Le grandi manovre nel mondo bancario italiano non toccano la Svizzera

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La sede di Mediobanca in Piazzetta Enrico Cuccia a Milano.


Mediobanca

Il sistema bancario italiano sta vivendo una fase di grande cambiamento. Dopo il tentativo di UniCredit di acquisire la tedesca Commerzbank e l’italiana Banco Bpm, ora è Monte dei Paschi di Siena a lanciare un’offerta su Mediobanca. Il processo di consolidamento non dovrebbe avere impatti diretti sulla piazza finanziaria svizzera e ticinese.

“Il mercato italiano – spiega Gabriele Corte – Executive Board Member di Ceresio Investors e Direttore Generale della Banca del Ceresio – continua ad avere una presenza piuttosto corposa di banche tradizionali ed un processo di consolidamento appare normale ed era anche atteso. Non penso che la fase attuale sia molto differente da quanto vissuto dal mercato italiano da inizio anni Novanta ad oggi, salvo che le banche in questione hanno raggiunto dimensioni più importanti”.

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Partiamo da UniCredit. La banca italiana ha l’intenzione di aumentare la propria partecipazione in CommerzbankCollegamento esterno, puntando a raggiungere il 29,9% delle azioni. Attualmente, UniCredit detiene direttamente il 9,5% della quarta banca tedesca con sede a Francoforte.

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Sebbene fosse previsto un ulteriore incremento della quota, la mossa non è stata ben vista dal governo tedesco. L’espansione sul mercato tedesco rientra nelle ambizioni europee di Andrea Orcel, amministratore delegato di UniCredit, che punta a dar vita a un grande polo bancario europeo, se non addirittura a una banca globale.

Gabriele Corte

Gabriele Corte, Executive Board Member di Ceresio Investors e Direttore Generale della Banca del Ceresio.


Ceresio Investors

“Di banche globali ‘vere’ oggi ne vediamo ancora poche – continua Gabriele Corte – ed i nomi si contano probabilmente sulle dita di una mano. Non penso proprio che il caso qui in discussione abbia neanche lontanamente una dimensione ‘globale’. Mi auguro però che si inizi almeno a vedere, come vorrebbe Orcel, una dimensione continentale europea così da permettere un miglior supporto di un’economia che per dimensione lo meriterebbe”.

L’acquisizione di Commerzbank da parte di UniCredit, avviata lo scorso settembre, appare ormai molto difficile, se non addirittura compromessa. La forte opposizione del management della banca tedesca e delle forze politiche tedesche ha frenato l’operazione.

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Nato nel 1970, cittadino svizzero e italiano, è membro della Direzione Generale dal 2018 della Banca del Ceresio di Lugano.

Si è laureato in finanza all’Università Bocconi di Milano, con successive specializzazioni presso lo Swiss Training Centre for Investment Professionals e la Wharton School of the University of Pennsylvania.

Ha maturato una lunga esperienza a Basilea, Zurigo e Ginevra con clientela istituzionale internazionale, da ultimo come responsabile europeo di una banca privata ginevrina. Prima di raggiungere Banca del Ceresio ha ricoperto il ruolo di condirettore generale presso un istituto bancario svizzero con responsabilità sulla clientela privata italiana.

Nel frattempo, UniCredit ha presentato anche un’offerta per acquisire Banco BPMCollegamento esterno, ma si trova ad affrontare diversi ostacoli. Il principale di questi è il modesto premio offerto agli azionisti, pari solo allo 0,5%, una cifra che difficilmente stimola gli investitori in un’operazione di acquisizione, dove solitamente si prevede un premio più consistente. Inoltre, la contrarietà del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, e della Lega ha portato alla minaccia di invocare la golden power, uno strumento che consente al Governo di bloccare o porre condizioni su operazioni finanziarie considerate strategiche per l’interesse nazionale.

Terzo polo bancario italiano: ma chi con chi?

