Dopo le denunce di Cancellato e Casarini, il governo ha confermato che sette italiani sono stati intercettati con il software israeliano Graphite. Per Palazzo Chigi non è coinvolta la nostra intelligence. Ma il Guardian scrive di un contratto tra l’Italia e l’azienda Paragon, appena rescisso
Il caso di sette tra giornalisti e attivisti, le cui conversazioni su WhatsApp venivano spiate attraverso un software chiamato Graphite, potrebbe aprire una nuova crisi politica in Italia.
Il governo di Giorgia Meloni ha confermato mercoledì le attività di spionaggio ai danni di connazionali, ma ha escluso ogni coinvolgimento da parte delle agenzie nazionali di intelligence.
“Trattandosi di una questione che il governo considera di particolare gravità”, ha sottolineato l’esecutivo in una nota, “è stata attivata l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale” che si è subito messa in contatto con lo studio legale Advant, che segue WhatsApp Ireland Limited, che fa parte del gruppo Meta.
“Non è stata comunicata l’identità dei titolari di tali utenze, che sono stati informati direttamente dalla stessa società, a tutela della loro privacy”, si legge nel comunicato.
Chi sono gli italiani spiati su WhatsApp
Il caso è esploso però dopo le denunce arrivate dal direttore di Fanpage, Francesco Cancellato,e da Luca Casarini, responsabile dell’ong Mediterranea Saving Humans.
Entrambi hanno rivelato di avere ricevuto un messaggio da Meta in cui venivano avvertiti dell’infiltrazione nei propri dispositivi elettronici da parte di un software di produzione israeliana.
“A dicembre – diceva il messaggio – WhatsApp ha interrotto le attività di una società di spyware che riteniamo abbia attaccato il tuo dispositivo. Le nostre indagini indicano che potresti avere ricevuto un file dannoso tramite WhatsApp e che lo spyware potrebbe aver comportato l’accesso ai tuoi dati, inclusi i messaggi salvati nel dispositivo”.
Nel mirino dei cyberattacchi ci sarebbe una novantina di persone, secondo quanto trapelato finora. “Le utenze coinvolte appartengono a numeri con prefissi telefonici riconducibili ai seguenti Paesi”, 13 Stati Ue oltre l’Italia: Belgio, Grecia, Lettonia, Lituania, Austria, Cipro, Repubblica Ceca, Danimarca, Germania, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Svezia”, ha indicato il comunicato di Palazzo Chigi.
L’azienda israeliana Paragon ha rescisso il contratto con l’Italia
Sotto accusa c’è Paragon Solutions, società israeliana produttrice di Graphite, il software di intercettazione di ultima generazione capace di insinuarsi nei dispositivi senza neanche un click da parte della vittima.
L’azienda avrebbe venduto il software a numerosi Stati, con l’impegno però di limitare i controlli ed escludendo giornalisti e attivisti. Tra gli acquirenti del software ci sono gli Stati Uniti e non meglio specificati “Stati alleati”, ha dichiarato la stessa azienda israeliana.
Giovedì il Guardian ha scritto tuttavia che Paragon Solution ha interrotto i propri rapporti con l’Italia, rescindendo il contratto di compravendita, identificando dunque il nostro Paesi tra gli utilizzatori del software.
Il quotidiano britannico ha appreso che l’azienda aveva inizialmente sospeso il contratto con l’Italia “per estrema cautela” venerdì, quando è emersa la prima accusa di potenziali abusi, mentre la rescissione è stata decisa mercoledì, dopo avere concluso che l’Italia ha violato i termini di servizio e il quadro etico previsti nel contratto.
Il governo italiano si è detto disponibile a riferire al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir).
Il Parlamento chiede spiegazioni sulle intercettazioni di Paragon
Partito Democratico (Pd), Alleanza Verdi Sinistra (Avs) e Movimento 5 Stelle hanno chiesto in apertura di seduta alla Camera questo giovedì un’informativa urgente del governo sul caso.
I deputati Pd Federico Fornaro e Lia Quartapelle intendono chiedere alla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, se il governo italiano è cliente della Paragon Solution, alla luce delle notizie pubblicate dal Guardian, sottolineando anche come le vittime finora accertate dello spionaggio siano persone che hanno espresso critiche nei confronti del governo.
“Quello che è successo”, ha dichiarato il vicepresidente dei deputati di Avs Marco Grimaldi, “è di una gravità inaudita. Intimidiscono, spiano e minacciano chi salva vite”.
Commissione Ue: “Inaccettabile accedere ai dati dei cittadini”
Interpellato sul caso dello spyware Paragon, il portavoce della Commissione europea, Markus Lammert ha ribadito il no allo spionaggio dei cittadini. “Le indagini sono questione che spetta alle autorità nazionali e non alla Commissione europea e ci aspettiamo che verifichino tali accuse. Quello che posso dire, in generale, è che qualsiasi tentativo di accedere illegalmente ai dati dei cittadini, compresi giornalisti e oppositori politici, è inaccettabile, se provato naturalmente”, ha detto Lammert ricordando poi che l’European Media Freedom Actr prevede specifiche garanzie per i giornalisti.
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