“La Sinistra in Sicilia deve rigenerarsi. E noi non siamo esenti da colpe”

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Camillo Oddo, ex Vicepresidente dell’Assemblea Regionale Siciliana e figura storica della sinistra siciliana, ha vissuto in prima linea le trasformazioni politiche dell’Isola. Oggi, con il PD in affanno e la Sicilia ancora alle prese con gravi problemi economici, riflette sulle responsabilità della classe dirigente, sulle sfide del presente e sulle possibili vie per ricostruire la necessaria alternativa al centrodestra. In questa intervista richiama la necessità di un impegno straordinario per radicare il PD nei territori, il problema del precariato giovanile, la crisi della sanità e la necessità di un rilancio politico forte e unitario del centrosinistra.

Durante la sua esperienza politica ha ricoperto incarichi di rilievo nel PD siciliano ma, oggi, il partito sembra aver perso il suo radicamento sul territorio. Non crede che la vecchia classe dirigente, di cui ha fatto parte, abbia una responsabilità nel declino della sinistra in Sicilia?

Radicarsi sul territorio significa saper fare buona politica. E buona politica significa, innanzitutto, interpretare i bisogni dei siciliani che vedono emigrare i propri figli perché nella loro terra natia non riescono a trovare un lavoro che li gratifichi sia per le competenze acquisite studiando, sia per l’aspetto remunerativo. Dalle nostre parti, ai giovani si offre, spesso, un lavoro subordinato con orario ridotto. Il cosiddetto part time, a volte a tempo indeterminato, che io definisco “drogato”. Condizione che determina il precario povero e preoccupato per il suo futuro. Lavorano come se fosse un full time, non devono chiedere il riconoscimento del titolo di studio e non si devono lamentare. Condizione inaccettabile che va contrastata in maniera ferma. Come fare buona politica, significa battersi per rendere il costo del lavoro meno gravoso per le imprese. Tradotto in politichese, significa che l’abbattimento del cuneo fiscale a favore dei lavoratori e dell’impresa non solo va reso strutturale ma va associato, in Sicilia, alla fiscalità di vantaggio perché la carenza di infrastrutture determina maggiori costi per l’impresa. In estrema sintesi, più soldi in tasca al lavoratore e meno tasse alle imprese. Altro elemento che può ben sintonizzare la politica del PD con i cittadini e quello della sanità. In Sicilia vanno rese ancora più incisive le battaglie per una sanità efficiente. Bene hanno fatto i nostri Deputati regionali a rendersi ulteriormente conto, visitando gli Ospedali, del preoccupante stato in cui versa la sanità. Ora bisogna non mollare la presa rispetto alle criticità riscontrate, a partire dalla questione delle liste di attesa che costringono i cittadini a ricorrere al privato, a pagamento, rinunciando, a volte, a fare la spesa per la propria famiglia. Per non parlare della “Radioterapia” trapanese. Da più di un decennio aspettiamo che venga costruito l’edificio, dietro l’Ospedale Sant’Antonio Abate, che la dovrà ospitare. Noi, quelli della sinistra sempre sotto esame, l’abbiamo fatta finanziare. Al centro-destra che ha governato la Sicilia in quest’ultimo decennio, va chiesto conto e ragione per le inconcepibili lungaggini, come ha fatto di recente il nostro Deputato regionale onorevole Safina. Come vede, ho fatto solo due esempi che rientrano nelle corde di una sinistra che è in campo senza se e senza ma. Insomma, umiltà, capacità di ascolto dei cittadini, denunciare le inefficienze dei Governi nazionale e regionale di destra-centro, proporre soluzioni ed essere agguerriti nel sostenerle. Mentre i dirigenti di vecchia esperienza politica, penso che farebbero bene a continuare a spendersi per questo territorio cercando di sbagliare meno possibile. Come hanno il dovere di promuovere e agevolare il necessario ricambio generazionale, sostenendo una nuova classe dirigente che sappia farsi valere. Beh, mi pare che i lavori siano in corso. E per dirla tutta, sa dove individuo un declino etico-politico preoccupante? Nell’infinita guerra di potere interna al centro-destra siciliano impegnato in una vergognosa campagna acquisti basata sulla spregiudicata logica tendente a piazzare gli amici di Cuffaro, di Lombardo, di Schifani, della Meloni e di Salvini anche nelle ex Provincie regionali dove pensano di ritornare a votare a suffragio universale. I problemi dei siciliani: lavoro dignitoso, sanità efficiente, scuole e università adeguate e viabilità secondaria almeno percorribile, per loro, contano poco o niente.

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Lei ha sempre parlato di unità e compattezza nella sinistra, eppure oggi il PD siciliano è teatro di scontri interni, come dimostrato dall’ultima assemblea a Palermo. Non è il segnale che quel modello di leadership politica che ha contribuito a costruire non ha funzionato?

Non è un problema di leadership politica che non ha funzionato. Si tratta, da sempre, di come pensi di stare dentro un partito, rispettando regole e scelte frutto di un vero confronto interno cercando il più largo consenso possibile. Ma quando ciò non è possibile e non si può fare altro, è indispensabile rispettare il principio democratico della decisione a maggioranza. Tanti di noi lo hanno fatto, per tanti anni, senza mai esasperare i toni. Nel contempo, maturità politica impone il totale rispetto delle tesi di chi sceglie diversamente. Non mi stancherò di ripetere che le sensibilità dentro il Pd, devono rappresentare una ricchezza culturale in grado di rendere ancora più incisiva l’iniziativa politica del partito. É la politica che deve emergere in un congresso, sono le scelte programmatiche che fai a favore della nostra terra che contano più di ogni altra cosa. Eleggere un Segretario regionale che sappia ben interpretare la piattaforma programmatica deliberata da un congresso, attraverso elezioni primarie, con diritto di voto a coloro che hanno aderito al PD tesserandosi, mi sembra normale e ragionevole. Anche perché, in Sicilia, evitare il rischio che soggetti estranei al futuro del PD possano decidere il Segretario del partito non è per niente infondato.

