di mc, la capacità annua di rigassificazione raggiunta dal Paese, secondo i dati Snam, grazie anche a Piombino, che copre il 6% del fabbisogno nazionale. Ed è una presenza discreta, quella della metaniera, per chiunque abbia avuto la possibilità di vederla ormeggiata, come una qualsiasi nave cargo, in quel porto che ha sempre servito gli stabilimenti industriali locali, oltre all’ingente traffico passeggeri.

Per arrivare al risultato, Palazzo Chigi dovette tenere duro, superando resistenze trasversali: non solo dei «soliti» comitati, e degli ambientalisti, ma anche quelle del Comune, guidato da un sindaco di Fdi, Francesco Ferrari, riconfermato meno di un anno fa dopo l’incredibile vittoria con cui, 5 anni prima, aveva strappato alla sinistra una roccaforte che pareva incrollabile. Ferrari ha schierato il Comune contro l’impianto, non si è arreso fino a una sentenza contraria del Tar a inizio 2024, e oggi resta contrario, come conferma un documento approvato alla (quasi) unanimità che chiede lo spostamento dell’Italis Lng entro il 2026, data prevista dall’autorizzazione firmata dal commissario, il governatore Eugenio Giani, anch’esso convinto che sia necessario rispettare i tempi del trasloco, in origine previsto verso Vado ligure (ma ora la Regione Liguria è contraria, per ragioni economiche, come ha spiegato il presidente Marco Bucci). L’ultima parola spetterà al governo. Eppure, a Piombino qualcosa sta cambiando rispetto ai «no» categorici e trasversali di due anni fa. «Sembra passato un secolo» – si legge sul Tirreno – «Nessuno (o quasi) la voleva quella nave, o almeno quello fu il messaggio lanciato dalla città. Dopo quasi 24 mesi c’è chi invece, a Piombino, chiede a gran voce che il terminal gas resti».

Un documento, pochi giorni fa, è stato condiviso dagli operatori del porto: agenzia marittima, piloti portuali, gruppo ormeggiatori e barcaioli e altre realtà sono scesi ufficialmente in campo per chiedere la permanenza sul porto del terminal gas. E ora il fronte del sì si allarga agli industriali. «Con infrastrutture e opere compensatorie lo sviluppo di Piombino potrebbe anche passare dal rigassificatore», spiega il presidente di Confindustria Toscana, Maurizio Bigazzi, che parla di un acceleratore per il rilancio industriale di Piombino», realtà siderurgica che in effetti è da tempo piombata in una crisi che sembra non finire.

Per gli operatori portuali una partenza della nave gas non sarebbe solo «un grave danno» economico, visto il movimento, l’indotto creatosi anche localmente. Sarebbe anche motivo di preoccupazione per la sicurezza.

Si è visto quando un principio di incendio è stato subito domato con interventi che sono stati «così tempestivi ed efficaci solo grazie al presidio di sicurezza perennemente disponibile» anche grazie alla presenza del rigassificatore. Da pericolo a garanzia di sicurezza. E di bollette più basse.



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