Il Governo italiano aveva già in programma la creazione di un “terzo polo bancario” tramite la fusione tra Monte dei Paschi di Siena (MPS) e Banco BPM. L’eventuale fusione tra UniCredit e Banco Bpm non coinciderebbe con l’idea originaria del Governo, ma potrebbe comunque ostacolare il passaggio di Banco BPM in mani straniere (francesi): una prospettiva inaccettabile dal punto di vista del Governo, che mira a tutelare il patrimonio bancario italiano.

“Non ho una risposta diretta sul caso in questione ma è evidente che le banche nazionali rappresentano parte dell’ossatura economica di un Paese e si tenti in qualche modo di proteggerle. Ancora una volta il caso Unicredit – Commerzbank lo dimostra in maniera piuttosto evidente. Non mi sembra però che in passato il Governo italiano si sia davvero frapposto ad un processo di integrazione europeo pensando ad esempio ai casi BNL [passato sotto il controllo della francese BNP Paribas, ndr.] o Cariparma [Crédit Agricole Italia, ndr.].

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Secondo la stampa specializzata italiana è probabile che Andrea Orcel riesca ad acquisire il Banco BPM, seppure a un prezzo più caro, convincendo Roma a non usare la golden power contro una banca – UniCredit – che in effetti è ancora italiana, nonostante alcune perplessità del Governo italiano sull’azionariato fortemente straniero: “Il capitale è per definizione e per fortuna mobile e cerca quindi le migliori opportunità disponibili sui mercati. UniCredit – sottolinea Corte – va sicuramente considerata una banca italiana data la sua presenza specifica e la sua esposizione al Paese”.

D’altra parte, continua Corte, “se dovessimo ragionare in termini di azionariato penso che la domanda sulla nazionalità delle grandi banche o aziende diverrebbe pertinente per molte realtà, svizzere incluse. Non dimentichiamo che il processo di concentrazione è ben evidente anche nel mondo dei gestori di fondi ed i grandi nomi, soprattutto americani, diventano forzatamente azionisti importanti di una moltitudine di aziende”.

Monte dei Paschi di Siena e Mediobanca (e Generali)

Il caso di MPS è un’altra storia. Mentre le operazioni di UniCredit coinvolgono banche commerciali piuttosto simili tra loro, la potenziale fusione tra MPS e MediobancaCollegamento esterno ha una valenza strategica più marcata. Infatti, il gruppo senese è una banca commerciale, mentre Mediobanca si distingue come un investment bank, con una significativa partecipazione nelle Assicurazioni Generali. Ha senso la nascita di un terzo polo bancario in Italia?

“Nonostante le numerose operazioni di fusione viste nel corso degli ultimi 30 anni – ricorda Corte – la taglia media delle banche italiane resta ben sotto quella di altri paesi europei con dimensioni economiche simili. Il caso francese è ben diverso. Penso sia alla dimensione raggiunta dai loro istituti in Francia e in Italia, con BNP e Credit Agricole, sia dal recente annuncio di integrazione tra BNP e Axa IM. Di conseguenza ritengo valida l’idea di un terzo polo italiano in quanto la dimensione economica del Paese non solo lo giustificherebbe, ma darebbe maggiori opportunità anche a livello continentale.

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Il Monte dei Paschi di Siena (MPS), in parte di proprietà statale (11,7%), vuole rilevare la più grande banca d’investimento italiana, Mediobanca, per 13,3 miliardi di euro. MPS offre agli azionisti di Mediobanca 2,3 nuove azioni per ogni azione Mediobanca. Ciò corrisponde a un prezzo di 15,992 euro per azione o a un premio del 5,03% rispetto al prezzo di chiusura di Mediobanca il giorno prima dell’offerta. All’indomani dell’offerta il titolo di Mediobanca è salito in Borsa di oltre il 6%, mentre il titolo MPS è sceso di oltre il 5%.