Negli anni della sua attività politica, la Sicilia ha continuato a soffrire di gravi problemi economici e occupazionali. Riflettendo rispetto alla sua esperienza, non crede che la sinistra abbia fallito nel dare risposte concrete ai siciliani, favorendo così l’avanzata di forze populiste e di destra?

Non è la sinistra che ha fallito. Ma coloro che hanno governato e governano l’Isola da sempre – tranne la breve l’esperienza del Governo Capodicasa, prima dell’elezione diretta del Presidente della Regione che, personaggi bramosi di potere e specializzati nella politica dei due forni, hanno bombardato appena hanno intuito che faceva sul serio. E poi l’esperienza del Governo Crocetta. Vuole che rispondiamo dei disastri dei restanti 70 anni di governi del centro-destra in Sicilia, a partire dai problemi economici e occupazionali a cui aggiungerei quelli infrastrutturali? Mi sembra troppo. La sinistra non è immune da errori, ma la convenzione era ad escluderla dalle stanze del potere. Gli interessi in termini di rendite di posizione, che rappresentano il principale serbatoio di voti dei partiti del centro-destra siciliano, sono stati e continuano ad essere il loro cuore pulsante. Solo un centrosinistra unito, forte e determinato che basi la sua alleanza su punti programmatici strategici, può lanciare una seria sfida al centro-destra che continua a governare male ricevendo ugualmente il consenso degli elettori, consenso spesso ottenuto con metodi spregiudicati e favoritismi di ogni tipo. Ecco perché, fra l’altro, la Sicilia ha bisogno di un PD in grado di fare uno sforzo eccezionale per rilanciare una campagna di rigenerazione del partito in tutti territori. Il metodo Schlein: ci si confronta con tutti, si rispetta chi la pensa in maniera diversa e poi si decide andando avanti con determinazione. Può rappresentare una buona base per riflettere su come rilanciare il PD in Sicilia.

Lei, da sempre osservatore attento della politica, continua a seguirne le dinamiche, a offrire suggerimenti e, talvolta, a scrivere, fino a raccontare la sua esperienza in un libro. Quali insegnamenti le nuove generazioni dovrebbero trarre dal suo percorso politico? E perché, a suo avviso, sembrano non solo disinteressati, ma addirittura ‘impermeabili’ a questi temi?

Il punto più significativo del mio libro intervista è racchiuso in poche parole nel suo titolo: “Sempre dalla stessa parte, quella della Sicilia onesta e perbene”. Basta così. Questo è l’unico elemento di riflessione che mi sento di offrire ai giovani. Per il resto, penso che i giovani sono in movimento e intuiscono bene l’area che tira in Sicilia, in Italia, in Europa e oltre. Come comprendono che stiamo vivendo una fase complessa e piena di incognite che non è per niente facile analizzare, senza sbagliare a leggere le dinamiche sociali che determinano, da un lato il forte astensionismo e dall’altro il rischio di una deriva sempre più autoritaria delle esperienze di governo delle destre nelle democrazie più avanzate. Basta citare ciò che è successo in America con la rielezione di Trump e i primi atti prodotti dallo stesso. A conferma che la destra, che ha avanzato in questi anni, non alimenta solo le paure degli elettori, in tema di migranti e di sicurezza dei cittadini nei vari territori. C’è di più. Al vittimismo, al complottismo, alla cacciata dello straniero, all’idea dell’uomo forte al comando con l’elezione diretta del capo del Governo indebolendo il Parlamento e la Presidenza della Repubblica. Bisogna aggiungere che non perdono occasione, con disprezzo e mistificando i fatti, di attaccare a testa bassa l’opposizione. Ma non dovrebbero governare per onorare gli impegni che hanno assunto in campagna elettorale, quando hanno promesso tutto e il suo contrario? Invece, no. Forse perchè sono troppo impegnati a ideologizzare il tutto? Non si spiega altrimenti, infatti: occupano la RAI e bacchettano i giornalisti che vogliono esercitare il loro mestiere liberamente. Mal sopportano le proteste in piazza degli studenti fino a spingere di riflesso, con il loro comportamento, l’uso dei manganelli da parte della Polizia. Attaccano i Giudici fino a scegliere di andare a manifestare sotto il Tribunale di Palermo durante il processo Salvini, Brandiscono come una clava, nei confronti dei Magistrati, la riforma della separazione delle carriere fra Pubblici Ministeri e Giudici. Attaccano pesantemente il Procuratore della Repubblica di Roma e tramite i membri laici, in seno al Consiglio Superiore della Magistratura, chiedono provvedimenti disciplinari nei suoi confronti solo per aver fatto il suo dovere nel caso della inquietante liberazione del torturatore libico Almasri, sospettato di reati di una gravità inaudita. Pensano di spaccare l’Italia con la riforma sull’autonomia differenziata. Insomma, cosa deve fare ancora questa destra per essere definita autoritaria ed incapace di governare, visti i risultati che sono sotto gli occhi degli italiani a partire dall’aumento delle accise sui carburanti, dell’aumento del limite di età per andare in pensione, del mancato aumento delle pensioni minime e dalla perdita di acquisto dei salari non solo del ceto medio.



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