Qual è il valore strategico di questa operazione Mps-Mediobanca? Lo stato italiano, che resta il principale azionista di MPS con l’11,7% del capitale (una quota ben distante dal 68% del 2017), ha sempre dichiarato chiaramente l’intenzione di dar vita a un “terzo polo bancario” in Italia, cercando di evitare che la storica banca senese, la più antica al mondo ancora operativa, finisca sotto il controllo di investitori stranieri. L’offerta lanciata da MPS, che solo pochi anni fa rischiava il fallimento, per acquisire Mediobanca ha suscitato inevitabilmente grande attenzione.

“La situazione italiana – commenta il direttore generale del Banco del Ceresio – ha bisogno di ulteriore consolidamento. Il caso Mps-Mediobanca-Generali chiaramente salta all’occhio anche perché contempla in contemporanea la più antica banca al mondo, uscita da un recente passato burrascoso, l’unica banca d’investimento nazionale, che ha segnato il dopoguerra italiano e uno dei più storici e grandi gruppi assicurativi europei. Mi sembra normale che tutto insieme crei notizia”.

Una situazione intricata

La situazione è piuttosto complessa. Le famiglie Caltagirone e Delfin – la holding che rappresenta gli interessi degli eredi di Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica – detengono complessivamente il 14,8% di MPS e quasi il 27% di Mediobanca. Le due famiglie sembrano favorevoli a unire le loro partecipazioni, soprattutto perché questa mossa potrebbe consentire loro di acquisire il controllo definitivo di Assicurazioni Generali. Infatti, Caltagirone e Delfin possiedono insieme il 16,8% delle azioni di Generali, mentre Mediobanca ne detiene il 13,1%. Se Mps dovesse acquisire Mediobanca, potrebbe nascere un grande gruppo finanziario italiano che comprenderebbe non solo le due banche, ma anche Generali, creando così un polo di notevole rilevanza.

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L’imprenditore Leonardo Del Vecchio è morto all’ospedale San Raffaele di Milano, dove era ricoverato per una polmonite, all’età di 87 anni.



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Questi intrecci azionari hanno portato Mediobanca a respingere l’offerta di MPS il 28 gennaio scorso. Come sottolineato nel comunicato stampaCollegamento esterno, “la proposta è resa complessa dalla sovrapposizione degli interessi delle famiglie Caltagirone e Delfin, che sono azionisti sia di MPS che di Mediobanca e di Generali. La concentrazione di queste partecipazioni in un’offerta esclusivamente in azioni – secondo Mediobanca – crea una potenziale disomogeneità di interessi rispetto al resto degli azionisti”.

A complicare ulteriormente una situazione già intricata va ricordato che anche Unicredit ha partecipazione (circa il 4,1%) nel capitale di Generali. Un puro investimento finanziario della banca, assicura UniCredit in un comunicato stampa,“non ha alcun interesse strategico in Generali e rimane pienamente concentratasull’offerta pubblica di acquisto su Banco Bpm e dell’investimento in Commerzbank”.

Nessun impatto diretto sulla piazza finanziaria svizzera

Parlando di livello internazionale, queste grandi manovre hanno o avranno un impatto anche sulla piazza finanziaria svizzera e più in generale su quella europea? “Penso che il rafforzamento delle banche domestiche – risponde Corte – ponga anche un tema di accelerazione del processo di integrazione europea. Da un lato permetterà ad operatori nazionali di guardare con maggior facilità a concorrenti esteri; dall’altro aumenta l’appetibilità delle banche stesse, che nel tempo si riducono di numero. Probabilmente siamo di fronte ad una nuova fase di consolidamento che speriamo riesca a prendere anche una dimensione veramente europea. Non penso che l’operazione in questione possa avere impatti diretti sulla Svizzera, salvo distogliere momentaneamente i nomi coinvolti da possibili nuovi ingressi sul nostro mercato, come recentemente ha fatto Banca Generali e precedentemente Intesa”.

Le prossime settimane si attendono schiarimenti. Intanto nei prossimi giorni dovrebbero arrivare i risultati di Unicredit, MPS, Banco BPM. 



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